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sabato 29 marzo 2014

30 anni prima: 29 marzo 1984, Bancoroma campione d'Europa

Da Il Romanista di oggi

La Coppa dei Campioni vinta dal Bancoroma trent'anni fa, il 29 marzo 1984, è stato il punto più alto della storia dello sport romano, almeno per quanto riguarda gli sport di squadra. Nel calcio è andata com'è andata, nel basket la coppa più importante l'abbiamo presa. Sì, l'abbiamo presa tutti quella coppa, perché la storia di quel successo è una storia di uomini, atleti, appassionati, sentimenti che spingono talmente tanto e talmente forte verso l'obiettivo, al punto da raggiungerlo quasi naturalmente.

E' la storia di una squadra vera. Ancora oggi, se nomini il Bancoroma a chi l'ha visto e vissuto, non ti dice “Ah, lo scudetto... ah, le coppe...” Ti dice: “Ah, che squadra....” Ragazzi romani, altri che lo divennero, un campione, un altro americano cui non si poteva non voler bene, un allenatore che sapeva parlare al cuore di una città... Tutti fattori che danno a quella storia i crismi dell'unicità, per cui non è vero che ancora oggi se ne parla perché in 30 anni nessuno ha più vinto lo scudetto. Se ne parlerebbe allo stesso modo anche se altri fossero riusciti nella stessa impresa. Ma una squadra diversa difficilmente avrebbe vinto a Ginevra. Forse neanche ci sarebbe arrivata, perché il Banco dopo le sconfitte con Barcellona, Cantù e Bosna Sarajevo, era spacciato. “Dovrebbe concentrarsi solo sul campionato”, scrivevano. Invece vinse le ultime sei partite del girone finale e si conquistò la finale contro il Barcellona di San Epifanio, Solozabal, Sibilio, Starks e Davis, pivot americano che aveva giocato nel Bancoroma dal 1978 al 1981.

Non c'era una squadra favorita in quella partita. Era una, però, quella all'appuntamento col destino: il Bancoroma poteva diventare la prima squadra a vincere la coppa da esordiente, Bianchini il primo allenatore a vincerla con due squadre diverse (c'era riuscito alla guida di Cantù), Larry Wright il primo giocatore a vincere il campionato NBA, un campionato in Europa e la Coppa Campioni. Rischiò di non giocarla, per problemi fisici e non solo. Ma la molla era troppo forte e siccome lui, nero della Louisiana, per prendersi qualcosa ha sempre bisogno di avere l'impressione che qualcuno gliela stia portando via, nell'intervallo, col Banco sotto di 10 punti, prese in mano la situazione: “Nessuno pensa che ce la possiamo fare. Sono il leader della squadra, sento di dover fare qualcosa. Negli spogliatoi dico al coach e ai compagni di fidarsi di me: ce la facciamo, saremo campioni d'Europa. Dobbiamo rientrare in campo e non commettere più gli errori del primo tempo. L'esperienza del college mi ha insegnato che una partita di basket non è mai finita. L'opera non finisce finché non canta la cicciona, cioè il soprano. Bisogna correre, fino a quel momento l'abbiamo fatto male. Quella era una squadra che sapeva di avere bisogno del contributo di tutti”.

Su cosa accadde in quell'intervallo, è stato detto di tutto. Valerio Bianchini la racconta così: “Noi allenatori, seguiti dai giocatori, ci avviavamo verso lo spogliatoio. Ed ecco che la nostra strada è attraversata da un dirigente del Barcellona, con alcune bottiglie di champagne. Non solo, vedo Larry che si sofferma ad ascoltare le parole che gli sussurra nell'orecchio Mike Davis: 'Ehi Larry, mi sa che stavolta il premio non lo becchi'. Larry entrò per ultimo nello spogliatoio, sbattendo la porta con violenza, il viso contraffatto, gli occhi di fiamma e il ghigno bianchissimo sul suo volto nero. Esclamò con ardore una serie di frasi nello slang della Louisiana di quelle che noi allenatori non capiamo e siamo contenti di non capire. Poi raccontò l'episodio agli altri e le parole ebbero un potere detonante, molto più delle indicazioni tecniche che avevo in mente per raddrizzare la partita”.

