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venerdì 19 dicembre 2014

20 dicembre 1984, Bancoroma-Simac. "Se avessi potuto, avrei sparato a quel pallone..."



Sabato 21 dicembre, la Virtus gioca contro Milano. Mercoledì 20 dicembre 1984, trent'anni e un giorno prima, si giocò un altro Roma-Milano niente male. Il Bancoroma era primo in classifica con 4 punti di vantaggio sulla seconda, la Berloni Torino, e 6 sulla Simac Milano. Undicimila persone al Palaeur, che ha riaperto solo pochi giorni prima in occasione della vittoria in Coppa Campioni col Cska Mosca. Però è dura: Bianchini è squalificato e segue la partita dalla tribuna, mentre è assente Polesello. La Simac, invece, si presenta con Joe Barry Carroll, prima scelta assoluta del draft 1980 (dove però in verità i Golden State Warriors non fecero una gran mossa perché per averlo lasciarono ai Boston Celtics sia Robert Parish sia la scelta con cui avrebbero preso Kevin McHale...), arrivato per una barca di soldi. Hanno anche Russ Schoene e Mike D'Antoni che gioca da italiano.



Il Banco ci prova. Va subito sotto, rientra e va in vantaggio 46-42 all'intervallo con due triple di Townsend che sembrano neutralizzare la 1-3-1 milanese. Poi però lo stesso Townsend s'inceppa, Milano torna sopra e sembra poterla vincere tranquillamente. Flowers però costringe Carroll al quinto fallo e nonostante siano fuori per falli anche Tombolato e Solfrini, con un tiro da 20 metri di Gilardi arriva il pareggio che porta la gara al supplementare. Che il Banco inizia con Gilardi, Flowers e Sbarra con 4 falli. Commetteranno il quinto e il Banco perderà di 10. “Se avessi potuto, avrei sparato al quel pallone tirato da Gilardi” dice Bianchini, che già immagina di doversi giocare il primo posto con la Simac e che la differenza canestri possa essere decisiva. Chiaramente partire da -3 sarebbe stato meglio che partire da -10. Non può certo immaginare che al ritorno andrà a vincere di 23 a Milano...



Giovedì 20 dicembre 1984
Bancoroma-Simac Milano 98-108 (46-42, 91-91)
Bancoroma: Sbarra 12 (4/6, 0/2), Iardella 3 (1/3), Townsend 19 (4/4, 3/7), Flowers 22 (9/15), Tombolato 14 (7/9), Gilardi 26 (8/16, 2/4), Scarnati, Solfrini 2 (0/2), Sacripanti, Valente. All. Bianchini
Simac: Boselli 19 (7/9, 1/3), D’Antoni 20 (2/3, 3/6), Pettorossi n.e., Premier 26 (9/13), Meneghin 15 (6/12), Gallinari, De Piccoli, Schoene 6 (3/7), Carroll 22 (7/15), Bariviera (0/1). All. Peterson
Arbitri: Marchis e Garibotti
Spettatori: 11.000

Tiro: Bancoroma 33/55 (5/13 da tre), Simac 34/60 (4/9 da tre). Tiri liberi: Bancoroma 17/24, Simac 28/36. Rimbalzi: Bancoroma 32 (Flowers 11), 11 offensivi; Simac 39 (Carroll 11), 13 offensivi. Palle perse: Bancoroma 10, 7 recuperi (Gilardi 3); Simac 14 (Meneghin 6), 6 recuperi







Se poi, in fin dei conti, volete sapere tutto quello che c'è da sapere sulla storia del Bancoroma, a Natale regalatevi "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma basket.

giovedì 2 ottobre 2014

Supercoppa 2000

Misteriosamente, qualche tifoso della Virtus non considera quella vittoria. Che invece fu una grande vittoria. Perché parteciparono tutte le squadre di A1 e di A2 e quindi non si capisce perché battere 31 squadre debba valere di meno che batterne una, come sarebbe stato nel caso della Supercoppa con formula tradizionale. E guardate che squadroni che furono battuti nelle final four di Siena. Sabato la Virtus torna a fare la Supercoppa e noi ricordiamo quell'impresa del 2000. Perchè tale fu.



Le fasi finali della semifinale con la Fortitudo Bologna (e non date retta a chi vi dice che non c'erano i giocatori impegnati alle Olimpiadi: c'erano Fucka, Myers, Meneghin, Basile e Zukauskas)


Qui, invece, gli ultimi istanti della finale contro la Virtus Bologna, vinta 82-78. Anche qui, non date retta a chi dice che non c'erano i giocatori impegnati alle Olimpiadi. C'erano Ginobili, Bonora, Sconochini, Frosini e Smodis. Oltre a un certo Jaric e un certo Griffith, quello vero. Ah, e non date retta a chi dice che in quella stagione la Virtus Bologna ha fatto il grande slam. Perché avrà, sì, vinto scudetto, coppa Italia ed Eurolega, ma non ha vinto tutti i trofei cui ha partecipato...


giovedì 25 settembre 2014

La strada per il Palaeur è appena iniziata (ovvero: ecco perché la campagna abbonamenti non va considerata una sconfitta)

Trent'anni fa, appena tornato dal Brasile, il Banco scoprì che non avrebbe potuto utilizzare il Palaeur. L'Ente Eur, infatti, ha finito i soldi e ha rotto tutti i contratti con le ditte che dovrebbero occuparsi della manutenzione dell'impianto. E per risolvere il problema non ci vorrà poco tempo. Il Banco sarà costretto a giocare in Piazzale Apollodoro chissà fino a quando. Il Corriere dello Sport definisce la prospettiva “un incubo”. Bianchini dichiara: “E' incredibile, ma se ai politici non importa giocheremo a Settebagni. Tornare al Palazzetto è un passo indietro. Le luci sono inadatte, i canestri poco regolari, gli spogliatoi penosi, la sala stampa non attrezzata. E tanti saluti all'azione di divulgazione che abbiamo fatto”. Qualcuno propone che l'Ente Eur passi al Coni. Qualcun altro propone la copertura del centrale del tennis. In società sono tutti arrabbiati.

Sono passati trent'anni. Il centrale del tennis è cambiato due volte, ma continua a non esserci la copertura. La Virtus per il quarto anno consecutivo giocherà al Palazzetto, qualcuno è triste e qualcuno è contento. Accadrà perché non sono stati raggiunti i 2400 abbonati, com'era scontato che fosse. D'altronde, non puoi pensare di fare il record di abbonamenti degli ultimi 25 anni quando ha il budget più ridotto degli ultimi 25 anni per fare la squadra (e pagare l'affitto dell'impianto). Né c'è bisogno di una campagna abbonamenti per dimostrare che c'è più pubblico all'Eur piuttosto che al Palazzetto. E' così, è dimostrato sia da 34 anni di storia in Serie A di questa società, sia da ciò che è avvenuto l'anno scorso: avanti 2-0 con Cantù, c'erano 2700 persone al Palazzetto. Sotto 0-2 con Siena, c'erano 6200 persone all'Eur.

