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giovedì 20 giugno 2013

Il bello che vince e il brutto che perde

E' tutto brutto.

E' brutto che vincano sempre gli altri, che mai una gioia, che ancora una volta il nostro urlo rimane strozzato.

E' brutto che non riusciamo mai a pareggiare i conti col destino.

E' brutto che Bobby Brown si possa permettere di tirar gomitate, sbeffeggiare in campo e fuori, protetto da arbitri e cancelli chiusi, restando regolarmente impunito.

E' brutto che in tv dicano che Calvani protesta per il tiro di Moss che gli arbitri avevano già dato da due punti, mentre invece sta protestando perché Cerebuch invece di punire l'impunito, se la prende con Bailey.

E' brutto passare dall'impunibile all'imponibile, come ad esempio sul contratto di Eze.

E' brutto che Lorenzo D'Ercole sia colpevole di farsi provocare.

E' brutto Ferdinando Minucci. Ma lo avete visto quanto è brutto?

E' brutto che si giochi in palazzetti dove la gente sta male per il caldo, i presidenti non possono restare al loro posto, gli arbitri fanno gli sceriffi, e poi fanno le prediche ai tifosi.

E' brutto sentirsi dire: “Eh, ma Siena è più forte”. Bella scoperta, lo sapevamo fin da settembre che Siena era più forte.

E' brutto che Cerebuch rida in faccia a Maffezzoli.

E' brutto che Luca Banchi abbia insultato Bodiroga nel giorno della sua ultima partita.

E' brutto pure Luca Banchi. Non come Minucci, certo, ma è brutto pure lui.

E' brutto che le storie con la Virtus di Marco Calvani, Alessandro Tonolli e Gigi Datome finiscano così.

E' brutto avere il timore che tutto ciò che è stato costruito possa venire disperso.

E' brutto che le telecamere si accendano solo sulle reazioni, e non sulle provocazioni. Come certi registratori, che poi quando vengono beccati si spengono.

E' brutto che un arbitro coinvolto in Baskettopoli non solo arbitri ancora, ma si permetta di dire: “E ora vi porto in procura”. Cos'era, una vendetta?

E' brutto pensare male. Ma cosa fanno per farti pensare bene? E cosa vuol dire pensare bene? Pensare come vogliono loro?

E' brutto.

E' tutto brutto.

Ma pensate quanto è stata bella la Virtus di quest'anno, di una bellezza che, solo a pensarla, in un colpo solo supera tutte queste brutture messe insieme. Grazie.

venerdì 14 giugno 2013

Tutti al PalaEstra

PalaEstra è un nome geniale per un Palazzetto dello sport, bisogna ammetterlo. Se anche la società Estra rompesse il contratto, la Mens Sana dovrebbe lasciare per sempre questo nome, anche se proprio una palestra non è. Magari una società satellite potrebbe farne uno da queste parti, il PalaEstrina. L'importante è che non ci vada mai a giocare il Maccabi.

Tornando al basket, chi dovrebbe rinunciare all'intitolazione del Palasport è Varese, omaggiando Meneghin e costruendo il PalaDino. Ma quali sono i palazzetti più antichi? Sicuramente il PalaFitta e il PalaEolitico, che evidentemente serviva per ripararsi da qualche vento preistorico. Oltre alla storia però bisogna tener presente anche la geografia, ed ecco che che in Sardegna spunta il PalaU, a Salerno il PalaInuro e a Catanzaro il PalaNca. L'unico dubbio è se il PalaErmo debba stare in Sicilia o a Recanati, ovviamente su un colle. A Bologna l'impianto di Casalecchio cambia spesso nome. Per il prossimo faranno un sondaggio, ma naturalmente lo faranno al PalaDozza. A Milano intanto dopo l'eliminazione dai playoff sono andati in vacanza al PalaLido. Lì vicino c'è anche il PalaInSesto (San Giovanni), che però si vede solo in base alla programmazione tv.

