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sabato 27 aprile 2013

Larry Wright tra Washington e Roma



Pochi giorni prima che a Roma si festeggiasse il trentennale dello scudetto del Bancoroma, Larry Wright partecipava a un'altra festa. Quella dei 35 anni del titolo Nba vinto dai Washington Bullets nel 1978. E già ci si dovrebbe soffermare un secondo sul record di Wright, che oltre ad essere il primo giocatore della storia del basket ad aver vinto titolo Nba, un campionato europeo e la Coppa dei Campioni, ha vinto in due capitali che non vincono mai: Washington e Roma. La festa è avvenuta il 6 aprile, prima della partita dei Washington Wizards contro gli Indiana Pacers. Si vendeva anche una replica dell'anello che Wright tenne nascosto in un cassetto fino alla notte dello scudetto del Banco per poi mostrarlo ai compagni e a Bianchini solo il 19 aprile 1983.

Larry c'era e con lui, oltre ai miti di quella squadra come Wes Unseld e Elvin Hayes, c'era anche qualche altro pezzo di Virtus Roma. C'era Greg Ballard, che giocò a Pesaro e poi fu assunto dal Messaggero per aiutare Brian Shaw e Danny Ferry. E, a proposito, c'era anche Bob Ferry, padre di Danny, che era il general manager di quei Washington Bullets.

Ma in realtà, Larry Wright, il 19 aprile al Palazzo dei Congressi c'era... Gilardi e Castellano l'hanno trovato. (La foto è di Roberto Tedeschi)



Tutto quello che c'è da sapere su Larry Wright lo trovate in "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

online sul sito ilmiolibro.it
scrivendo all'indirizzo e-mail bancoroma83@gmail.com per informazioni e richieste
presso la libreria Pagine di Sport di via dei Tadolini 7/9, a circa 150 mt. da piazza Mancini/ ponte Duca D'Aosta
- presso l'edicola di piazza Monte Baldo 9a 200 metri da piazza Sempione
 facendo visita alla redazione de Il Romanista, via Bargoni 8 Roma, dalle ore 15 alle 21 tutti i giorni, sabato e domenica compresi (a proposito: se andate in edicola non dimenticate di chiedere Il Romanista!)


martedì 23 aprile 2013

Che fine ha fatto Clarence Kea?

Alla fine l'abbiamo trovato. Proprio lui, Clarence Leroy Kea, il pivot alto 196 centimetri che arrivò alla vigilia dei playoff della stagione 1982/83 al posto di Kim Hughes. Quello che mangiava un abbacchio intero, s'allenava con lo stuzzicadenti in bocca, portava le borse a Larry Wright e prendeva ogni rimbalzo che capitasse dalle sue parti. Oggi è il responsabile delle attività sportive della sua vecchia università, Lamar University (Beaumont, Texas). Nel 2009 è stato anche premiato come uno dei migliori giocatori del college. Ecco com'è diventato, a furia di abbacchi.




Anche di lui, naturalmente, parliamo in "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

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Su Rete Sole si parla di "BANCO!"

La puntata di "Oltre il calcio", trasmissione di Rete Sole, in cui s'è parlato anche di "Banco! L'urlo del Palaeur".

http://www.youtube.com/watch?v=YrON_lqC0qk

Il libro lo trovate qui:


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lunedì 22 aprile 2013

22 aprile 1983. Le parole dopo le feste.


E dopo le feste? Oggi abbiamo ancora negli occhi la festa di venerdì sera al Palazzo dei Congressi e la premiazione di ieri al Palazzetto. E dopo il brindisi, la Virtus ha pure battuto Brindisi. Trent'anni fa la festa fu a Piazza del Popolo e le parole furono queste. Una per una:

Larry Wright: Sono felice di aver regalato a Roma questo scudetto e per i miei compagni che hanno condiviso con me una stagione esaltante, lottando sempre con coraggio e grinta.

Enrico Gilardi: Mi sono reso conto che stavamo facendo qualcosa di importante quando ho sentito che anche dal barbiere e al mercato si parlava del Banco. Abbiamo spezzato il mito del ponentino e della debolezza psicofisica dei romani.

Marco Solfrini: Ero venuto qui contando su un buon campionato da metà classifica. Chi si aspettava che finisse così? E' uno scudetto che Bianchini ci ha cucito addosso, responsabilizzandoci e convincendoci che ognuno di noi avrebbe potuto vincere da solo il campionato. Il merito è anche di chi è stato in panchina tutto l'anno ma quando è sceso in campo si è fatto onore.

