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giovedì 30 maggio 2013

D'Ercole è infortunato...

...Datome è infortunato, Taylor è infortunato e anche io non mi sento molto fortunato.

Anche nel 1982-83 stavamo 2-1. Solo che allora bastava per andare in finale. Poi dici che uno è nostalgico.

A Tyus, preferisco Edney.

Vabbè che hanno vinto, però che il sito della Lega parli di 61 punti segnati da Cantù nel quarto periodo mi pare un po' troppo...

Datome ha superato Radja e Lorbek nella storia dei migliori marcatori nei playoff della Virtus. E' a 261 punti, se ne fa 4 supera Premier. Se ne fa 241 eguaglia Hawkins, che è primo, e forse vinciamo gara4.

Mancinelli ha chiesto scusa a Taylor su twitter. Andrea Cinciarini ce l'ha l'account twitter?

Ti sei offeso per le battute dei tifosi durante gara2. Hai detto che il Banco era un'altra cosa e su Facebook hai parlato di ENRICO CASTELLANO. Poi hai messo le foto di Attila (originale, oh!). Unno di noi.

Il Pianella e il PalaEstra sono gli unici campi imbattuti in questi playoff. E' solo un dato statistico, eh. Non è che... insomma, chiaro? (avvertenza: è uno scherzo, non offenderti pure stavolta)

Bello, durante le partite Roma-Cantù, essere un tifoso varesotto, milanese o casertano... (sì, però non offendetevi neanche voi, eh!)

Perderemo. Ma magari vince Romolo.

Da non dimenticare: 
a) prendere i rimbalzi 
b) quando li prende Bobby Jones, dirgli di passarla al play e non andare in Coast to Coast, anche perché Coast to Coast a Roma non c'è più dal 2000.
c) non fare passi (a proposito di Coast to Coast e di Lawal)
d) comprare il biglietto per gara5
e) lo spazzolino da denti



mercoledì 29 maggio 2013

Lawal: "Voglio il Palaeur"

Dal Romanista di oggi, intervista a Gani Lawal

In Gara-1, dopo tre tiri liberi sbagliati che potevano dare la vittoria, il pubblico gli ha riservato l'appaluso più forte mai sentito durante tutto l'anno. Poi ha fatto 4/4. In gara-2 ha segnato il canestro del sorpasso, ha preso il rimbalzo decisivo e ha mostrato i muscoli mandando in delirio il palazzetto. Gani Lawal è uno dei simboli della semifinale, non solo perché sue sono state le giocate decisive, ma anche per il modo in cui sta difendendo aiutando e recuperando sui pick&roll di Cantù. Chi passa dalle sue parti ha paura e spesso sbaglia o si fa stoppare. Ma la serie è ancora lunga. «A Cantù ci aspetta una partita difficile, davanti ad un pubblico che mi hanno descritto come molto caloroso. Dovremo dare il massimo, giocare con intensità e provare a tornare da Cantù con qualcosa in più. Non sarà facile ma daremo tutto».

Cantù probabilmente è la squadra che ha messo più in difficoltà Roma dal punto di vista dei rimbalzi.
I loro lunghi giocano con forza e fisicità, dobbiamo semplicemente affrontarli con energia e contenerli con la nostra intensità.

Dove avete trovato la forza per rimontare 19 punti in gara1? Ti era mai capitata una partita del genere nella tua carriera?
Il nostro urlo è “1-2-3… Champions!”. Questo è quello che fanno i campioni, combattono per il risultato sia che siano sotto di 19 punti o che siano avanti di altrettante lunghezze, se vogliamo esserlo dovremo continuare su questa strada.

L'impressione è che la Virtus sia uscita più forte dalla serie contro Reggio Emilia. Sei d'accordo? In che cosa siete migliorati?
Vincere una serie di sette partite è sicuramente una grande risorsa dal punto di vista mentale, vogliamo continuare a giocare con intensità contro Cantù per vincere e proseguire il nostro cammino.

Come ti trovi con l'aiuto e recupero sul pick&roll degli avversari che ti chiede Calvani?
Mi trovo bene, devo semplicemente giocare duro e tornare indietro a proteggere il verniciato.

Che cosa hai provato dopo l'applauso del Palazzetto dopo i tiri liberi sbagliati in gara1? 
Sicuramente è stato bello, anche se in quei momenti non stai tanto a pensare all’errore, torni indietro e continui a giocare al massimo che puoi.