Ce n'è un altro dove si può entrare e uscire dalla stessa porta perché è il PalaIndromo. Al PalaVolo non si può giocare a basket, al PalaZzeschi si recitano solo poesie, all'ospedale dovrebbe andare chi scrive questo blog e chi lo legge.


Già che ci siamo, ricordatevi che il PalaTiziano non si chiama così e che in Viale Tiziano non c'è alcun Palazzetto.

La pala di Tiziano



Poco prima aveva messo il tiro da tre che, sul -12, aveva avviato la rimonta e, tanto per gradire, il canestro del pareggio. Allora, sul 62-61 a 2 minuti dalla fine, Gigi Datome ha optato per la levitazione. Quel processo che tiene gli oggetti sollevati senza alcun contatto fisico, contrastando la gravità. E perdere sarebbe stato di una gravità non da poco. Solo così si può definire quell'attimo in cui è rimasto sospeso in aria. Come se avesse le ali, come se qualcuno lo spingesse, come se, galleggiando, avesse perso il peso.

La palla rubata ad Hackett era per chi aveva già deciso che sì, forse lui poteva essere anche l'MVP del campionato, ma l'MVP dei playoff era un altro. Dovete aspettare un altro po'. Il dribbling tra Carraretto e Moss è una concessione al pubblico calciofilo che s'è avvicinato al basket. Il primo passo è per chi, dopo avere scritto per una settimana di Brooks anti-Datome, ha cominciato a scrivere le stesse cose su Moss. Continuate, continuate pure. Il secondo è per chi, scrivendo quelle cose su Brooks e Moss, faceva finta di non sapere che stava male con la caviglia. Che sta ancora male. E l'inchiodata è per tutti noi, come tutto quello che fa Gigi. Che ha continuato a giocarci sopra andando incontro anche a brutte figure per poi riprendersi e far fare le brutte figure agli altri.

Per tutti questi significati, oltre che per il fatto che è stata la giocata decisiva della partita, la schiacciata contro la Turchia a Sassari viene ridotta a roba da minibasket. Qui siamo all'arte. E' asceso al cielo. E allora non può che venire in mente “L'Assunta”, celebre dipinto conservato a Venezia. E' una pala di Tiziano.


Ricordo Albert English che, contro Caserta, saltò più o meno dalla linea del tiro libero andando a schiacciare con fallo di qualche casertano. Ricordo la stoppata di Sconochini a Myers e tante schiacciate di Hugo. Ricordo che proprio Siena una volta si è presa una schiacciata in faccia da Anthony Parker, anche quella con fallo, contro la difesa schierata. Ricordo che David Hawkins ha fatto tremare vari tabelloni, non dei 24 secondi. Però, sarà perché siamo di parte, ma c'è solo un giocatore che fece una schiacciata simile nella storia della Virtus. E' Marco Solfrini, la fece contro Milano, nella finale scudetto 1982-83.


Di quella schiacciata si parla in  "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

online sul sito ilmiolibro.it
scrivendo all'indirizzo e-mail bancoroma83@gmail.com per informazioni e richieste
presso la libreria Pagine di Sport di via dei Tadolini 7/9, a circa 150 mt. da piazza Mancini/ ponte Duca D'Aosta
- presso l'edicola di piazza Monte Baldo 9a 200 metri da piazza Sempione 

mercoledì 12 giugno 2013

Può succedere...

Può succedere. E' il motto della Virtus dopo le vittorie. E' ora che lo diventi anche dopo una sconfitta, perché mentre fino a ieri su ogni giornale non si faceva altro che ricordare che per 30 volte su 36 chi vince gara1 poi vince lo scudetto, è il caso anche di ricordare quelle 6 volte in cui, invece... può succedere che no.