Ha preso il pallone e non l'ha più fatto vedere a nessuno, compagni o avversari che fossero. Ha guidato la squadra alla rimonta, al pareggio, al sorpasso. Ma gli ultimi punti sono arrivati da un tiro sghembo di Gianni Bertolotti e dalla freddezza di un giovanissimo Stefano Sbarra, che a soli 22 anni entrò in campo senza paura di niente. Wright non la vinse da solo, la vinse perché dietro di lui c'era una squadra vera. Kea dominò ai rimbalzi (aiutato da Polesello) sfiancando Starks e Davis, Gilardi segnò poco ma caricò di falli San Epifanio, Solfrini seppe tenere a bada Sibilio e segnò due canestri decisivi nel secondo tempo, senza dimenticare Tombolato. Ragazzi che si dimostrarono una squadra vera anche nel sopportare i capricci di Larry Wright, che da quando s'infortunò a inizio stagione, non fu più lo stesso dell'anno prima. Diffidente verso tutti, al punto, come detto, di sparare a zero il giorno prima della gara più importante. Ma lui poteva portare alla vittoria quel gruppo, che seppe restare unito. Al resto pensò Bianchini, che seppe far capire ai giocatori che si trovavano di fronte a un'occasione che probabilmente non sarebbe ricapitata. Non ricapitò. E infatti se la presero, insieme al loro allenatore e ai loro tifosi.

Già, i tifosi. Più di tremila persone giunti in Svizzera con ogni mezzo costituiscono la più grande trasferta internazionale mai fatta per una squadra romana in qualsiasi sport che non sia il calcio. Chi poteva prese un charter, gli altri viaggiarono di notte con pullman e macchine, si mossero le scolaresche, professori e genitori chiusero vari occhi nei confronti dei loro figli, oppure partirono insieme a loro indossando i cappellini con visiera anni 80 che il Bancoroma distribuì a Ginevra. “Il ricordo più grande – ci ha raccontato Enrico Gilardi - è aver visto e conosciuto l'entusiasmo di tanti romani per il basket. Si sono imbarcati con tutti i mezzi possibili per raggiungere la Svizzera. Gente di tutte le età che quel giorno voleva esserci. A tanti anni di distanza, la gente che incontro ancora parla di quegli anni come qualcosa vissuta personalmente. I tifosi avevano fatto lo stesso percorso nostro e Ginevra fu il simbolo di tutto ciò. Coinvolgemmo tanta gente normale, non solo appassionati. Smuoverli da casa per venire fino a Ginevra fu importantissimo. Il calore che sentimmo è un ricordo che ancora oggi mi porto dentro”.

E' un ricordo che portiamo dentro tutti. Così forte che è diventato tale anche per chi non l'ha vissuto. Sia per quanto ne ha sentito parlare, sia perché di fronte a chi ha vinto svariati scudetti consecutivi può sempre rispondere che lui sul tetto d'Europa c'è stato. Anche se non c'era. Perché queste ricorrenze servono anche per ricordarsi (e ricordare, se serve) che chiunque, a qualsiasi titolo, prende parte alla storia della Virtus di oggi, ha l'onore e il dovere di sentirsi custode di quella coppa e di quella storia.

Irripetibile, verrebbe da dire, se non fosse che si darebbe un dispiacere al presidente dell'epoca Eliseo Timò. “Questa storia deve essere ripetibile”, ama ripetere con forza in ogni occasione in cui viene chiamato per festeggiare i successi del Bancoroma. Lo dirà anche stasera.

Bancoroma-Barcellona 79-73
Bancoroma: Wright 27 (13/32), Sbarra 8 (2/7), Kea 17 (6/11), Tombolato 5 (1/3), Gilardi 4 (1/6), Polesello 8 (2/4), Solfrini 8 (4/8), Bertolotti 2 (1/5), Salvaggi n.e., Grimaldi n.e. All. Bianchini
Barcellona: Santillana n.e., Seara 2 (1 /2), Sibilio 4 (2/4), Solozabal 6 (3 /4), Flores n.e., Ansa 11 (3/7), Starks 12 (5/8), De La Cruz 4 (1 /2), Davis 3 (1/ 2), San Epifanio 31 (12/19). All. Serra
Arbitri: Grigoriev (Urss), Rigas (Gre)
Spettatori: 8000