Che cos'ha di speciale questo gruppo per aver fatto innamorare così i tifosi?
I supporter sono impressionanti, ci alimentiamo dell’energia che ci trasmettono e sul campo diamo tutto, è per questo che ci amano.

Ti piacerebbe giocare al Palaeur davanti a 11mila persone? 
Sicuramente sarebbe molto bello giocare davanti ad così tanti tifosi, ma noi siamo sempre pronti a dare il massimo, che sia davanti a poche persone o davanti ad un’ondata di 11mila spettatori.

Per ricordare i tempi in cui all'Eur ne entravano molti più che 11mila, c'è sempre "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

online sul sito ilmiolibro.it
scrivendo all'indirizzo e-mail bancoroma83@gmail.com per informazioni e richieste
presso la libreria Pagine di Sport di via dei Tadolini 7/9, a circa 150 mt. da piazza Mancini/ ponte Duca D'Aosta
- presso l'edicola di piazza Monte Baldo 9a 200 metri da piazza Sempione
 facendo visita alla redazione de Il Romanista, via Bargoni 8 Roma, dalle ore 15 alle 21 tutti i giorni, sabato e domenica compresi (a proposito: se andate in edicola non dimenticate di chiedere Il Romanista!)


martedì 28 maggio 2013

Se il mento di Trinchieri fa doppio palleggio

Anche stavolta, tutto fedelmente tratto dalle tribune del Palazzetto. E rimane valido che chi ne ha da aggiungere, lo faccia. Ormai la serie va così. 

Oggi se perde, lo sai sì?”. “E che me lo devi dì te?”. “Avemo sparato tutto quello che ciavevamo in gara1”. “Loro so' più forti e so' ddeppiù”. “Nun ce po' dì sempre culo”. “Non era culo, ma quello che era era, nun se ripete”.

Vabbè, ma che semo venuti affà?” “Ma 'nfatti me sa che me ne vado”.

(8-4) “ma 'nte n'eri annato?” “è che nun se po' uscì, laggente sta ancora a entrà”. “se se”.

(17-26) “era mejo se me n'annavo”. “Ciao”.

(Secondo fallo di Datome) “Ma perché ogni stoppata bona de Datome a 'sta serie je danno fallo?” “lassa perde, stavorta ce sta pure l'arbitro romano che nun vo' fa' vedè che è romano e ce fischia contro”. “come Martolini?” “uguale”.

Giansanti romano demmerda!” “Roma ladrona!”

Lamonica zoccola!”. “No, gli insulti sessisti no, eh”. “Ciai ragione”

(Fine secondo quarto) “Oh questo ha tenuto Datome in panca tutto er seconno quarto e stamo sotto solo de 8”. “ecco, lo rimettesse”

Ragland tocca mannallo a destra!” “Così ar ballottaggio vota Alemanno”. “Armeno quarcuno vota

(Time-out) “Aò, ma l'hai vista la divisa de Cantù? Se so 'ncravattati colla Gazzetta?” “So' 'napostrofo rosa tra la giacca e la camicia”. “Ma che all'intervallo davano i baci perugina?”. “No, er panino, e fa schifo pure stavorta”. “E magari non c'era posto manco ar cesso”. “Bravo”. “Quindi perdemo”. “Guarda che l'artra vorta amo vinto”. “Ah”.

(Tecnico alla panchina di Cantù). “A Trinchieri, te l'ha fischiato perché te sei nascosto er pallone sotto la camicia!”.

A Trinchieri, pari 'na smart senza muso!”

A Trinchieri, c'hai er mento che fa doppio palleggio!”

A Trinchieri, chiama fallo su Lawal!” “Questa già l'hai detta, oh”.

A Calvani... “Aò che fai, insurti er nostro?” “E te credo, ha mezzo Czyz, l'omo senza vocali, manco alla ruota della fortuna se lo pijano... Levalo!”

(55-50, 5 punti in fila di Czyz) “E' lui er papa polacco!

(62-53, poi 65-65) “Se perdemo me 'ncazzo”. “Se perdemo me ne vado”

(Istant replay) “Questa è la trasmissione più importante da quanno l'omo ha 'nventato la tv”. “Guarda che l'ha chiesto Datome, mica è scemo, mo la dà a noi”.