L'errore è stato fatto al punto di partenza. I 34 anni di storia della società in Serie A, oltre a dimostrare anche che il presunto “ambiente più caldo” nel Palazzetto incide meno di zero sui risultati, avrebbero dovuto distogliere dal legare la scelta del Palasport in cui giocare agli abbonamenti. Perché la cultura dell'abbonamento qui non c'è mai stata. Abbiamo assistito spesso ad annate al Palaeur con pochi abbonati ma picchi di presenze importanti e medie stagionali finali di molto superiori al numero di abbonati. Già questo sarebbe sufficiente per andare stabilmente all'Eur, perché l'obiettivo deve essere avere 3501 persone nel palazzo grande piuttosto che 3499 in quello piccolo. E non ha molto senso sfidare la gente al grido di: “Volete il Palaeur? Allora abbonatevi”. Una società che ha l'obiettivo di aumentare i propri tifosi non sfida la gente, ma le va incontro. L'intenzione forse non era quella, ma a molti ha dato questa impressione.

Il punto di arrivo, però, è positivo. Basta cambiare la prospettiva da cui guardare le cose. La cultura dell'abbonamento non poteva certo essere creata in un mese. Però i motivi di speranza non mancano. Ci sono stati tifosi che si sono messi addirittura a volantinare per strada. E in realtà la Virtus sta iniziando veramente ad andare incontro alla gente. La campagna abbonamenti è stata fatta bene, andando incontro a qualsiasi necessità, come mai era successo prima. Terminerà a novembre, quando è prevista la seconda gara casalinga di campionato. Se anche ci sarà un solo abbonato in più rispetto all'anno scorso, ne sarà valsa la pena. E magari un giorno si tornerà stabilmente al Palaeur. Se anche servisse per avere uno spettatore in più, col biglietto o con l'abbonamento che sia, ne varrebbe la pena.

Stavolta non è come 30 anni fa. Non è un passo indietro, ma forse, anche se non si vede, abbiamo iniziato a fare un passetto avanti.


Se poi, in fin dei conti, volete sapere come andò a finire con l'Ente Eur 30 anni fa, c'è sempre il libro “Banco! L'urlo del Palaeur”.

lunedì 22 settembre 2014

Coppa Intercontinentale, giorno 8, ultima partita. I campioni del mondo salutano il Brasile



I
23 settembre 1984 si conclude la Coppa Intercontinentale, già vinta dal Banco il giorno prima. La formazione romana affronta l'ultima partita con il Marathon Oil con tutta la tranquillità del caso, e infatti la perde, mentre il Sirio batte il Barcellona. Poi, cerimonia di premiazione, con il trofeo intitolato a William Jones, ex segretario della FIBA che era nato proprio a Roma, alzato da Polesello e il titolo di MVP del torneo consegnato a Marco Solfrini.

Poche le immagini che immortalano questo trionfo. Alcune sono in questa pagina. E nessun video, perché la tv brasiliana riprendeva solo le gare del Sirio e chissà quali viaggi bisognerebbe fare nei loro archivi per ritrovare qualcosa. Se poi, in fin dei conti, volete sapere perché non esistono foto di quelle partite, dovete leggere “Banco! L'urlo del Palaeur”.

Marathon Oil-Bancoroma 112-92 (53-50)
Marathon Oil: Moore n.e., McPipe 13, Price 4, King 12, Kaminski 12, Taylor 4, McCallum 2, Sprewer 18, Greer 28, Walter 21. All. Sergent
Bancoroma: Sbarra 2, Iardella 12, Townsend 18, Flowers 20, Tombolato, Gilardi 8, Polesello 9, Scarnati 2, Solfrini 17, Sacripanti 2, Valente 2. All. Bianchini
Arbitri: Bermudez (Peru) e Heinau (Colombia)
Tiri liberi: Marathon Oil 14/15 Bancoroma 24/28.

Risultati:
Obras Sanitarias-Barcellona 110-91
Sirio-Marathon Oil 114-90
Bancoroma-Sirio 100-88
Obras Sanitarias-Marathon Oil 97-88
Bancoroma-Obras Sanitarias 73-71
Barcellona-Marathon Oil 109-99
Bancoroma-Barcellona 86-85
Sirio-Obras Sanitarias 82-76
Bancoroma-Marathon Oil 92-112
Sirio-Barcellona 90-93

Classifica: Bancoroma 6 Sirio, Obras Sanitarias, Barcellona 4 Marathon Oil 2

domenica 21 settembre 2014

22 settembre 1984: Bancoroma-Barcellona 86-85, il Banco è campione del mondo



22 settembre 1984, certe imprese vanno raccontate dalla fine. A 59” dal termine, il Barcellona è avanti 83-78 e ha la palla in mano. Il Banco ha Flowers, Polesello e Tombolato fuori per falli. Sbarra, Townsend e Gilardi ne hanno 4 a testa. Bianchini è stato espulso. Arriva anche il quinto fallo di Townsend. In campo ci sono gli ultimi rimasti: Sbarra, Scarnati, Iardella, Gilardi e Solfrini, improvvisato pivot. Sbarra recupera palla e subisce fallo da Howard (quinto). Segna i liberi, 83-80, 54” al termine. Solozabal prova a portar palla il più a lungo possibile, serve De La Cruz sotto canestro, che sbaglia e poi commette fallo su Solfrini a rimbalzo. Anche Solfrini non sbaglia: 83-82, mancano 27”. Bisogna fermare il cronomatro. Fallo su Solozabal, che però non sbaglia: 85-82 per il Barcellona, 20” al termine. Bisogna far presto. Coast to coast di Gilardi, arresto e tiro da tre metri, canestro: 85-84. Mancano 8 secondi. Pedro Ansa tenta il lancio lungo per Sibilio, ma le braccia infinite di Marco Solfrini intercettano il pallone. Non lo mette neanche per terra, va direttamente in terzo tempo, la palla danza sul ferro per un tempo che sembra infinito e poi entra a canestro. Non c'è più tempo per far niente, non c'è più tempo per niente e per nessuno. Il Bancoroma vince 86-85 e diventa campione del mondo al termine di una partita più dura e incredibile anche della finale di Coppa Campioni di qualche mese prima sempre contro il Barcellona. Nell'ultima giornata, nessuno può più raggiungerlo, tranne squadre con cui ha già vinto.