1988-89
L'Enichem Livorno, seconda in stagione regolare, sfida la Philips Milano, quinta. Vince gara1 92-79, anche se la serie, dove il fattore campo salta tre volte, è famosa solo per l'ultima partita, in cui il canestro di Forti viene annullato e lo scudetto va a Milano. Per un paio d'ore i tifosi livornesi sono convinti che il canestro sia buono. E poi ci lamentiamo del fallo su Righetti...

1990-91
Arrivano in finale Philips Milano e Phonola Caserta, prima e seconda di regular season. Milano vince la prima 99-90 con 25 punti di Antonello Riva e 23 di Jay Vincent. E' la favorita anche alla quinta, dove Caserta la trascina perché in casa è imbattibile. Si fa male Esposito, ma Gentile decide che lo scudetto è della Phonola e infatti così sarà.

1991-92
Anche stavolta arrivano in finale prima e seconda. Scavolini Pesaro e Benetton Treviso. E la prima partita la vince la Scavolini grazie ai falli che limitano fortemente la Benetton, che si rifà in gara2. Nella terza partita Pesaro è sempre avanti, finché Del Negro non decide di vincere lo scudetto e ribalta il fattore campo. La Benetton vince anche gara4 e quindi il titolo.

1995-96
La Fortitudo Bologna, seconda, sfida la Stefanel Milano, quinta. E vince gara1 77-73 con 26 punti di Myers. Milano pareggia e poi in gara3 va a vincere grazie all'arresto e tiro di Bodiroga sulla sirena. Gara4 sarà praticamente una formalità e ancora una volta la squadra che ha vinto la prima partita non vince lo scudetto.

1997-98
E' la finale più incredibile e più intensa di sempre. Cinque derby tra le due squadre bolognesi, tutti giocati a Casalecchio e tutte equilibrate. La Virtus perde 80-81 la prima partita, teoricamente in casa. Pareggia, va sotto 2-1, ripareggia. Quindi sono tutte vittorie “esterne”. Ma in gara5 vince dopo aver... perso, grazie al famoso tiro da 4 di Danilovic, alla sciocchezza di Dominique Wilkins e un po' anche allo zelo di Zancanella.

1999-00

Stavolta la Fortitudo ce la fa. E' l'anno del suo primo scudetto, al termine di una stagione in cui si è dimostrata la più forte. Però rischia, perché contro la Benetton di Tyus Edney e allenata da Piero Bucchi perde gara1 in casa. Domina però le altre tre partite e finisce col vincere lo scudetto pur avendo perso gara1. 

sabato 8 giugno 2013

Il basket non è un concerto di Baglioni. O forse sì.

Claudio Baglioni è un appassionato di basket. Ha scritto anche una canzone intitolata "il pivot". E in occasione della finale scudetto che sta per iniziare tra Roma e Siena, ha scritto questa canzone, rivisitando un suo storico successo.

QUESTO PICCOLO GRAN PALAZZO

Quella sua maglietta stinta
tanto stretta al punto che
s'appiccicava tutto
e quell'aria un poco fritta
che non se ne andava mai
e io diventavo matto

e chiare birre d'estate
playoff a sette partite
la paura se tira
il figlio di Rudy
tutti in piedi tifate
vi prego adesso spegnete
a centrocampo quel faro

non vedo davvero, non vedo lo giuro
non vedo non vedo davvero

E io, io che cercavo il biglietto
Lui mi sorrideva e mi diceva "è il palazzetto"
Ed io, io non ho mai capito niente
visto che larry wright non me lo levo dalla mente

ma lui, lui era un piccolo gran palazzo
solo un piccolo gran palazzo
niente più, c'ero pure con Cantù

Mi piace da morire, questo piccolo gran palazzo
adesso che, saprei dove andare
adesso che, potremmo aumentare
adesso che,
voglio un piccolo gran palazzo

Quella in gradinata è bona
e pure in mezzo al parterre
l'avrei riconosciuta
Se casca uno è una frana
ma purtroppo quella lì
mica è mai caduta

E il canto della Verbena
chi non salta è di Siena
se fischia prima Cicoria
son frasi proibite
Ed il pallone sul tetto
di pallavolo lassù
Chi schiaccia prima sul muro

non sono sicuro, se ci vedo davvero
non sono, non sono sicuro

E lei, tutt'ad un tratto stava male
ma le si leggeva chiaro in faccia "occasionale"
Ed io, io che lì non ci ho mai vinto
solamente adesso me ne sto rendendo conto

che lui, lui era un piccolo gran palazzo
solo un piccolo gran palazzo
niente più, c'ero pure con Cantù?