Fulvio Polesello: Mi chiedo se non sia un sogno. Abbiamo dimostrato come anche una squadra senza tradizione può arrivare al vertice. E' un punto di partenza. Dobbiamo continuare a costruire la nostra tradizione. Il segreto? Siamo un gruppo di amici e la società non ci fa mancare nulla.

Roberto Castellano: Mi chiedo se sia tutto vero. Per tanti la nostra città non poteva vincere nulla. Si tiravano fuori sciocchi discorsi su clima, pigrizia, indolenza. E' tutto smentito. Speriamo ora che tanti ragazzi si possano avvicinare allo sport.

Kim Hughes: Il merito è anche un po' mio. Penso di aver giocato bene anche l'anno scorso, ma la squadra non andava e la gente mi criticava. E' stata dura stare fermo a guardare.

Valerio Bianchini risponde a Peterson, che aveva detto: “Voglio vedere cosa ne farà Roma di questo scudetto”: Non so cosa ci farà Roma con questo scudetto, come lo utilizzerà e se lo utilizzerà. So però cosa ci ha fatto Milano del suo, o forse dovrei dire il Billy: Niente. Non una persona in più è andata a vederli

E Aldo Giordani? Prima celebra lo scudetto, nell'editoriale: “Non crediamo ai risultati ma siamo strafelici di fare un altro esperimento promozionale per il basket, sui Colli Fatali dopo la Padania. Più gente accorre, più il basket ha successo. Ha senso, in questa ottica, parlare di 13 falli in pochi minuti? Lo facciamo in altre pagine, per dovere di informazione cronistica. Qui diciamo solo: Ok Roma , hai interrotto la noiosa supremazia settentrionale. Buon pro ti faccia. E va là che vai bene!”

Poi, un pallino dei suoi:

La federazione è a Roma.
Il Comitato arbitri è a Roma.
Presidente e Commissioner di Lega sono di Roma.
Quattordici arbitri di A sono di Roma.
Le Commissioni giudicanti sono a Roma.
Lo scudetto è a Roma.

Quasi tutte queste istituzioni sono sempre rimaste a Roma. Ma Aldo Giordani non ha mai più spiegato perché, né prima né dopo, lo scudetto andò a Roma.


Il resto della storia lo trovate in "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

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sabato 20 aprile 2013

L'urlo del Palaeur domani al Palazzetto (e ieri al Palazzo dei Congressi)


Ci vorrà un po' per metabolizzare la serata di ieri. I cimeli ripescati dai cassetti di casa, le emozioni da quelli del cuore. Chi «io c'ero», chi «io me l'hanno raccontato», chi «io non ho trovato il biglietto», chi «io il biglietto lo conservo ancora»... Tutti sapevamo dove stavamo, con chi eravamo, o al massimo cosa sognavamo, il 19 aprile 1983. Da oggi ci ricorderemo anche dove eravamo il 19 aprile 2013. E con chi eravamo, soprattutto. Con Enrico Gilardi che ringrazia mentre noi ancora ringraziamo lui, il sorriso buono di Fulvio Polesello e quello sbarazzino di Stefano Sbarra. Marco Solfrini che schiaccia ancora oggi e per poterci essere è venuto da Brescia, come hanno fatto Egidio Delle Vedove dal Friuli e Fabrizio Valente da Treviso. Roberto Castellano quasi si nasconde, ma c'è. Ci sono anche Paolo Scarnati, Giuseppe Grimaldi e Tullio Sacripanti. Senza Bianchini, la parte tecnica è affidata a Paolo Di Fonzo e Fausto Cipriani. Eliseo Timò li saluta uno per uno e ha una parola d'affetto e un ricordo per ognuno di loro. Hanno scelto di ricordare lo scudetto in piazza con i loro tifosi, non potevano scegliere un modo migliore.

Guardateli in queste due foto... la seconda è di Roberto Tedeschi, la prima chi lo sa...




I festeggiamenti non sono finiti. Alcuni di loro saranno premiati domenica a mezzogiorno, prima della partita della Virtus contro Brindisi. E ci saremo anche noi, non perché ci meritiamo chissà quale premio, ma semplicemente perché al Palazzetto, nel punto vendita del merchandising Virtus, sarà possibile acquistare anche "Banco! L'urlo del Palaeur"; il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate anche qui:

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venerdì 19 aprile 2013

19 aprile 1983, Campioni d'Italia!