(La dà a noi). “Io lo sapevo!”. “Oggi non l'avevi ancora detto”. “Ma che ne so...” “Ah ecco, nun lo sai più”

Fallo, oh!”. “E' fallo!”. “L'ha fischiato!!”
Ma fallo su chi?”. “Su Lawal”. “No, è su Jones”. “Cazzo, era mejo se era su Lawal”. “A te gara1 t'ha fatto male”. “Sì”.

Ha preso er fero”. “Aspè, s'è arzata”. “Sale ancora”. “Nun scenne più”. “Mo scenne dar cielo”. “Voi vedè che...” (canestro) “E' stato er papa polacco!”


Se vedemo domenica!” “Sei sicuro?” “Perché, nun vieni?” “No, non è per questo, è che...” “Mavaffanculova...”

domenica 26 maggio 2013

Di come, oltre a farsi rimontare, è possibile anche rimontare. Può succedere.


da Il Romanista di oggi.

Dopo gara6 dei quarti di finale, con la Virtus capace di farsi rimontare 18 punti, il pensiero era subito andato alle tante rimonte subite. La clamorosa rimonta dell’altro ieri, da -19 a 12’ dalla fine contro Cantù, invece, richiama alla mente storie molto più belle. Storie di rimonte, appunto.

La prima è quella del 1988-89, ultima giornata dei play-out. La Phonola Roma si gioca le sue speranze di salvezza contro la Glaxo Verona. Già si sa che nell’anno successivo il Gruppo Ferruzzi subentrerà al Banco di Roma, ma farlo dalla Serie A2 sarebbe una mezza tragedia. Molti temono anche che l’operazione possa saltare. La Phonola finisce sotto di 13 a metà secondo tempo, poi il coach Petar Skansi per la prima volta nella sua gestione schiera la squadra a zona, senza neanche averla mai provata in allenamento. Il coach, sfruttando il fatto che durante i possessi difensivi si gioca proprio sul lato della panchina romana, guida i giocatori passo dopo passo. La mossa funziona, la squadra inizia a crederci, Della Valle, Gilardi, Thirdkill, Valente e Vargas la trascinano. I punti decisivi sono proprio di Vargas e 9000 persone al Palaeur festeggiano la salvezza.

Due anni dopo, 1990-91, siamo in regular season. Al Palaeur ci sono 11mila persone e arriva la Knorr Bologna, che a 3’ dalla fine è avanti di 11 trascinata da Ray "Sugar" Richardson. Al 1’30" dalla fine, però, Il Messaggero è già avanti di 10. Un parziale di 21-0 propiziato dai tiri da tre di Premier e Cooper dà la vittoria al Messaggero, che quel giorno è primo in classifica.

Altra rimonta passata alla storia è quella del la coppa Korac 1996-97. Reduce da una sconfitta di 18 punti a Granada, la Telemarket, pur priva di Ancilotto, vinse di 30 punti. Dopo un primo tempo in equilibrio, l’eroe di giornata fu Claudio Capone, che ne mise 26, con 4/6 da tre (tutte nel secondo tempo!) e 10/10 ai tiri liberi.

E arriviamo alla stagione 2004-2005, con la partita che forse più ricorda quella contro Cantù dell’altro ieri. Siamo ai quarti di finale e la Virtus, dopo aver vinto gara1 a Siena, è tornata al Palaeur, che è tutto esaurito. Ma Siena a metà del terzo quarto è avanti di 14. Poi con le triple di Bonora e Tusek la partita si riapre, Edney diventa trascinatore, anche Hawkins e Barton fanno la loro parte e Roma vince in rimonta. Poi vincerà la serie 3-1.

Da registrare anche un’altra analogia con il 1982-83. Gara3 di semifinale tra Bancoroma e Ford Cantù si concluse con il punteggio 82-75. Lo stesso dell’altro ieri. Domani si torna in campo per gara2 e il pensiero dovrà essere solo all’attualità. A scendere in campo con lo stesso spirito che ha portato i ragazzi a ribaltare una partita persa. Ci arriveremo con un dolce ricordo in più.

Poi, per chi volesse saperne di più sull'unica semifinale disputata con Cantù, c'è "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

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sabato 25 maggio 2013

A volte, una gioia.