Mi piace da morire, questo piccolo gran palazzo
adesso che, saprei dove andare
adesso che, potremmo aumentare
adesso che,
voglio un piccolo gran palazzo

venerdì 7 giugno 2013

Alla ricerca di una nuova categoria

Bisognerà trovare una nuova categoria per definire la Virtus Roma. Ormai non si può più attingere al già detto e già scritto in fatto di cronaca e letteratura sportiva. Qui stiamo varcando l'inesplorato. Stiamo andando oltre le colonne D'Ercole, sì, anche nel senso Lollo del termine. In fondo “c'è un Ulisse in ognuno di noi”, diceva Valerio Bianchini nel 1984 prima della finale di Ginevra. Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir Virtus e conoscenza. Però non va bene neanche questa e non perché sia già stata scritta (qui non è che bisogna fare gli originali per forza, è proprio che la categoria adatta non si trova), ma perché la fine di Ulisse la si conosce già e non è bella.

Le categorie del “cuore”, della “grinta”, delle “palle” (da basket e no), del “la gente come noi non molla mai”, come dicono i canturini probabilmente mentre tifano per Roma, sono state esplorate e superate. Non bastano per definire il tuffo di Datome in gara6, Lawal che va a strappare il pallone a Tyus sulla linea laterale e poi schiaccia, Phil Goss che il cuore lo disegna verso i tifosi, 4 rimbalzi offensivi consecutivi, Taylor che si rompe il naso una volta a partita e se non se lo rompe gli saltano le lenti a contatto ma poi mentre subisce il fallo successivo segna da tre. Non bastano, tutto questo è qualcosa di più.

Anche la categoria della simbiosi col pubblico non è più sufficiente. Il cartello “Questa finale è per voi” va oltre le colonne di qualsiasi giornale che abbia mai raccontato di tifosi che vincono le partite, eccetera. Qui i tifosi non le vincono, perché a volte, anche in questa serie, in casa s'è perso. Però dagli spalti le giocano. Li ho visti: recuperano palloni, danno pacche sulle spalle, sudano, soffiano e fanno entrare i palloni nel canestro. E i giocatori in campo tifano. Alzano cori, esultano, imprecano. Fate caso a come ognuno di loro si coccola il compagno di squadra, anche solo con gli occhi, sperando che faccia bene ciò che sta facendo. Taylor l'ha messo addirittura nero su bianco: se non andrà in Nba, in Europa vuole giocare solo per la Virtus Roma. Mi ci gioco il suo naso (facile, eh?) che sarà così.

Si potrebbe aprire anche la categoria tecnica. Ma non basta più. I miglioramenti che hanno fatto questi giocatori durante la stagione sono già noti e se n'è già parlato. Ma qui stiamo oltre le colonne di Calvani e da ieri anche oltre i baffi. Come fa Jones a stare così basso sulle gambe senza perdere e equilibrio e senza farsi battere da Ragland, anzi, facendolo sbagliare? L'avete visto Lorenzo Colonne D'Ercole non solo come difende sull'uomo, ma anche come nega qualsiasi linea di passaggio favorevole agli avversari dalle sue parti? E l'uso del post contro la zona chiamata da Trinchieri, che invece il post non è mai riuscito a usarlo quando la zona doveva attaccarla?