Ci siamo. Ce l'abbiamo fatta. Campioni d'Italia. Gara3 finisce 97-83, la trovate tutta su youtube, ma tanto non se la ricorda più nessuno. Si ricordano tutti solo l'esplosione, la festa, un popolo che festeggia con la sua squadra. Succederà di nuovo stasera, intorno alle 22.30, di fronte al Palazzo dei Congressi all'Eur. I ragazzi che furono campioni d'Italia hanno scelto di festeggiare il trentennale dello scudetto insieme a chi riempì il Palaeur allora e anche a chi non c'era o magari non era ancora nato. Solo per aver pensato questa cosa, si meritano la partecipazione da parte di tutti coloro che potranno esserci.

Ovvio che stasera ci sarà anche “Banco! L'urlo del Palaeur”, il libro sull'epopea del Bancoroma. Chi lo volesse, non farà fatica ad individuarlo... E per chi non ce la fa, “Banco! L'urlo del Palaeur” si potrà trovare anche domenica al Palazzetto, prima, durante e dopo la partita della Virtus, che a mezzogiorno affronterà Brindisi.

















Oppure, lo trovate qui:


Tutto questo e molto altro in "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma, che trovate qui:

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Martedì 19/4/1983
Bancoroma-Billy Milano 97-83 (50-41)
Bancoroma: Wright 22 (8/15), Prosperi n.e., Sacripanti n.e., Kea 18 (7/9), Gilardi 23 (10/18), Polesello 13 (5/10), Sbarra, Solfrini 13 (4/8), Delle Vedove 2, Castellano 2 (0/4). All. Bianchini
Billy: D.Boselli 4 (2/3), F.Boselli 17 (8/11), D’Antoni 12 (6/13), Ferracini (0/1), Premier 20 (6/12), Meneghin 18 (8/16), Gallinari 2, Rossi n.e., Innocenti n.e., Gianelli 10 (4/7). All. Peterson.
Arbitri: Vitolo e Duranti
Spettatori: 17000 Incasso: 128 milioni
Tiri: Bancoroma 34/64, Billy 34/63. Tiri liberi : Bancoroma 25/33, Billy 15/26. Rimbalzi: Bancoroma 37 (Kea 13), 17 offensivi; Billy 25 (Meneghin 9), 9 offensivi. Palle perse: Bancoroma 4, 5 recuperi (Wright 2); Billy 5, 7 recuperi (Premier 3).


giovedì 18 aprile 2013

18 aprile 1983, la vigilia. Alle 16 è già tutto esaurito.


18 aprile 1983, è la vigilia dello spareggio. Bianchini ordina il silenzio stampa, passa la giornata tra ufficio e palestra e ordina alla centralinista di non farsi passare le telefonate. Sa che psicologicamente, dopo le dichiarazioni del giorno prima (Gallinari è il male del basket, il Billy insiste su vecchie figure tipo Gianelli, lo scudetto deve uscire dal quadrilatero del nord), ha già vinto. Oggi infatti lui pensa a lavorare, mentre a Milano pensano più che altro alle sue dichiarazioni, al punto che il presidente dell'Olimpia Gabetti organizza una conferenza stampa apposta per rispondergli. In sintesi: «I proclami da guerra santa non tranquillizzano l'ambiente, a Roma c'è improvvisazione al punto che siamo costretti ad anticipare il giorno di gara3 perché non s'erano premuniti, speriamo che sia tutto in ordine e che non ci sia un gancio rotto nel ferro come all'andata».

Le polemiche continuano, non c'è giornale che non dedichi anche più di un'apertura all'evento. Il Banco si lamenta di Zanon e Gorlato, che hanno concesso gioco troppo duro al Billy («E' vero, hanno picchiato», dice Gilardi. «Ma se gli arbitri glielo consentono, fanno bene»). Con loro 2 il Banco ha giocato 3 volte contro il Billy e ha perso tutte e tre le volte, ma questo Aldo Giordani non lo considera. Il Billy teme condizionamenti geopolitici e non fa altro che dirlo. Teme anche l'ambiente, ma intanto deve pagare una multa di 400mila lire per lancio di oggetti contro un arbitro e cori razzisti verso Wright.

Bianchini intanto prepara l'antidoto alla marcatura di Gallinari su Wright. Vuole che si esasperi il contropiede, che vengano serviti di più Kea e Polesello e che Gilardi si vesta da finto playmaker. Alle 16 i biglietti sono già esauriti. Ci saranno 17mila spettatori, l'incasso è di 128 milioni ed è record italiano ed europeo. Arbitreranno Vitolo e Duranti. Fanno subito sapere al Banco che in caso di invasione sospenderanno la partita. Ci sarà la diretta su Raitre e su Radiouno e Radiodue. Arrivano anche televisioni americane. Non manca più nessuno, domani palla a due.