A rendere assurda, trasformandola in una battaglia, è stato l'arbitro uruguagio Fernandez. Informato del fatto che il Sirio aveva ancora una remota possibilità di vincere la coppa in caso di sconfitta del Banco, s'è adoperato in tal senso. Oltre a far uscire mezza squadra per falli, fischiare ben 5 falli tecnici e ad espellere Bianchini, a un certo punto ha perfino spinto un giocatore per far prendere il rimbalzo a un altro del Barcellona. Che nel primo tempo aveva giocato meglio, proprio come a Ginevra, chiudendo avanti 44-41. Flowers e Polesello a lungo in difficoltà contro i lunghi del Barça, ma Gilardi ancora una volta ha limitato San Epifanio. Non caricandolo di falli, come a Ginevra, ma stavolta impedendogli di segnare. “Epi” ne aveva fatti 40 al Marathon Oil, stavolta s'è fermato a 16 con 3/10 al tiro. Il Banco era finito sotto anche di 9 punti, poi un 5/5 di Townsend, fino a quel momento messo sotto pressione dalla difesa catalana (73 punti in 3 partite per lui) ha sbloccato Roma, dove è stato bravo Sbarra a non perdere il filo del gioco. Il Banco s'era portato addirittura in vantaggio, prima che la serie di uscite per falli lo riportasse sotto. E prima del finale già raccontato, fino al grande gesto di Solfrini, migliore in campo della partita e premiato come MVP del torneo.



E' stata una seconda Ginevra – dichiara l'uomo partita – Anche allora recuperammo contro il Barcellona. Abbiamo rischiato, perché qualcuno s'era messo in testa che il Banco non doveva vincere”. Ecco Bianchini: “La mossa dell'arbitro Fernandez è stata geniale. La mia espulsione ci ha fatto vincere, perché poi Di Fonzo ha fatto le scelte giuste”. Zona 3-2 che ha arginato il tiro da fuori per gli spagnoli, riposo a Townsend che poi ha infilato al serie di 5 canestri consecutivi, pressing.

Il premio per la vittoria, oltre a 3 milioni a testa, è una nottata di libertà assoluta. Il giorno dopo, si terrà la cena ufficiale con tutti i dirigenti. Ma intanto, già un'ora dopo la partita, mentre il Sirio giocava contro l'Obras Sanitarias, all'Hotel Hilton di San Paolo già si stappavano sette bottiglie di champagne.

Bianchini ha vinto 6 trofei in 4 stagioni – scrive Mario Arceri sul Corriere dello Sport – e ha vinto in un ambiente proibitivo, che fu fatale a Milano e Cantù. Questo campionato del mondo per club ha un grande valore morale. Il Banco si conferma la squadra dei record: ha vinto lo scudetto da esordiente nei playoff e Coppa Campioni e Coppa Intercontinentale alla prima partecipazione. Solfrini è l'ala che è mancata alla Nazionale alle Olimpiadi di Los Angeles”.

Firma bellissime pagine anche Paolo Viberti su Superbasket. Qualche stralcio: “Era una manifestazione a uso e consumo della palingenesi della pallacanestro brasiliana, mortificata dal nono posto conseguito a Los Angeles e desiderosa quindi di risalire la china in campo internazionale. In questo clima da «vuolsi così colà...», il Banco «caput mundi» ha saputo rompere le catene di un equilibrio prestabilito, sottomettendo sin dalla sua prima partita proprio gli uomini di Mortari. Con quell'episodlo, la politica lasciava iI posto alla tecnica, nonostante iI tentativo disperato dell'arbitro Fernandez, che danneggiava oltre misura i lunghi capitolini nell'incontro Banco-BarcelIona allo scopo di riportare in corsa lo stesso Sirio (in caso di vittoria spagnola...)”
(...)
Ho vissuto «à cotè» dei ragazzi del Banco e ne ho gia registrato altrove l’assoluto affiatamento. Mi sono stupito nel conversare con Townsend e la sua inseparabile Bibbia, nel divertirmi con Flowers e la consorte Katy, nel ritrovare ad ogni angolo di albergo iI sorriso garbato del giovane lardella. Ho imparato, insomma, a considerare una volta tanto una squadra dietro le quinte, enucleandone i comportamenti al di fuori dal campo di gioco. Sotto questo punto di vista, ne sono sicuro, il Banco Roma è senza dubbio una potenza adamantina, compatta e luminosa almeno quanto le pietre preziose della versatile Rio”.




Bancoroma-Barcellona 86-85 (41-44)
Bancoroma: Sbarra 10 (3/6), Iardella, Townsend 29 (13/19), Flowers 14 (6/9), Tombolato 2 (0/3), Gilardi 9 (4/11), Polesello 5 (2/3), Scarnati, Solfrini 17 (7/9), Sacripanti n.e. All. Bianchini
Barcellona: Seara n.e., Sibilio 22 (10/13), Solozabal 19 (6/10), Howard 20 (3/10), Ansa (0/2), Ortiz, De La Cruz (0/4), Crespo n.e., Davis 8 (2/4), San Epifanio 14 (3/10). All. Serra
Arbitri: Bernandez (Uru) e Borio (Panama).
Tiri liberi: Bancoroma 16/18, Barcellona 37/43
Due tecnici ed espulsione a Bianchini al 9’ secondo tempo. Cinque falli st, al 9’ Flowers, al 13’ Polesello, al 14’ Davis, al 18’ Tombolato, al 18’ San Epifanio, al 19’ Townsend, al 20’ Howard. Tecnico a Davis a 11’ st

Risultati:
Obras Sanitarias-Barcellona 110-91
Sirio San Paolo-Marathon Oil 114-90
Bancoroma-Sirio San Paolo 100-88
Obras Sanitarias-Marathon Oil 97-88
Bancoroma-Obras Sanitarias 73-71
Barcellona-Marathon Oil 108-99
Bancoroma-Barcellona 86-85
Sirio San Paolo-Obras Sanitarias 82-76
Bancoroma-Marathon Oil (23 settembre)
Sirio San Paolo-Barcellona (23 settembre)

Classifica: Bancoroma 6 Obras Sanitarias 4 Barcellona e Sirio 2 Marathon Oil 0

sabato 20 settembre 2014

Coppa Intercontinentale, giorno 6 partita 2: Bancoroma-Obras Sanitarias 73-71



21 settembre 1984, basta un eroe al giorno al Banco per proseguire il cammino in Coppa Intercontinentale. Dopo la grande prova di Flowers contro il Sirio, è stata la volta di Solfrini. “Splendido angelo dalle ali invisibili” lo definisce Paolo Viberti, inviato di Tuttosport. Incontenibile nella partita contro l'Obras Sanitarias, durissima, perché la formazione argentina le prova veramente tutte per vincere: box and one con Raffaelli su Townsend, uomo, poi tre a zona e due a uomo (Raffaelli su Townsend e Camisassa su Solfrini). In attacco, poi, schema fisso: il playmaker Romano tenuto a palleggiare per almeno 20 secondi, per poi tirare solo allo scadere dei 30 secondi.