Siamo anche oltre la categoria Cicoria. Nel terzo e quarto periodo non ha fatto un fischio, uno, a favore della Virtus. Degna conclusione di una serie dove l'istant replay ha dato ragione a Roma 4 volte su 5, dove lo sfondamento di Aradori su Jones, il blocco in movimento dello stesso Jones, la stoppata di Lawal, gli arbitri romani, eccetera, eccetera, eccetera. Meno male che c'è uno, nella Virtus, che sa come protestare e come far credere agli arbitri che sta dando loro ragione... Pare che ci caschino tutti! Non diciamo chi è, sennò se ne accorgono. Anche questo è oltre.

Ma poi in che categoria la metti una squadra che va in finale? Non nella categoria delle Virtus da finale, perché quella del 1983 aveva un fenomeno come Larry Wright, quella del 2008 aveva signori giocatori che erano più forti di tutte le altre tranne una, con cui poi hanno perso. E dove la metti una squadra che cresce durante il campionato, che esce più forte dalla serie con Reggio Emilia ed esce ancora più forte dalla serie contro Cantù? Neanche un super-sayan... E in che categoria lo metti Jordan Taylor che quando gli passano il foglio delle statistiche per fargli vedere quanto ha giocato bene, si preoccupa di rimetterlo a posto perché non era suo, mentre intorno tutti lo festeggiano?


Altre categorie si potrebbero scomodare, ma per ora ci arrendiamo. Perché questa storia non è ancora finita.

Per la categoria "Bancoroma" c'è sempre "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

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 facendo visita alla redazione de Il Romanista, via Bargoni 8 Roma, dalle ore 15 alle 21 tutti i giorni, sabato e domenica compresi (a proposito: se andate in edicola non dimenticate di chiedere Il Romanista!) 

mercoledì 5 giugno 2013

La stoppata di Lawal era bona

Tutto questo potrebbe essere realmente avvenuto ieri sera, in una casa qualsiasi. Ma forse no.

Vabbè, insomma se la vedemo?” “E che nun te la vedi?” “E che nun lo sai come finisce? Io nun vojo sta' da solo a casa a vede' 'na sconfitta, nun ce la faccio, nun me lo merito io e nun se lo merita la squadra”. “Nun se meritano un tifoso come te, è vero. Se ciai paura vie' da me”.

L'ultima volta che ho fatto un gruppo d'ascolto per la Virtus era pe' scroccà Sky quanno facevamo l'Eurolega”. “La famo pure l'anno prossimo”. “Se vabbè, ma se oggi c'asfaltano”. “E che sei venuto a fa'?” “A casa ciavevo er frigo voto”. “Pure er mio lo è, chi t'ha parlato de magnà? E poi che gruppo d'ascolto è in 2?” “Mejo che esse in tre, come l'arbitri”.

Ce sta quer romano demmerda de Giansanti”. “Ma nun avevano detto che l'arbitri potevano arbitrà le squadre della loro città pe' risparmià sulle trasferte? E lo mannano a Cantù questo?” “Roma ladrona

Stamo sopra oh, l'ultima volta che semo stati sopra ner primo quarto a Cantù giocava Marzorati”. “Ce sta pure oggi, sta sempre in tribuna”. “Sta ancora a cercà Larry Wright”. “Pensa che quella vorta che c'ha fatto vince a Cantù ai playoff al primo quarto stavamo sotto”. “Lo so, l'ho letto in un libro”. “Mo te mettono ner blog”

Nun ce credono”. “Fanno bene, nun ce crederei manco io si fossi in loro”

(17-10) “Ho capito perché stamo sempre sotto all'inizio, è tutta 'na tattica pe' risvejà lo spirito de leri vraigt”. “guarda che è vivo”. “sì, ma è dio”. “prega per noi”

(17-14) “funziona, oh”

(19-14) “ma come cazzo se fa a pijà canestro in 3 secondi dopo tiro libero segnato! Come???”. “erano passi de ragland!” “eh sì, forse passi”. “ma che hai messo la radio?” “così lo so prima che succede”

(Le spasssssiature!) (ah che cirolasssssione di palla Cantù!) (A Roma manca la comunicassssssssione difensiva!) (Masssssssarino!)