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mercoledì 17 aprile 2013

17 aprile 1983, Gallinari su Wright


17 aprile 1983, è il giorno di gara2. San Siro è esaurito, 11500 persone. Dopo un primo tempo in equilibrio, chiuso sul 43-43 (con un grande Polesello, che piazza 11 punti in faccia a Meneghin nei primi 7 minuti), il Banco vola a +5 (46-51) dopo 4' e lo scudetto sembra vicino. Larry Wright ha già segnato 27 punti. A quel punto arriva la storica mossa di Peterson, che piazza Gallinari, un lungo, su Wright. In teoria, non ha senso. Ma funziona, perché gli oltre 2 metri del padre di Danilo costringono Wright a sporcare le parabole di tiro e lo innervosiscono. Parziale di 15-0 per il Billy, partita rovesciata, poi gli arbitri fanno il resto tollerando il gioco duro della squadra milanese, che nel secondo tempo tira 25 tiri liberi contro i 3 del Banco. Aldo Giordani, telecronista Rai, si dimentica delle sue crociate contro Zanon e Gorlato coppia adatta a chi gioca in trasferta e si esalta un po' troppo per la vittoria del Billy che porta tutti a gara3.

Gara2 è appena finita e Bianchini già inizia a vincere gara3. «So già cosa come giocheremo lo spareggio. Vinceremo». Gallinari lo sistema così: «L'ingresso di Gallinari è stato negativo per noi. Ma lo è sempre per il basket. Se viene considerato un giocatore in grado di fare la differenza, è un'immagine negativa per il basket». Peterson invece parla così: «Era una mossa semplice, fatta bene, e Gallinari è stato bravo. Il merito è suo. Se fosse andata male, mi avreste dato del pirla». «E' solo un giocatore» si limita a dire Wright. Bianchini insiste e quando gli vengono riportati i commenti di Peterson sull'arbitraggio, lo “secca” così: «Faccio notare che Kea è uscito per 5 falli ed è la prima volta da quando è in Italia. Peterson soffre dello stesso difetto di un personaggio dei Peanuts, Sally, la sorella di Charlie Brown. E' l'ampliopia. Vede le cose solo da un verso, e ampliate. Spero che non venga confuso il suo fallo tecnico con il mio. Lui l'ha fatto apposta, io ce l'avevo con un mio giocatore, quindi neanche l'ho fatto». Infine, l'ultima frase, che manda su tutte le fure l'Olimpia Milano: «Dobbiamo vincere. Per portare lo scudetto in un'altra regione fuori dal solito giro che da 40 anni monopolizza e limita la pallacanestro, per dare l'idea che qualsiasi squadra può farcela e per far sì che ogni ragazzo romano possa dire, vedendo Giladi e Polesello, “anche io un giorno lotterò per lo scudetto”». Gara3 è già cominciata.

Domenica 17/4/1983
Billy Milano-Bancoroma 86-73 (43-43)
Billy Milano: D.Boselli n.e., F.Boselli 6 (1/4), D’Antoni 21 (7/11), Ferracini 10 (3/7), Premier 29 (12/21), Meneghin 12 (5/9), Gallinari, Rossi n.e., Innocenti n.e., GIanelli 8 (3/8). All. Peterson.
Bancoroma: Wright 33 (14/26), Prosperi n.e., Kea 3 (1/3), Grimaldi n.e., Gilardi 2 (1/5), Polesello 11 (4/5), Sbarra 4 (2/2), Solfrini 8 (3/8), Delle Vedove, Castellano 12 (5/11). All. Bianchini.
Arbitri: Gorlato e Zanon
Spettatori: 11500 Incasso: 107 milioni
Note: Tiri: Billy 31/60, Bancoroma 30/60. Tiri liberi : Billy 24/39, Bancoroma 13/17. Rimbalzi : Billy 35 (Ferracini 10), 14 offensivi ; Bancoroma 27 (Polesello 10), 9 recuperi. Palle perse: Billy 14, 16 recuperi (D’Antoni 6); Bancoroma 17 (Solfrini 5), 10 recuperi.