Flowers fatica, zero punti nel primo tempo. Townsend segna, ma non con la stessa continuità che aveva avuto contro il Sirio. E allora emergono gli altri: Tombolato, bravo a sostituire sia Flowers sia Polesello, entrambi carichi di falli. Sbarra, che dirige il gioco con freddezza nei momenti topici. Gilardi, che pur non segnando fa da regista occulto. E poi, su tutti, Solfrini, il più continuo e praticamente infallibile. Ed è giusto che sia lui a segnare il canestro decisivo.

Il Barcellona batte il Marathon Oil e la classifica vede Banco e Obras a quota 2 vittorie, ma il Banco ha una partita in meno. Il Barcellona ha una vittoria e una sconfitta, il Siro due sconfitte, il Marathon Oil tre. Se il Banco batte il Barcellona il giorno dopo, diventa irraggiungibile. Però attenzione, i padroni di casa del Sirio hanno ancora una remota possibilità di vincere la coppa...

Se poi, in fin dei conti, volete sapere che cosa s'inventarono i brasiliani quando scoprirono che il Sirio poteva ancora vincere, non c'è altro da fare che leggere "Banco! L'urlo del Palaeur"

Bancoroma-Obras Sanitarias 73-71 (40-40)
Bancoroma: Sbarra 2 (1/1), Iardella n.e., Townsend 16 (6/9), FLowers 10 (5/8), Tombolato 9 (3/4), Gilardi 2 (1/3), Polesello 8 (3/6), Scarnati n.e., Solfrini 26 (13/19), Sacripanti n.e., Valente n.e. All. Bianchini
Obras Sanitarias: Camisazza 20 (7/14), Campana 4 (1/2), RAffaelli 6 (2/6), Romano 8 (3/8), Frazier 29 (11/18), Gallardo n.e., Milovich 2 (1/1), Gringo n.e., Burnhill 2 (1/5), Bertolini n.e. All. Melendez (o Crippo?)
Arbitri: Steeves (Can) e Bernandez (Uru)
Tiri liberi: Bancoroma 9/11, Obras 18/29

Risultati:
Obras Sanitarias-Barcellona 110-91
Sirio San Paolo-Marathon Oil 114-90
Bancoroma-Sirio San Paolo 100-88
Obras Sanitarias-Marathon Oil 97-88
Bancoroma-Obras Sanitarias 73-71
Barcellona-Marathon Oil 108-99


Classifica: Bancoroma e Obras Sanitarias 4 Barcellona 2 Sirio e Marathon Oil 0

venerdì 19 settembre 2014

Coppa Intercontinentale, giorno 5 partita 1: Bancoroma-Sirio 100-88



20 settembre 1984, ottimo esordio del Bancoroma nella Coppa Intercontinentale. I giornali italiani riporteranno la notizia nell'edizione del 22, mentre dedicano quella del 21 ai resoconti sulla prima giornata. Che ha visto il Sirio prevalere sul Marathon Oil e l'Obras Sanitarias battere il Barcellona. La formazione argentina s'è dimostrata una squadra vera. Polesello vi riconosce anche Carlos Raffaelli, che fu suo compagno di squadra alla Fortitudo Bologna. Hanno anche un ottimo pivot, Frazer, e hanno fatto saltare i nervi all'americano del Barcellona Howard, che ha tirato un cazzotto a Camisassa. Anche il Sirio ha buoni giocatori, ma difende poco. E' bastato per battere il Marathon Oil, che s'è rivelata una selezione di giocatori che non c'entrano niente l'uno con l'altro.

Nella seconda giornata l'Obras Sanitarias batte anche il Marathon Oil, poi tocca al Banco, contro i padroni di casa. E' una vittoria convincente. Solo all'inizio i tiri da fuori di Paulinho creano qualche problema ai campioni d'Europa, che poi alzano il ritmo e prendono il largo. Townsend colpisce da fuori, almeno 4 dei suoi canestri sarebbero da 3 punti. Lui e Gilardi aprono la difesa brasiliana, Polesello e Flowers ne approfittano. L'unico momento di difficoltà è alla fine del primo tempo, quando Bianchini deve togliere Polesello, che ha commesso tre falli. Il Banco subisce un parziale di 10-2 e si passa dal 53-42 al 55-52. Nella ripresa torna tutto a posto, Solfrini annulla l'americano Boynes, danno il loro contributo anche Sbarra e Tombolato. A 4' dal termine arriva il massimo vantaggio (96-80) e ai brasiliani non resta che la carta della disperazione: a 9” dal termine un fallaccio di Gerson provoca una rissa, volano sputi e insulti, entrano in campo anche i giocatori che stavano in panchina. Townsend, che conosce tutti ed è un predicatore, si adopera per calmare gli animi e ci riesce. Il più entusiasta è Bruce Flowers: “Questa squadra è l'ideale per me. Siamo più forti della Cantù con cui ho vinto tutto”.

Se poi, in fin dei conti, volete sapere anche altro, non vi resta che leggere "Banco! L'urlo del Paleur"

Bancoroma-Sirio 100-88 (55-52)
Bancoroma: Sbarra (0/2), Iardella, Townsend 28 (13/17), Flowers 30 (13/18), Tombolato 5 (1/1), Gilardi 14 (5/8), Polesello 8 (4/6), Scarnati n.e., Solfrini 15 (7/10), Sacripanti n.e., Valente n.e. All. Bianchini
Sirio: Geraldo, Fausto 12 (5/14), Gerson 12 (5/7), Rolando Ferreira 2 (1/2), Joel Sanchez 9 (4/7), Guerrinha 4 (2/6), Wagner 14 (5/9), Paulinho, Bosa 16 (7/11), Silvio 10 (4/12), Boynes 9 (3/10), Videira n.e. All. Mortari
Arbitri: Steeves (Canada) e Borio (Portorico)
Tiri liberi: Sirio 16/21, Bancoroma 14/15

La situazione:

Obras Sanitarias-Barcellona 110-91
Sirio San Paolo-Marathon Oil 114-90
Bancoroma-Sirio San Paolo 100-88
Obras Sanitarias-Marathon Oil 97-88


Classifica: Obras Sanitarias 4 Bancoroma, Sirio San Paolo 2 Barcellona, Marathon Oil 0

Coppa Intercontinentale, giorno 4: La vigilia, Trotzky e il post-realismo



19 settembre 1984: giorno di vigilia. Il Banco esordirà il giorno dopo contro il Sirio, padrone di casa e favorito. Si giocherà alle 22, le 3 di notte in Italia, dove Radio Incontro trasmetterà la radiocronaca con la voce dell'addetto stampa Alberto Acciari. “La storia insegna che una squadra europea non ha mai vinto una coppa Intercontinentale disputata in Sudamerica” dice Bianchini. Ma d'altronde il Banco è abituato a riscrivere la storia: è stata la prima squadra a vincere la Coppa dei Campioni da esordiente, la prima squadra a vincere tre trasferte proprio in Coppa Campioni, la prima squadra a vincere i playoff del campionato italiano dopo aver vinto la regular season, la prima a fare un sacco di cose insomma.