Frasi in libertà. Sentite, dette, lette, messe insieme. Nessuna inventata. Provengono tutte da gara1 contro Cantù. Chi ne ha da aggiungere, risponda al post.

"L'importante era non perdere con Reggio Emilia, ora per me la possiamo pure perdere 4-0”. “Sì, ma se vado sotto di 10 me rode”. “Hai ragione”.

(Sotto di 10). “Ecco, lo sapevo, se so' accontentati de ave' vinto i quarti”. “Nun c'hanno più mordente”. “L'anno scorso c'era, Mordente, ma perdevamo lo stesso”. “Nun c'è niente da ride”.

Ormai l'hanno capito tutti come fermare Lawal”.

Goss se inizia male, finisce male, spadellerà fino alla fine”.

Datome sta già a pensà alla Nba”. “Ma se è l'unico che segna?” “Ah, è vero. Lo fa perché ha visto Pallotta, che ha le quote dei Celtics. Quindi sta a pensà alla Nba”.

(Sempre sotto, eh) “S'è rotto Bailey. Se a ogni gara1 nun ce ne rompono uno, nun so' contenti”.

(Ancora più sotto) “Niente, questa è come gara1 con Reggio Emilia”. “Io lo sapevo, ho esperienza di Virtus”. “Eh lo so, ma che ce semo venuti a fa'?”. “Che poi er coro se lo potevamo fa' da soli, visto che i canturini so' amici e nun ce lo faranno”. “Ce dice bene quest'anno, insultamo i reggiani e li battemo, mentre co' quelli che ce battono semo amici, così nun ce possono prende in giro”.

Nun dovemo falli segnà!”. “Ah” (Hanno segnato)

Er panino fa schifo e c'è fila ai cessi”. “Mai 'na gioia” (Se non s'è capito, è finito il primo tempo)

Ma poi perché semo amici coi canturini?” “Perché nell'83 ce stava sur cazzo Milano a tutti e due”. “Vabbè pure adesso però”. “Nell'83 avemo perso gara1 co' Cantù”. “Vabbè pure adesso però”. “Poi avemo vinto lo scudetto”. “Vabbè, pure”.

Nun è che dovevano prenne esempio pe' forza dar Banco, eh!”

Mo che è 'sta zona?” (Se non s'è capito, è iniziato il secondo tempo) “Mbè? Pure Reggio Emilia ce l'ha fatta e 'nciavemo capito 'n cazzo”. “Vabbè ma questi mica so' cojoni come noi”

(Meno 19) “...”

Che poi se potrebbe ancora fa'... Guardali, loro: so' convinti de ave' già vinto, noi nun stamo a fa' gnente, hanno fatto un fallo solo in tutto il terzo quarto. Se cominci a metteje le mano addosso, la poi ancora riprenne”. “Nun me pare aria”. “. “No, 'nfatti”.

(Meno meno che 19) “Bailey entra, Goss entra. Hai visto?”. “Lo dovevamo fa' prima, è tardi”.

Però, meno 12 è tipo 'n affare...” (Se non s'è capito, è finito il terzo quarto)

Oh, loro non segnano più”. “Sì, ma noi famo solo 1/2 ai liberi”. “Vabbè, je ne ripijamo uno alla vorta”. “Ciao core”.

Guarda che er core ce lo stanno a mette”. “Anvedi Goss come core

Anvedi Lawal come mena!”

Anvedi, oh!” (Meno 5)

Anvedi Datome come tira!” (Meno 2)

Anvedi pure Aradori, eh” (Meno 5)

Guarda che se po' fa', te l'avevo detto!” “E io te l'avevo detto che la zona era l'arma vincente!” “E io te l'avevo detto che Goss cambiava la partita!”

Mo j'ha torto la zona, ma perché?”. “Zitto, è tutta 'na tattica”. “Ma va?” (Palla persa Cantù). “Te l'avevo detto che doveva toje la zona!”