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martedì 16 aprile 2013

16 aprile 1983, vigilia di gara2


16 aprile 1983. Siamo alla vigilia di gara2. Il Banco si allena al mattino e poi parte per Milano. Bianchini ci crede: «Possiamo chiudere il discorso a San Siro. Voglio una marcatura più attenta su Premier. Con i suoi tiri, stava per mettere in dubbio la nostra vittoria in Gara1. Non capisco perché vi meravigliate di Gilardi. Vi siete accorti adesso che è un campione?». Così, invece, Dan Peterson: «Penso a una staffetta su Wright. Ma voglio di più dai miei giocatori. Non si vince solo con D'Antoni che ruba palloni e Meneghin che prende rimbalzi. Bisogna che qualcuno giochi a basket». Ci saranno un centinaio di tifosi a San Siro, che è esaurito già da due giorni. L'appuntamento con il pullman dei Fighters è alle 8 a Piazza del Popolo, con due striscioni: “The Larry Wright Way” e “Banco campione”. Qualcuno già si organizza per mandare gli amici rimasti a Roma a prendere i biglietti per lo spareggio e viene sommerso di fischi. «Non ci sarà nessuno spareggio!» Ad attenderli, una volta arrivati a Milano, troveranno uno striscione di benvenuto: «Grazie Nerone». La classe non sarà acqua, ma di certo non è neanche succo di frutta Billy. 



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lunedì 15 aprile 2013

15 aprile 1983. Il diavolo ha fatto le pentole, il Banco ha messo il coperchio


15 aprile 1983. Si avvicina gara2, ma già si pensa a gara3. Non per dare per spacciato il Banco, ma perché per il 20 aprile, giorno designato per l'eventuale bella della finale scudetto, il Palaeur è già prenotato da una mostra di pentole organizzata da una multinazionale che ha prenotato l'impianto dall'agosto del 1982. Difficile accusare il Banco, che all'epoca non poteva certo prevedere di disputare la finale... La multinazionale in questione, AMG, peraltro pagherà 3 miliardi e mezzo, impossibile pensare di rimandarli indietro, anche perché arriveranno delegati da tutto il mondo.

Che fare? Giocare al Palazzetto? Impossibile, già in gara1 la gente è rimasta fuori dal Palazzone. Spostare la partita a domenica 24? Non si può fare perché c'è la Nazionale che inizia l'operazione Europei. L'unica possibilità è giocare il martedì alle 20.30, garantendo all'AMG di smontare tutto in tempo utile. Solo che bisogna pagare gli straordinari ai tecnici. Ci pensa la banca. Il diavolo ha fatto le pentole, il Banco ha messo il coperchio.

Le polemiche, ovviamente, continuano. Il gm del Billy Tony Cappellari fa pesare la cosa: «Razionalmente dovremmo rifiutarci», dice, perché la sua squadra è stanca e avrebbe bisogno di un giorno di riposo in più. Che non farebbe male neanche al Banco, che peraltro ha Castellano infortunato a una mano. Ma forse si stancano solo loro. «Ma non siamo così freddi e speculatori come ci dipingono e per amore del basket potremmo anche dire di sì». A Milano sospettano, confortati dalle dietrologie di Aldo Giordani, che vogliano far vincere il Banco per evitare il problema. Anche a Roma non stanno tranquilli. «Sento un'aria strana – dice Solfrini – non abbiamo ancora giocato gara2 e si parla già di gara3. Hanno perfino invitato Pertini».

Tanto per gradire, qualche “pallino” di Superbasket:

Gli astri, come i seguaci di questa rivista ben sanno, avevano indicato fin da novembre una fascia favorvole da sopra Fabriano a una latitudine comprendente Napoli e Caserta. Domanda: in questa fascia è compresa Roma? Poveri candiducci che siete, se credete ai risultati.

Se esiste un altro paese al mondo nel quale una coppia arbitrale, avendo diretto una squadra nella semifinale di campionato, l'ha arbitrata tre giorni dopo nella finale, noi andiamo nella legione straniera.

Nell'Italia in cui tutto è in vendita, non comprendiamo affatto perché ci si debba sorprendere se un istituto di credito è in orbita tricolore. Anzi, è il contrario. Chi, se non un istituto di credito, dovrebbe essere all'altezza della situazione?

L'arbitro Fiorito è un dipendente del Banco di Roma. Ha diretto le semifinali Scavolini-Billy. Siate onesti: più bravo lui o più bravo Kea?