E' in forma, Bianchini. Quando gli chiedono di Wright, risponde così: “Ogni rivoluzione vuole le sue vittime. E così, come in Russia si sono accorti che si poteva e doveva andare avanti senza Trotzky, altrettanto abbiamo fatto noi del Banco con Wright. Con lui eravamo nel romaniticismo. Ora siamo nel post-realismo”.

Qualche disavventura anche per l'Obras Sanitarias. La squadra di Buenos Aires non è ancora riuscita a raggiungere San Paolo a causa di uno sciopero delle linee aeree argentine. I cervelloni brasiliani si riuniscono e formulano varie ipotesi: sostituire gli argentini con un'altra squadra brasiliana oppure modificare il calendario facendoli riposare alla prima giornata e facendo giocare subito il Banco.


Se poi, in fin dei conti, volete sapere se il calendario fu modificato e che ne è stato del Banco del post-realismo, c'è sempre il libro “Banco!L'urlo del Palaeur”.

giovedì 18 settembre 2014

30 anni prima, 18 settembre 1984: disavventure a San Paolo



18 settembre 1984, brutte sorprese per il Banco a Rio de Janeiro. Al primo allenamento sul fondo in linoleum del “Ginnasio de Ibirapuera”, i giocatori e Bianchini si chiedono come mai manchi la linea del tiro da tre, regola che è stata introdotta proprio in questa stagione. La risposta è agghiacciante: si giocherà con le vecchie regole. Niente tiro da tre, niente bonus a 7 falli, restano i 2 tiri liberi con possibilità del terzo in caso di errore, il cronometro dei 30” per tirare si riazzera ogni volta che la difesa devia il pallone fuori campo.

“E' una cosa ridicola – tuona Bianchini – Ci sono state discussioni e raduni in ogni parte del mondo per preparare e mettere in atto le nuove regole. E proprio nella coppa Intercontinentale si ignora tutto. E' come se fosse una competizione estranea. Da un mese ci stiamo preparando con le nuove regole. E ora scopriamo che dobbiamo nascondere tutto quello che abbiamo acquisito in un cassetto e ritirarlo fuori al nostro ritorno, quando mancheranno 4 giorni all'inizoi del campionato. Se l'avessi saputo, mi sarei rifiutato di partire. Questa coppa è una specie di museo di come era il basket. Il tutto assurdamente avallato dalla FIBA”.

Si riunisce la commissione tecnica, ma non serve a niente. Le squadre americane sono favorevoli, solo il Banco e il Barcellona sono contrarie. Paolo Viberti, inviato di Tuttosport, dà la sua interpretazione: “Il Sirio deve vincere assolutamente per una serie di fattori. Primo: i brasiliani giocano in casa e beneficeranno di arbitraggi particolari. Secondo: il Brasile deve cancellare al più presto il mortificante nono posto di Los Angeles. Terzo: l'organizzazione ha permesso ai paulisti di schierare rinforzi provenienti da altre squadre (Wagner, Guerrinho, Gerson). Quarto: dopo aver dato le dimissioni due anni fa, il tecnico paulista Mortari vuole tornare al più presto alla guida della Nazionale. Per lui, una vittoria in Coppa Intercontinentale sarebbe un viatico determinante”.

All'hotel “Normandie”, inoltre, il Banco (accolto all'aeroporto da Gilmar, portiere della Nazionale brasiliana di calcio campione del mondo nel 1958 e oggi dirigente del Sirio) e il Barcellona si ritrovano con letti piccoli e pasti inesistenti. Si sfiora l'incidente diplomatico, dato che l'organizzazione non vuole che le due squadre lascino l'albergo. Lo fanno entrambe. Il Banco si trasferisce all'Hilton, ma le disavventure non sono finite. Una capita anche al presidente Timò.

Buone notizie dal campo: Solfrini si è allenato, il gomito è a posto. Giocherà.


Se poi, in fin dei conti, volete sapere cosa accadde al presidente Timò e quanto fu importante il contributo di Marco Solfrini, avete sempre il libro “Banco! L'urlo delPalaeur”.

martedì 16 settembre 2014

30 anni prima: 17 settembre 1984, arrivo a San Paolo del Brasile



17 settembre 1984, dopo la giornata trascorsa a Rio de Janeiro, il Banco si trasferisce a San Paolo, dove Raymond Townsend è ancora un idolo. Giocava nel Sirio, che l'anno prima si chiamava Monte Libano, e allora relaziona Bianchini e i compagni di squadra sui prossimi avversari. “Attenti al fondo in linoleum, spezza le gambe”. Se ne accorgono al primo allenamento. Nell'edizione dell'anno prima, peraltro, il Sirio, allora Monte Libano, aveva perso con Cantù (20 punti di Townsend) e vinto con Milano (16 punti di Townsend). Maurizo Roveri, inviato del Corriere dello Sport, riporta le sue parole: “Sono una squadra portata per l’attacco. Prediligono ritmi intensi, corrono molto, cercano il contropiede. In difesa si faceva sempre zona. Per i brasiliani il basket è attacco: tiro, canestri a ripetizione, fantasia, contropiede. Qui non esiste mentalità difensiva. La punta di diamante è l’americano Wilfred Boynes, è un'ala, veloce, con un buon tiro e conosce il gioco. Ci sono tre nazionali brasiliani”. Conosce anche gli argentini dell'Obras Sanitarias: “Sono una squadra coriacea, compatta, fastidiosa. Giocano duro, praticano un basket spigoloso, ma hanno anche alcuni giocatori di talento. Sono affiatati ed esperti”. Pare che Bianchini l'avesse voluto apposta, affinché spiegasse tutto degli avversari. Poi poteva pure tagliarlo, anzi, aveva quasi messo le mani su un giocatore niente male per sostituirlo...


Bianchini intanto registra i miglioramenti del gomito di Solfrini. E a Tuttosport parla di Flowers: “Quando venne a Cantù era reduce da una carriera universitaria in cui aveva giocato come ala a Notre Dame. Ebbene, in Brianza, nel giro di tre anni, divenne il più forte centro europeo. Ora si trasformerà nuovamente. Saprà essere più competitivo come ala alta e diventerà il miglior power forward europeo”.