Stamme vicino” (Meno 3)

Voglio la mamma” (Meno 1)

Passame er catetere” (Pareggio)

Vaffanculo” (Taylor sbaglia il secondo libero)

Basta che ne metti uno!” (Lawal li sbaglia tutti e due)

Ah” (Supplementare)

Stamo sopra!” “Ha segnato Mazzarino, stamo sotto”. “Goss, che cazzo te tiri!” “Non tirà!” “Ha segnato! Ristamo sopra!”. “Questi fanno fallo su Lawal”. “Li segna!” “Lo rifanno”. “Questo è antisportivo!” “Cicoria”. “Li segna pure adesso!”. “A Trinchieri, chiama fallo su Lawal, daje, chiama fallo su Lawal!”.

Avemo vinto”. “Io lo sapevo”. “Io pure lo sapevo, ma facevo finta di niente per scaramanzia”.

Io li amo”.


Poi, per chi volesse saperne di più sull'unica semifinale disputata con Cantù, c'è "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

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mercoledì 22 maggio 2013

Toh chi si rivede, una semifinale con Cantù (ovvero: di come è possibile e giusto festeggiare senza aver vinto niente)




L'ultima volta che la Virtus ha vinto uno spareggio playoff c'era Marco Calvani in panchina, Obradovic che scoppiava in lacrime a fine partita perché la sua famiglia era in Serbia mentre la Nato la bombardava, Mario Boni che lanciava la maglietta al pubblico per la disperazione del magazziniere, il mitico Nando. «E adesso ai quarti con che cosa gioca?» Per non parlare dell'unica volta in cui la Virtus ha fatto una semifinale con Cantù. Su quella, da queste parti, siamo ancora più preparati. Ieri in parterre Bianchini e Di Fonzo hanno seguito la partita uno accanto all'altro, in quel Palazzetto che 30 anni fa dopo i quarti di finale abbandonarono. Stavolta mancherà solo il Palaeur, che già ieri avrebbe attirato almeno 6-7000 tifosi, per motivi fin troppo facili da spiegare andando oltre i tanti luoghi comuni che poi diventano alibi.

Oggi però parliamo di uno solo di quei motivi. Quello che viene dal campo, dall'invasione di ieri. In fondo non abbiamo mica vinto qualcosa. Vero. E probabilmente non lo vinceremo, com'è normale che sia, perché in giro ci sono squadre più forti. Però la Virtus di quest'anno è un qualcosa di diverso. E' composta da ragazzi che hanno scommesso su loro stessi, qualcuno guadagna meno qui di quanto avrebbe guadagnato in Legadue (Bobby Jones), qualcun altro (non diciamo chi) guadagna in un anno poco più di quello che ha preso Becirovic per un mese a Sassari senza neanche arrivare in semifinale, qualcun altro ancora è Datome e di lui sappiamo tutto. L'ultimo arrivato e uno dei tecnicamente meno dotati, Bailey, ieri era il più avvelenato. E' stata costruita con un budget ridottissimo, inferiore anche a quello della neopromossa Reggio Emilia. Per cui sì, arrivare in semifinale è come una vittoria. Dice: ma l'avversario era “solo” Reggio Emilia. Anche se fosse valido quel “solo”, affrontare questo tipo di avversario è un qualcosa che la squadra s'è guadagnata arrivando terza in regular season. Sapete quante volte in 32 anni di Serie A la Virtus ha fatto meglio? Solo cinque (1982-83, 1984-85, 2002-2003, 2007-2008, 2008-2009).

E allora era giusto festeggiare in quel modo. Perché il pubblico di Roma ha sempre saputo riconoscere quando c'era qualcosa che batteva sotto le magliette e quando no. A volte è stato freddo con squadre che avevano campioni, ma ha saputo accompagnare Virtus come quelle di oggi a un traguardo che non è “solo” battere Reggio Emilia in gara7. E' un traguardo conquistato consumando il parquet del Palazzetto in ogni allenamento e credendoci. In questa stagione abbiamo visto 4 giocatori andare a dare il “5” a un altro che si era tuffato per recuperare una palla già persa. Abbiamo visto un contropiede con 5 giocatori della Virtus che sprintavano e s'erano messi dietro tutti e 5 i giocatori della squadra avversaria. Così pure i passaggi sui piedi, blocchi fatti male e palle accompagnate diventano più dolci.