Dopo la fiammata all'Eur, ci fu la scoperta delle pentole. Il Billy si mise a disposizione di qualsiasi cosa, per avere un vantaggio psicologico. E poi l'invito al presidente della Repubblica, l'ordinanza inutile del prefetto perché il palazzone era prenotato da mesi, il ginocchio di Wright che sembrava aver subito un colpo e invece non era vero nulla, il Banco invitato a “La Domenica Sportiva” in caso di vittoria.

Kea ha spintonato e basta. Però è uomo utile per i playoff. Spingi di qua, spingi di là, i “finitimi” abboccano.

Il campo di Milano due anni fa fu squalificato per il lancio di un tetrapack vuoto. Nessun provvedimento è stato preso per la moneta lanciata in testa a Meneghin.



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domenica 14 aprile 2013

14 aprile 1983, the day after gara 1


14 aprile 1983. Il giorno dopo, si tirano le fila del discorso dopo gara1. La squadra ha festeggiato con una cena a Trastevere, dove il protagonista è stato Clarence Kea. Quando s'è visto servire una fetta d'abbacchio, s'è meravigliato. Chiedendolo, lui intendeva un abbacchio intero. A casa Bianchini, notte turbolenta, perché il piccolo Tommaso non ha dormito mai. «Sono riuscita a vedere solo il primo tempo – dice mamma Marina – mi hanno detto che il secondo è stato più divertente». Papà Valerio non è d'accordo.
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In casa Banco si lavora. Bianchini si complimenta con Meneghin per essere rimasto in campo dopo essere stato colpito dalla monetina. «Non sono mai stato tenero con lui. Ma ha dato una lezione di professionalità a tutti». Poi, altri complimenti. «A me stesso, per la scelta di Kea». Per la monetina a Meneghin il Banco è stato multato di 2 milioni, la squadra intanto lavora in vista di gara2: «L'impatto con San Siro sarà tremendo – avverte il coach – guardate cosa hanno fatto alla Scavolini. In gara1 loro hanno rimontato perché noi siamo stati penalizzati dai falli». A Milano non sono ovviamente d'accordo, anzi. Peterson è nervoso. «E' vero che hai aggredito l'arbitro?» chiedono i cronisti. Lui non alza neanche la testa dal libro che sta leggendo. Poi, dopo un'oretta: «Se l'ho fatto, mi scuso». Ferracini si lamenta: «Anche la Ford è stata penalizzata contro il Banco dall'arbitraggio di Baldini e Montella». La designazione di Zanon e Gorlato per gara2 scatena le dietrologie di Aldo Giordani, che su Superbasket spiega: «Con Golato-Zanon le possibilità di vincere in trasferta sono enormi. Lo stesso Billy vinse l'anno scorso lo scudetto a Pesaro con Gorlato e Zanon. Avesse la Scavolini avuto la coppia invertita, avrebbe vinto 2-0. Chiaro? In una finale scudetto, prendendo in esame le stesse coppie che sono state ora scelte, c'è la differenza come dal giorno alla notte. Tra dare a Baldini-Montella la prima in Roma, e gli altri la seconda in Milano, e viceversa, la differenza si chiama scudetto».

Il basket, intanto, è esploso in tutta Italia. Non c'è giornale che non dedichi almeno un'apertura a questa finale, non c'è notiziario televisivo che ne pali. La Repubblica dedica un approfondimento all'evento e lo affida a Oliviero Beha, che spiega il fenomeno Bancoroma così: «L'operazione compiuta dal Banco è stata quella di rendere visibile nella capitale il basket che da sempre navigava invisibile. Procedevano da anni, come sulle traversine di un binario, un pubblico potenziale e un basket in penombra. Ciò che ha trasformato in atto il pubblico, sposandolo a un basket cresciuto nel frattempo, è stato il successo, il primato in classifica. Giocatori romani, sfornati dalla capitale a mezza bocca senza trovare in loco la grande occasione, girano superati per la A2 e la B, in oblio attivo. Invece ecco finalmente che un Gilardi di Testaccio trova il cavallo giusto, corre per la scuderia della sua città. Seminagioni di anni, nel basket invisibile o quasi di vecchie squadre in vecchi impianti, hanno trovato il profeta di un degno raccolto in un allenatore super, Bianchini, in una società organizzata, il Banco, nel coraggio e nella ragione di chi ha investito per riuscire in serate come quella che ha infiammato il Palasport».

Superbasket guadagna il 10% nelle vendite, nonostante i complottismi di Aldo Giordani. Anche il Corriere della Sera dedica una pagina all'evento e Dan Peterson ne approfitta per provocare. Quando gli chiedono chi sono i migliori giocatori del campionato, non ne indica neanche uno del Banco.