Se poi, in fin dei conti, volete sapere chi era il giocatore che avrebbe dovuto prendere il posto di Townsend, c'è sempre il libro Banco! L'urlo del Palaeur

30 anni prima: 16 settembre 1984, il Banco parte per il Brasile. C'è la Coppa Intercontinentale



16 settembre 1984, il Banco parte per il Brasile, dove giocherà la Coppa Intercontinentale. Volo Varic 71, partenza da Fiumicino, destinazione Rio de Janeiro. Poi ci si sposterà a San Paolo, dove il 20 ci sarà l'esordio contro il Sirio, la squadra locale. C'è apprensione per il gomito di Marco Solfrini, che da qualche giorno non gli consente di allenarsi. La comitiva viene accolta da una bella giornata di sole, con 30 gradi all'ombra e un clima che fa passare a tutta la comitiva istantaneamente la stanchezza del viaggio. 11 ore, quasi 15mila chilometri. Oltre al Sirio, che è la ex squadra di Raymond Townsend, parteciperanno anche il Barcellona, che rispetto alla formazione battuta a Ginevra in finale di Coppa Campioni ha cambiato uno straniero (c'è Otis Howard al posto di Marcellus Starks), l'Obras Sanitarias, formazione argentina campione in carica, e una misteriosa selezione americana chiamata “Marathon Oil”.

L'eventuale indisponibilità di Solfrini – dichiara Bianchini – mi crea un problema tattico. Non ho un'ala con le stesse caratteristiche e non potrò schierare una formazione equilibrata. La scelta è tra un quintetto con tre esterni con Sbarra play, Gilardi guardia e Townsend ala, oppure un quintetto lungo con Tombolato ala, al fianco di Polesello e Flowers”. Il programma prevede, dopo una breve sosta a Rio e la visita alla statua del Cristo Redentore, lo spostamento a San Paolo per sostenere il primo allenamento. I negozi sono chiusi, ma il mercatino in centro è aperto e c'è tempo anche per una passeggiata a Copacabana. La comitiva è composta da 52 persone, compresi dirigenti, dipendenti della banca e qualche tifoso del gruppo “Amici del basket” di Franco Lanfernini.


Se poi, in fin dei conti, volete sapere che cosa trovò il Banco a San Paolo, non vi resta che leggere “Banco! L'urlo del Palaeur”.

lunedì 1 settembre 2014

30 anni prima: vinto il Valtellina Circuit, arrivano Flowers e Gilardi



1 settembre 1984. Il Bancoroma batte la Viola Reggio Calabria 91-86 e vince il “Valtellina Circuit”, l'appuntamento più prestigioso del precampionato. Nelle altre partite aveva battuto Ciao Crem Varese (90-87) e Brescia (104-93). In precedenza il Banco aveva vinto anche un'amichevole con la Indesit Caserta e sembra ripetere la fase di avvicinamento alla stagione 1982-83, quando in pratica vinse tutte le amichevoli tranne una. Della comitiva che ha iniziato la stagione fanno parte Sbarra, Townsend, De Angelis, Solfrini, Scarnati, Iardella, Grimaldi, Guerrini, Duri, Rossi, Sacripanti, Polesello, Moffa, Tombolato e Savoia. Nello staff tecnico, con Bianchini e Di Fonzo, ci sono Cipriani, Calzoni e Carosi. Confermatissimo anche il preparatore atletico Massaro. Al ritorno dalla Valtellina si aggregheranno Gilardi, reduce dai Giochi olimpici di Los Angeles, e Flowers, che ha appena firmato il contratto. Bisogna fare le cose seriamente, tra meno di tre settimane c'è la Coppa Intercontinentale... 

Se poi, in fin dei conti, volete sapere come proseguì la preparazione per la Coppa Intercontinentale, non resta che leggere Banco! L'urlo del Palaeur...

domenica 31 agosto 2014

Il flash mob del Palaeur

Iniziativa niente male, direttamente da Facebook. La campagna abbonamenti della Virtus è partita da qualche giorno, se si arriva a 2400 abbonati si torna al Palaeur. Chi si sta impegnando per far sì che ciò accada, si raduna qui:



Un anno e mezzo fa, si faceva un flash mob all'Eur per festeggiare il trentennale dello scudetto. Due anni e mezzo fa, si manifestava a Piazza Santi Apostoli per evitare che la Virtus sparisse. Noi c'eravamo in entrambe le occasioni e ci saremo anche stavolta. 

Se poi, in fin dei conti, volete sapere anche la storia di quando la Virtus andò al Palaeur e di quello che ci ha vinto, c'è sempre "Banco! L'urlo del Palaeur"





sabato 30 agosto 2014

Le Filippine, cioè Raymond Townsend (30 anni fa...)



Mentre scriviamo, sono in campo le Filippine contro la Croazia. Nelle Filippine, ancora oggi è un idolo colui che loro definiscono “il primo filippino in Nba”. Non è proprio filippino, lo era la madre. Lui è americano. E' Raymond Townsend, che proprio 30 anni fa stava disputando il precampionato con il Bancoroma.

Così lo ha descritto Paolo Viberti su Superbasket, in un pezzo di alta scuola dopo la vittoria in Coppa Intercontinentale:

Prima di vivere iI giornalismo, mi dedicavo a tutt'altro. Dopo I'Università avevo intrapreso la carriera di insegnante di lettere. Cominciai con incarichi saltuari, poi mi sorprese iI desiderio del matrimonio. Cercai denaro sicuro, mi si offrì l'occasione di entrare in un quotidiano sportivo come redattore. Accettai, misi da parte iI giusto ma il matrimonio saltò... Nella mia vita di allora c'era spazio per lo sport (Ietto e praticato). Dei giornalisti (queIli che oggi sono i miei colleghi) non sopportavo due cose. La presunzione dl iniziare ogni eventuale commento al microfono di un quaIsiasi radio-telecronista con I'enfatico «sul mio giornale ho scritto» e la volgare tendenza a considerare «amico» il calciatore intervistato, o il cestista, il nuotatore, fate voi... Parlando di Raymond Townsend sarei tentato di commettere il doppio peccato che tanto m'infastidiva anni fa. Vorrei davvero servirmi dell'antipatico «sul mio giornale ho scritto» o del vanitoso iI mio amico Raymond». Se non lo faccio è solo per non sconfessare iI mio passato e per non suscitare antipatie. La realtà, comunque, mi suggerirebbe un atteggiamento diverso: sono permeabile alle emozioni, mi ritengo persino un po' ingenuo, volutamente naif. Mi stuzzicano coloro che si presentano con una personalità particolare, anche se spesso non so riconoscere forma da contenuto. Raymond Townsend, ad ogni buon conto, mi ha sufficientemente stupito. AI punto tale, forse, da meritarsi quell'appellativo simpatico-antipatico di «amico».

C'è forse un pizzico di velleitarismo in tutto ciò. L'amicizia, lo so benissimo, è merce rara, coltivata alacremente nei corridoi di un liceo (o di una scuola qualsiasi...) più che sulle poltrone di un DC10 International della Varig, diretto magari a Rio de Janeiro. Eppure, se l'interlocutore si chiama Raymond Townsend, c'è iI rischio che il mio cinismo vaccinato subisca una scossa, un... vuoto d'aria metaforico e non. Perché il buon Raymond - o almeno la sua esistenza, il suo modo di porsi al cospetto del mondo - merita questo tentennamento, questo cogito. Ancora una volta, iI dubbio è sintomo di vita...