Ecco perché è giusto festeggiare. Non perché abbiamo ottenuto un traguardo comunque importante e inaspettato, la semifinale. Festeggiamo qualcosa che capita raramente, e cioè il fatto di avere una squadra che ti fa sentire orgoglioso di tifarla. Come le Virtus di Sconochini (il primo) e Jerome Allen (sempre il primo), come la Nazionale dell'Europei 2003 e delle Olimpiadi 2004. Non festeggiamo i numeri, ma i sentimenti che questi ragazzi speciali sono riusciti a far riemergere chissà da dove. Anche se ogni tanto si danno la palla sui piedi. D'altronde, se non lo dimostra la Virtus, che a Roma non c'è solo il calcio, chi altri?  

Poi, per chi volesse saperne di più sull'unica semifinale disputata con Cantù, c'è "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

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lunedì 20 maggio 2013

Di come è possibile trovare sempre un modo nuovo per farsi rimontare (e stavolta il Banco c'entra poco)


Questa cosa l'abbiamo già vista. L'abbiamo capito fin da subito, abbiamo visto le facce dei giocatori attraverso la radio e il play by play della Lega. Sono le stesse da anni. Da quando esiste la Virtus, più o meno. O di sicuro da quando ci siamo noi che per questa squadra soffriamo anche quando proviamo a convincerci che non sia così. Anche quando pensiamo che ci è passata e poi magari ti regala una stagione come questa e quello che non se n'è mai andato torna a galla. Qualcuno forse domani non verrà e secondo me non è condannabile. E' troppo amore, troppe volte tradito e, in particolare, sempre dalla stessa cosa. E' una specie di legge di Murphy (Tod, per chi se lo ricorda): se c'è un modo assurdo per perdere una partita, la Virtus Roma lo troverà.

Nel 1984-85 il Banco riuscì a farsi eliminare dalla Scavolini perdendo gara1 in casa, vincendo gara2 fuori e perdendo lo spareggio in casa. Ah, la Scavolini fino a 30” dalla fine della regular season era fuori dai playoff. Nel 1985-86 in Coppa Italia vinse all'andata di 13 contro Milano e poi perse a sua volta di 13 al ritorno finendo col farsi eliminare al supplementare. Nello stesso anno in gara1 dei quarti di finale a Cantù era avanti di 4 a 20” dalla fine e perse (perdendo poi la serie 2-1). Ma c'erano di mezzo anche gli arbitri, come l'anno dopo, quando in gara3 a Pesaro il Banco era avanti di 4 e palla in mano nell'ultimo minuto e poi qualche fischio sbagliato ribaltò tutto.

E possiamo continuare, ah se possiamo continuare. Non è mica autolesionismo. E' solo che lasciarsi sprofondare, in questi casi, è semplicemente più facile. L'era Messaggero iniziò con una serie di partite in cui la Virtus sistematicamente andava avanti di 10 e poi perdeva. Tutte in casa. Accadde contro Milano, Varese e Reggio Emilia. Toh, chi si rivede. Sempre contro Reggio Emilia Il Messaggero riuscì a farsi eliminare dalla Coppa Italia perché nessuno aveva spiegato a Michael Cooper la regola del doppio confronto e lui andò a segnare da due invece che tirare da tre. A Pesaro, nel 1992-93, andò avanti di 12, era a più 4 e palla in mano nell'ultimo minuto e perse. Poi play-out e retrocessione e il ritorno ai playoff nel 1994-95. Eliminata Siena (Toh, chi si rivedrà), in gara1 dei quarti di finale (siamo nel 1994-95) a Bologna la Virtus va avanti di 16 e poi perde. Ma almeno quella era una Virtus Bologna imbattibile.

Saltiamo il 1996 e il playoff con la Benetton che è una storia a parte. Arriviamo al 1997-98. Il capolavoro avviene il 14 dicembre 1997: in casa, contro Siena, la Virtus va avanti di 22 e poi perde di 7 perché Larry Middleton mette 7 tiri da tre nel secondo tempo. Nei playoff 1998-99 in gara1 dei quarti a Bologna, sempre contro le Vu Nere, Roma è avanti di 6 a 30” dalla fine e perde, ma anche lì ci sono di mezzo gli arbitri. L'anno dopo, invece, altro capolavoro. Gara3 degli ottavi contro Trieste al Palaeur, la Virtus a metà secondo tempo è avanti di 18, Henry Williams non fa altro che prendere palla e tirare da tre, sbagliando, e Trieste piano piano rimonta e vince. Fu calcolato che se la Virtus avesse giocato 4 azioni ai 30” senza neanche tirare, avrebbe aritmeticamente vinto. Il fallo di sfondamento (inesistente) fischiato ad Allen su Marcus Brown a Treviso non è colpa nostra, ma l'anno dopo al Palazzetto la Virtus va avanti di 14 contro Imola (che retrocederà) e perde di 8 massacrata da Ambrassa. Parziale del secondo tempo: 54-34 per Imola. Poche settimane prima a Verona aveva fatto la stessa cosa: avanti 31-46 al 18', risultato finale 78-74 per Verona. Parziale: 47-28.