Enrico Gilardi scrive sulla Gazzetta: «Solo a pensarci mi vengono i brividi. Io, Enrico Gilardi, romano di Roma, a un passo dallo scudetto con la squadra della mia città. Quante volte l'ho sognato. Il basket è sempre stato il mio grande amore. Ricordo quando sgambettavo nel cortile di Testaccio, quartiere popolare. Ogni rione aveva una squadra, un canestro, qualche pallone da lanciare verso l'alto. Debuttai con una raffica di vittorie. Roba di prestigio. Con la squadra di Testaccio facemmo una gran figura ai Giochi della Gioventù. Da Testaccio al Basket Roma, società nell'ambito di Coccia. Un anno e poi la Lazio. Bel traguardo, i primi articoli di giornale, i primi successi. Ma per problemi economici mi misero sul mercato. Arrivarono molte offerte, ci fu un'asta. Scelsi la Stella Azzurra perché volevo restare a Roma. Puntare a qualcosa di importante nella mia città. Trovai Bianchini, fu amore a prima vista. Ma quel ciclo si esaurì presto. Fui ancora venduto, ancora per salvare il bilancio. Sinudyne? Rieti? Ho scelto Roma. Il Banco. Un anno di assestamento, poi l'esplosione con Bianchini. Ha dato una scossa a tutto: società, tifosi, settore giovanile, stampa. A me ha chiesto di tirare, per essere me stesso. Un giocatore vincente, un romano. Ci siamo capiti. Anche con Larry Wright. Non è un capo carismatico, ma un campione che vuole vincere sempre. Quando ho visto i 13mila di Cantù, ho avuto paura. Troppe responsabilità. Ma come dice Bianchini, ciò che non ti uccide ti fa più forte. E noi siamo più forti. Gara1 col Billy è stata un capolavoro. Segnavo sempre. Dobbiamo dimostrare che il ponentino, le tentazioni notturne, l'indolenza sono retaggi del passato. Che il romano vale quanto, se non più, degli altri. Stavolta non c'è il rischio di essere risucchiati, come con la Stella. La società è forte e i tifosi non ci lasciano più. Lo dice Gilardi, che in sette mesi si è tolto delle soddisfazioni. La Nazionale? Chi mi conosce, mi apprezza».





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scrivendo all'indirizzo e-mail bancoroma83@gmail.com per informazioni e richieste
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- presso l'edicola di piazza Monte Baldo 9a 200 metri da piazza Sempione
 facendo visita alla redazione de Il Romanista, via Bargoni 8 Roma, dalle ore 15 alle 21 tutti i giorni, sabato e domenica compresi (a proposito: se andate in edicola non dimenticate di chiedere Il Romanista!)



sabato 13 aprile 2013

13 aprile 1983. Gara1, Bancoroma-Billy Milano 88-82. I 35 punti di Gilardi, la moneta a Meneghin, i giornali


13 aprile 1983, è il giorno della prima finale scudetto. Giornata entusiasmante. Solo nella mattinata il Banco ha venduto spazi pubblicitari per 10 milioni. L'incasso al botteghino è di 115 milioni, record europeo. La Rai ci ripensa e decide di mandare la partita in diretta su Raitre, pubblicizzando l'evento in qualsiasi notiziario. Fuori dal palazzo vengono venduti 100 poster di Wright a 20mila lire l'uno. Dalle 16 la gente è in fila. I bagarini vendono tribune a 50mila lire, il triplo del prezzo. Alle 20 Larry Wright è il primo a sbucare dal tunnel per il riscaldamento. E' un boato. Lui prende il pallone, cammina lentamente verso il canestro e appoggia al tabellone. Il Banco domina, prima preso in mano da Larry Wright, poi da Gilardi, alla migliore prestazione della sua carriera. Nel finale si mette un po' di paura, ma vince. I giornali la raccontano così:

Mario Arceri, Corriere dello Sport: «Il Banco di Roma si aggiudica la prima finale scudetto, ma il Billy non si dà per vinto. Evita con coraggio ed esperienza il colpo del ko. Perdere i 1 o di 30 non cambia, ma ha effetti psicologici. (…) Va in bestia Peterson, che a fine gara spacca una bottiglia e tenta di aggredire gli arbitri e viene fermato da Casalini e Gianelli. (…) Meneghin continua a combattere anche quando una moneta un po' telefonata, dato che si era fermato in mezzo al campo durante un time-out, lo colpisce al capo. Una lieve ferita e la possibilità di una severa sanzione per il Banco».