Townsend è il sostituto di Wright. Questo, almeno, dicono le guide ufficiaIi che la Lega ha divulgato a tutte le società e ai mass media. Un'investitura onerosa, impegnativa, perchè Wright è difficile da dimenticare, perchè Wright ha fatto la fortuna del Banco. Townsend lo sa, ma conosce altrettanto bene i dettami fondamentali che stanno alla base della sua filosofia di vita. Non starò qui a ripetere quello che già altri hanno detto (è questo un modo carino per evitare lo sgraziato «sui mio giornale ho scritto»). Townsend altruista, Townsend teologo,Townsend fervido credente, Townsend chiamato da Dio, Townsend generoso sino all'annichilimento del proprio io, Townsend commovente... Vorrei solo proporre alcuni quadretti del Townsend che conosco io, del Townsend che mi si è presentato in Brasile in occasione della Coppa Intercontinentale. Viene dal Brasile, per il calciofilo sarebbe una specie di Pelè del parquet. E' raro incontrare un americano che ti si fa incontro in aeroporto – senza averti mai visto prima - per chiederti chi sei, come stai, perchè fai parte anche tu della comitiva. E' quasi impossibile, poi - mentre cerchi di mettere insieme frasi sensate in americano- che questo qualcuno ti interrompa, chiedendoti di parlare in italiano, perché lui vuole imparare la tua lingua. Nel nostro mestiere di accalappia notizie molto spesso si è costretti a fare spallucce al cospetto di personaggi aridi, senza prospettive, privi di identità particolari. Con Raymond non c'è stato bisogno di rispolverare antiche retoriche per poter sapere qualcosa di più, qualcosa magari, di poetico, di sofisticato, di genuino.

II lirismo di Townsend ci si è presentato come un dono senza tarli, impacchettato con cura ma semplicemente, persino un po' fragile, da aprire con cura. Voglio ribadire il mio idealismo e la mia ingenuità: non saprei riconoscere un angelo da un carnefice se mi si presentassero con le stesse sembianze. E' questo iI mio limite e la mia forza. Lo do come postulato della mia esistenza. Townsend per me è la riprova che vale la pena essere curiosi, mettersi in discussione, rodersi nel dubbio. Mi pare, con questo, di sprecare assai meno il mio tempo. Raymond mi parlava della sua vocazione religiosa, della moglie Sharonrose che dovrà restare ancora per un anno in California per conseguire la laurea, della figlioletta di due anni, del suo amore per i cani lupo. Ogni sua frase potrebbe essere un'aforisma: eppure, non riesco a scorgere nulla di curiale nei suoi aprocci dialogici.


Mi dicono che la posizione di Raymond non sia del tutto salda; Bianchini lo vorrebbe più regista e, magari, meno realizzatore. Può darsi che Townsend diventi un nuovo re di Roma come è possibile che venga gettato presto nel dimenticatoio. A me, ricco di sogni, rimarrà sempre iI ricordo di un uomo (ma sì, di un amico...) che mi parlava di Dio con la stessa tranquillità con cui ci si potrebbe riferire al lattaio. Anche in questo, provo a concludere, sta la grandezza del fragile e indistruttibile Raymond...

Se poi volete sapere pregi e difetti di Townsend e come andò la sua stagione, non vi resta che leggere "Banco! L'urlo del Palaeur".


venerdì 11 luglio 2014

Isio Saba

La notizia è di poco più di un anno fa, ma l'abbiamo saputa da poco. Ci ha lasciati un altro protagonista delle vicende del Bancoroma. Isio Saba ha così raggiunto suo fratello Rino. Di lui torneremo a parlare in occasione del trentennale della Coppa Intercontinentale. Lo ricordiamo con la descrizione che fece di lui Dido Guerreri nel suo “Taccuino”, su Superbasket, nel 1988.



Nome, Isio Saba. Età, quarantasei. Luogo di nascita, Ozieri, Sardegna. Stato civile, celibe. Pensionato dei telefoni di Stato, dove ha lavorato come operatore sulle linee internazionali (guadagnandosi un cavalierato). Esperto di musica jazz, è un noto organizzatore di concerti: data la sua conoscenza delle lingue, da qualche anno svolge presso il Banco di Roma varie funzioni quali interprete, accompagnatore degli arbitri internazionali, professore, amico e vittima dei giocatori americani e così via. La barba brizzolata e il colorito olivastro della pelle gli danno un vago aspetto mediorientale. Ha di conseguenza interpretato il ruolo di fariseo nel film “Gesù” di Zeffirelli.

Dal mondo del jazz (dove vanta come grandi amici personali gente del calibro di Dizzie Gillespie e Miles Davis) ha preso abitudini da bohemienne. Vive in un piccolo appartamento del centro di Roma, va a letto a ore impossibili (magari dopo qualche bisboccia) e non ha un'idea ben precisa del tempo, un po' come gli Yakima e i Quilayute, pellirossa del Nord-ovest americano.

Siccome dorme poco, si addormenta spesso durante il giorno. Si risveglia a una domanda improvvisa che gli si pone e risponde una cosa qualsiasi che quasi sempre non c'entra, proprio come il ghiro di “Alice nel paese delle meraviglie”. Il lungo lavoro da telefonista l'ha reso un po' sordo, così ogni tanto gli capita un episodio curioso. Una volta guidava la sua Ritmo centenaria lungo la Salaria ed era disturbato dal suono di un clacson che sembrava voler chiedere strada. Più volte fece cenno col braccio di voler sorpassare. Poiché il suono non cessava, si voltò annoiato e si rese conto che il “toot-toot” proveniva dal treno che fiancheggiava la strada.


A Isio non chiedete la puntualità. Ma chiedete qualsiasi cosa. La casa, il portafoglio, ripeto, qualsiasi cosa, e lui ve la darà senza neanche chiedere perché, col suo inafferrabile sorriso buono. Essere amico di Isio è un grande privilegio, un'altra possibilità che mi è stata offerta dal basket, nel corso del mio viaggio esistenziale di eternauta teso all'esplorazione del pianeta uomo. 

sabato 28 giugno 2014

Identità



Vabbè, ammettiamolo. Ieri l'abbiamo pensato tutti, guardando le immagini della festa scudetto di Milano. Quando tocca a noi? Per un po' – dal 2001 per la precisione - ci hanno raccontato che non si poteva vincere perché c'era Siena che era troppo forte. L'hanno pure scritto nei libri. Nel frattempo, però, altre 9 squadre hanno vinto almeno un trofeo: le due bolognesi, Treviso, Avellino, Napoli, Cantù, Reggio Emilia, Sassari e, appunto, Milano. Ora Siena addirittura non ci sarà più ma verosimilmente, continuando a spendere e spandere, sempre attraverso Milano bisognerà passare. Intendiamoci: non c'è niente di male nell'avere tanti soldi e spenderli per fare una squadra forte. E' molto peggio costruire squadre forti frodando il fisco. E senza spendere tanti soldi molto difficilmente si vince.