Arriviamo alla madre di tutte le rimonte subite. 5 giugno 2003, gara5 di semifinale contro la Fortitudo, la Virtus è avanti 31-8 dopo 13'. Perderà tra tiri liberi sbagliati, spalle rotte, strane scelte dalla panchina. L'anno dopo ai quarti capita ancora la Fortitudo. Che vince 3-0. In gara3 c'è anche un ultimo quarto da 35-18. Ma in tutte e tre le partite la Virtus butta via vantaggio consistenti. Un anno dopo, ancora Fortitudo, che va avanti 2-1 nella serie. In gara4 al Palaeur la Virtus va avanti 49-32 al 29' e perde perché Giachetti sbaglia un tiro libero a tempo scaduto. In regular season avevamo comunque fatto le prove, sempre con la Fortitudo: 16-3 all'inizio, per poi perdere. Nel 2006 la finale di Coppa Italia viene persa partendo da +13 e ai playoff. Poi a Cantù si perde partendo da +8 a 50” dalla fine e perfino Bodiroga sbaglia i tiri liberi, mentre in gara1 di semifinale con la Benetton (da +10 a 2' alla fine, vinciamo di 1), si perde facendosi rimontare in gara4 dopo aver a nostra volta rimontato (da -10 a +6, poi -8 finale).

Storia recente: semifinale 2006-2007, gara3, serie sull'1-1 a Siena. Sul +6, a meno di 1 minuto dalla fine, Chatman sbaglia un facile tap-in da mezzo centimetro. La perdiamo dopo 3 supplementari e una rimessa invertita nonostante l'istant-replay. Finale 2007-2008, gara3: +21 nel secondo quarto, poi vince Siena. Qualche mese prima, a Mosca, eravamo avanti di 8 contro il Cska nell'ultimo minuto, per poi perdere con un tiro da centrocampo di Langdon all'ultimo secondo. C'è altro? Forse sì, ma più ci avviciniamo nel tempo e più la memoria viene occupata solo dall'assurdità di ciò che è successo a Reggio Emilia.

Domani so che la macchina si metterà in moto da sola e mi porterà al Palazzetto. Ma capite bene che se qualcuno domani non ce la fa, non è certo condannabile... 

martedì 14 maggio 2013

Il tiro libero di Larry Wright nella finale Nba del 1979

Ancora Larry Wright. Il picco della sua carriera fu gara1 della finale Nba del 1979, in cui i suoi Washington Bullets, campioni in carica, erano chiamati a sfidare nuovamente i Seattle Supersonics. Il 20 maggio 1979 in gara1 Larry segnò 26 punti partendo dalla panchina. E sul 97 pari a un secondo dalla fine subì fallo da Dennis Johnson... Ecco come finì, nel primo minuto di questo filmato, anche se manca qualcosina e il commento è leggermente impreciso... (Larry infatti segnò il primo, sbagliò il secondo e segnò il terzo libero, perché le regole di allora consentivano un tiro libero supplementare in caso di errore) Però è un pezzo di storia del basket e merita di essere visto:


Anche di questo tiro libero si parla in "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

online sul sito ilmiolibro.it
scrivendo all'indirizzo e-mail bancoroma83@gmail.com per informazioni e richieste
presso la libreria Pagine di Sport di via dei Tadolini 7/9, a circa 150 mt. da piazza Mancini/ ponte Duca D'Aosta
- presso l'edicola di piazza Monte Baldo 9a 200 metri da piazza Sempione
 facendo visita alla redazione de Il Romanista, via Bargoni 8 Roma, dalle ore 15 alle 21 tutti i giorni, sabato e domenica compresi (a proposito: se andate in edicola non dimenticate di chiedere Il Romanista!)