Ma 'ndo l'hanno trovato Michelini? Me manca Sky!”. “E che te cambia? Sempre a scroccà le partite qua vieni”. “E manco se magna”

(38-35) “Aò, stamo in partita”. “Pure a gara3 stavamo sotto de 3 e poi amo perso”. “Però Giggi me pare che sta mejo”. “Pure a gara3 ar primo tempo aveva giocato bene”. “Hai rotto, vattene”. “Però a gara3 nun stavo qua”. “Chi t'ha detto de annattene?”

Aò stamo sopra!” “Ma nun è er terzo quarto?” “Eh” “Mah

Ma che cazzo fischi?” “Ma che è?” “Pure er tecnico alla panchina!” “Embè? Er tecnico sta sempre in panchina” “Guarda che gliel'ha fischiato davero!” “Ma chi è stato, quer romanodemmerda de Giansanti??”. “Tolga Sahin!” “E lo tolga e ne metta un altro!”
(Se non s'è capito, blocco in movimento a Jones che era più fermo di Datome quando ha la caviglia infortunata, e tecnico a Calvani)

(Manata di Tabu a Taylor)
N'antra vorta sur naso!” “E qua nun fischiate???” “Lo fischiano i tifosi canturini!” “Sì, sta tarmente a fa' scena che esce n'antra vorta” “Artro che serie ar mejo delle sette, pe' lui è na serie ar mejo der setto... nasale”. “Vabbè ma era fallo!” “Tanto poi je chiede scusa su twitter, funziona così”.

Giansanti nun ce metto gnente a scoprì dove abiti!”

(Terzo quarto, 51-50) “Aò se la giocamo”. “Sì”. “Come sì? Te nun sei pessimista?” “Vinciamo”. “Ho paura”. “Te sto vicino”. “Il valium sta di là”. “Armeno quarcosa ce l'hai”

(Rientra Taylor) “So' falli!” “Pure la pallonata sur naso ha preso!” “Nun ce fischiano un cazzo!” “Stamo pure 4/4 pe' noi all'istant replay nella serie! Sennò erano artri 4 possessi in più pe' loro!” “Viva la tv, anche se ci dà Michelini”

(Gosssssss!) “Ma se chiama Gozz?”

Jones fermate!” “Fermateee!” “Fermatelo!!!” “Fallo!” “Oh, è riuscito a fasse fischià fallo a favore da Giansanti, nun fermatelo mai!”

(55-55) “Finale alla Hitchcock”. “C'ha er profilo de Trinchieri”. “Lassalo perde, che poi quello der libro lo mette ner blog e i canturini s'offendono”. “Ma ho solo detto che è ciccione, mica che è scarso... E poi se sa, co' quelli bravi noi famo così, individuamo er difetto fisico e li demolimo... Te lo ricordi che je dicevamo a Carera e Fucka, che poi so' pure venuti da noi?”

(55-57, 55-59, 57-59, 57-61)
La stoppata de Lawal era più bona der go de Turone, der fallo de Stonerook su Righetti e della fija de Gino Natali!” “Che l'unica cosa bona che c'aveva era la fija”. “S'offenderanno a Montecatini?” “Mica j'hai detto che è 'na cozza”.

Goss 'ndo cazzo vai!”

Pure l'istant replay s'è messo contro de noi”

Goss che cazzo tiri?”

Spirito de lery vraight aiutace te”

Goss no, così te stoppa!”

Goss è leri. Goss è dio”.


Sto male”. “Purio”.


Per tutto ciò che riguarda Larry Wright c'è sempre "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:

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 facendo visita alla redazione de Il Romanista, via Bargoni 8 Roma, dalle ore 15 alle 21 tutti i giorni, sabato e domenica compresi (a proposito: se andate in edicola non dimenticate di chiedere Il Romanista!)