Milano ha vinto perché s'è comprata allenatore e giocatori della Siena che l'aveva battuta. Ieri Luca Banchi a stento esultava, David Moss ha giocato una finale quasi sentendosi in colpa. Dopo l'acquisto di Hackett, Livio Proli ha cambiato strategia in Lega e ha appoggiato l'elezione di Minucci (è esistito Minucci, ricordiamolo). Milano non vinceva nel 1996. Allora non aveva vinto comprandosi gli altri, erano gli altri, Stefanel, che s'erano comprata Milano, portandoci di peso la loro squadra, già molto forte e che batteva spesso una Olimpia declinante. Il giorno della partita decisiva contro la Fortitudo il Forum non era neanche esaurito, perché non c'era mai stata una vera identificazione tra la città e la squadra.


In sintesi, nel 1996 aveva vinto la Stefanel Trieste che s'era comprata Milano. Nel 2014 ha vinto Milano che s'è comprata mezza Siena che l'aveva battuta. Tra il 2007 e il 2013 ha vinto una squadra costruita con la frode. Non è di questi successi, o senza identità o con l'identità rubata, che bisogna essere invidiosi. E' a quelli delle varie Cantù, Reggio Emilia e Sassari che bisogna guardare. E a quello della Virtus Roma 2012-13, la squadra che non c'era che ha perso contro la squadra che non doveva esserci. E che da quell'anno ha cominciato a ricostruirsi una propria identità grazie alla passione dei suoi tifosi, che adesso hanno praticamente iniziato la campagna abbonamenti prima ancora che la campagna abbonamenti parta. Grazie a loro, anche a chi s'abbona senza campagna, a chi compra il biglietto, a chi dedica un po' del suo tempo e dei suoi pensieri alla Virtus, la nostra identità la costruiamo ogni giorno. Grazie a loro vinciamo ogni giorno. E vinceremo, un giorno. 

sabato 14 giugno 2014

Gli abbonati senza campagna



Da Il Romanista del 14 giugno. La campagna abbonamenti ancora non c'è, ma gli abbonati sì.

Sono pochi, d’accordo. Ma hanno una passione e una forza in grado di spostare le montagne. Sono i tifosi della Virtus Roma. Erano pochi quando nell’aprile del 2012 scesero in piazza per chiedere al comune di non far morire un pezzo della loro anima, quindi la Virtus. Non se ne sono vergognati e l’hanno fatto lo stesso. Sembrano pochi anche adesso (e non necessariamente sono gli stessi), ma lavorano per essere di più. Hanno colto la voglia di rilancio del presidente Toti nell’ultima conferenza («Torno all’Eur ma voglio tanti abbonamenti») e hanno subito lanciato una pagina facebook che incita ad abbonarsi per la prossima stagione. Bè, in poche ore a quella pagina hanno aderito più di 250 utenti. Alcuni pronti ad abbonarsi già il giorno dopo, altri pronti a farlo per la prima volta, altri ancora pronti a rifarlo dopo avere smesso. Ma non solo: quella pagina è diventata un vulcano di proposte e idee per iniziare a riempire il Palaeur.

Un segnale importante. Perché significa che i fedelissimi hanno colto il senso delle due serate all’Eur durante i playoff. E hanno capito che il clima che c’era, sia nella vittoria sia nella sconfitta, può far solo bene per il futuro. L’abbiamo già detto, lo ripetiamo: Roma vuole bene alla Virtus più di quanto facciano presumere le presenze al Palazzetto. C’è tanta gente che non aspetta altro che essere presa per mano e riportata al Palaeur. E’ quella la casa della Virtus. Non può essere un caso se, in vantaggio 2-0 con Cantù, c’erano 2700 persone al Palazzetto, mentre in svantaggio 0-2 con Siena ce n’erano 6200 all’Eur (e 5500 in svantaggio 0- 3).

Tocca a tutto il mondo Virtus, a lungo troppo chiuso in se stesso, aprirsi un po’ di più. E’ il
primo passo per raggiungere l’obiettivo che si è posto Toti, il cui entusiasmo ha fatto solo del bene all’ambiente. I tifosi lo stanno facendo, perché invece di apostrofare altri tifosi come "occasionali", s’ingegnano per trovare un modo per farli diventare fedelissimi. Ora tocca alla società. Sarebbe importante far partire la campagna abbonamenti il prima possibile, con iniziative promozionali adeguate. Nella pagina facebook "Abboniamoci! Virtus Roma 2014-15", si possono trovare tante idee.

mercoledì 11 giugno 2014

Eurochallenge

Non c'è alcun motivo valido per fare l'Eurochallenge l'anno prossimo. O forse sì, ce n'è solo uno. Guardate i trofei:



sabato 7 giugno 2014

La smorfia del Palalottomatica



Come sapete, all'esterno del Palalottomatica c'è un'installazione luminosa ispirata a una vecchia smorfia del '700. Questa: 

PROROGA 7
Eh sì, si proroga l'agonia. Ma mica la nostra.

PALIO 12
Scusa, hai detto palio?

GAMBA 3
L'infortunio di Mbakwe. Come se non fossero bastati, durante la serie, quelli a D'Ercole e Goss.

LUNA 70
Non sono mica di un altro pianeta. Se non si fosse fatto male Goss in gara1 (o magari avessero fischiato il fallo su Mbakwe e se D'Ercole non avesse saltato le prime 2...

ETICO 71
Il coro “Devi morire” a Mbakwe. Sono gli stessi che, con l'aiuto di Luca Banchi, avevano sbeffeggiato Bodiroga nel giorno in cui non solo tutto il Palaeur, ma tutto il mondo del basket, lo applaudiva. In entrambi i casi, non dovevano esserci.

TESTO 10
Lorenzo D'Ercole sotto la curva.

PALLE 77
Bobby Jones che perde palla, torna in difesa per far sbagliare Viggiano e poi prende rimbalzo e fallo. Tutto quello che ha fatto prima, Bobby Jones. Quello che ha fatto dopo: aveva ancora la lingua di fuori e il fiatone mentre tirava i liberi del 64-59.

BOCCA 80
Cosa ha detto Bobby Jones a Carter? Anche sapendolo, dubitiamo che si possa dire.

MACCHERONI 26
Mamma butta la pasta. Proprio dopo quei 2 tiri liberi.

QUARTO 71
E Quinton?

URLO 52
L'urlo del Palaeur quando si sono inventati il fallo di D'Ercole su Haynes. Grazie Weidmann, per non aver fischiato tecnico a Silins. Grazie Dalmonte, per aver capito che lì dovevi prenderti il tecnico e far esplodere l'urlo del Palaeur.

CALICE 36
Weidmann, ma quanti te ne sei fatti?

TOPO SOLO 66

Ferdinando...