Andra Girelli, Corriere dello Sport: «Un colpo d'occhio spettacolare. Una marea di corpi pigiati uno sull'altro. Semrbava di rivivere i giorni gloriosi di Nino Benvenuti quando, come ieri, era d'obbligo venire al Palaeur almeno 3 o 4 ore prima per non correre il rischio di restare in piedi. Stavolta però è stato il basket ad attirare questa enorme folla romana. Come ai tempi delle Olimpiadi del 1960, degli spareggi Simmenthal-Ignis, della finale di coppa tra Cantù e Barcellona. Ma stavolta sul parquet c'è una squadra di casa, il Banco di Roma di cui Larry Wright ed Enrico Gilardi sono stati i suoi grandi profeti».

Emanuela Audisio, Repubblica: «Bastava prendere la metropolitana in direzione Eur per essere vomitati a ritmo ciclico, insieme a gruppetti di giovani, verso la bocca del Palasport. Impossibile sbagliarsi. Chi arrivava alle 19 mentre già il tramonto faceva la sua parte, veniva considerato un ritardatario, e invogliato tacitamente ad affrettare il passo sulla via dell'ansia, della vitalità e di una finale finalmente raggiunta dopo quasi mezzo secolo. Sulle tribune, sedotta da questa magnifica idea, una fiumata di gente rovente e incardinata, tifosi del Banco ovviamente, giacché i milanesi erano una sparuta minoranza senza voce. Insomma Roma, la città, si specchiava nel Banco e spingeva a sciogliere le ultime timidezze davanti all'incalzare dell'entusiasmo».

Aldo Giordani, Superbasket: «L'incasso al Palazzone fu eccezionale. Bisogna insistere su quella strada. Con buona pace di tutti, quando il basket conquista una metropoli, il colpo vale dieci rispetto al valore del pur commovente trasporto provinciale».

Luca Chiabotti, Superbasket: «Grazie alla stupenda prova di Solfrini, i romani hanno capovolto la situazione di mismatch voluta da Peterson (Gianelli su Doctor J) per imporre la loro, costringendo il coach milanese a optare anche per Premier in difesa sull'ex bresciano. Bisogna ammettere che il Bancoroma qualcosa di nuovo l'ha portato. Ad esempio è una delle poche, se non l’unica, a riuscire a variare il proprio gioco, dal contropiede velocissimo ad opzioni più ragionate, azione dopo azione. La sua duttilità si vede nel modo in cui in attacco riesce a leggere senza patemi la difesa avversaria e le interminabili giornate passate a Cantù davanti al video tape da Bianchini per scoprire ogni recondito segreto del Billy non possono non essere servite anche ai capitolini»

Gianni Menichelli, La Stampa: «Un primo tempo da libro di testo cestistico, con brani da antologia. E un secondo di paziente, tenace, difficile amministrazione del vantaggio, contro la rabbia del Billy e ogni sorta di fantasmi. COsì il Bancoroma ha afferrato una metà dello scudetto del basket, battendo Milano per 88-82 nel primo match di finale. Roma continua nel suo miracolo, che potrebbe compiersi domenica nella rivincita a San Siro».

Mercoledì 13/4/1983
Bancoroma-Billy Milano 88-82 (49-32)
Bancoroma: Wright 22 (11/18), Prosperi n.e., Kea 13 (5/7), Grimaldi n.e., Gilardi 35 (15/24), Polesello 1, Sbarra n.e., Solfrini 15 (6/13), Delle Vedove, Castellano 2 (1/2). All. Bianchini
Billy: D.Boselli 2 (1/7), F.Boselli 12 (5/9), D’Antoni 16 (5/12), Ferracini (0/3), Premier 22 (8/16), Meneghin 16 (4/9), Gallinari (0/1), Rossi n.e., Innocenti n.e., GIanelli 14 (6/10). All. Peterson
Arbitri: Baldini e Montella
Spettatori: 14000 Incasso: 115 milioni
Note: Tiri: Bancoroma 38/64, Billy 29/67. Tiri liberi : Bancoroma 12/17, Billy 24/27. Rimbalzi : Bancoroma 26 (Kea 11), 9 offensivi; Billy 27 (Meneghin 5), 8 offensivi. Palle perse: Bancoroma 7, 5 recuperi (Solfrini 5); Billy 8, 4 recuperi (D’Antoni 3).



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