Note: Tiro: Bancoroma 30/76, Barcellona 28/48. Tiri liberi: Bancoroma 19/27, Barcellona 17/21. Rimbalzi: Bancoroma 21 (Kea 9), 11 offensivi; Barcellona 16 (Davis 5), 4 offensivi. Palle perse: Bancoroma 7 (Bertolotti 2), 4 recuperi; Barcellona 14 (Davis 5), 10 recuperi




venerdì 28 marzo 2014

30 anni fa, in viaggio per Ginevra, con ogni mezzo

Con ogni mezzo. Chiunque ha raccontato la trasferta di Ginevra, ha usato questi termini. Aereo, treno, pullman, macchina, e chissà cos'altro. Proprio in queste ore, eravate in viaggio. Eravate così. Chi si riconosce, chi vuole mandarci la sua foto di allora, chiunque voglia raccontarcela, lo faccia: bancoroma83@gmail.com

In pullman

Gemellaggio

Ma non sarai un po' troppo ottimista?

Siamo tutti dentro, si comincia?

L'attore Elliot Gould si presenta negli spogliatoi del Banco

Sì, ma prima un po' di riscaldamento

Olè ai nostri, fischi ai loro. Adesso sì che si comincia...

Se poi, in fin dei conti, volete sapere tutto, ma proprio tutto, sulla finale di Coppa Campioni tra Bancoroma e Barcellona, su ciò che accadde prima e ciò che accadde dopo, non vi resta che prendere "Banco! L'urlo del Palaeur", che trovate qui.

giovedì 27 marzo 2014

30 anni prima, 28 marzo 1984: Larry Wright contro tutti

Mercoledì 28 marzo 1984, meno uno. Piove sul lago Lemano. Piove di tutto, quest'anno, sul Bancoroma. Le gocce che fanno traboccare il lago (il vaso è già colmo) arrivano di prima mattina. Su Repubblica c'è un'intervista a Larry Wright realizzata da Emanuela Audisio. Wright ce l'ha con tutti. Sentite: “Qui la gente gioca come se andasse a timbrare un cartellino al lavoro. Finita l'ora, finito il lavoro. Del risultato non gli importa. E sa perché? Perché firmato il contratto uno sta a posto tutto l'anno, non viene licenziato, al massimo sta in panchina ma lo stipendio arriva lo stesso. In America ci sono i tagli, se uno è improduttivo sloggia e c'è la fila per rimpiazzarlo. Bianchini? Buon allenatore, ma in America non durerebbe. Nessuno si farebbe urlare dietro le cose che urla lui. Ma lo capisco, deve fare scenate, altrimenti i ragazzi non lo capiscono. Io da casa me ne sono andato a 16 anni, questi invece... lasciamo perdere. Individualmente sono tutti bravi ragazzi, ma la testa, quella, è un'altra cosa. I miei compagni mi rispettano, non mi amano. C'è una sensibile differenza, deve esserci e io voglio che ci sia. In due anni a casa dei miei compagni sono andato tre volte, perché solo tre volte sono stato invitato. Spero che capiscano l'importanza di questa partita”.



Apriti cielo. Varie colazioni vanno di traverso, lasciando macchie di caffè sulle copie de “La Repubblica”. In questo clima, il Banco svolge un doppio allenamento. Kea è l'osservato speciale, non gioca una partita da 20 giorni. Ogni volta che incrocia lo sguardo di Bianchini urla: “Coach, sono in forma! Sono in forma! Sono in forma!”. Una sola seduta con fotografi, giornalisti, mogli e fidanzate per il Barcellona.


Bianchini programma la sua conferenza stampa dopo quella di Serra e si fa riferire ciò che ha detto il collega. Serra mette le mani avanti: “Qui ci sono le due migliori squadre d'Europa, ma non i due migliori arbitri. Sento dire che dopo che il Real Madrid ha vinto la Coppa Coppe, la Fiba non vuole che la Spagna vinca due trofei. Mi rifiuto di crederlo e spero che non ci sia un gioco troppo fisico. Voi siete abituati, noi no”. Ed ecco Bianchini: “Rigas è tra i più promettenti, di Grigoriev mi parlano tutti bene. Non credo che verremo penalizzati per il gioco duro. Io lo chiamo progresso. Da noi si difende di più e meglio, da quando sono arrivati gli ex professionisti”. Poi l'arringa finale: “Ai miei giocatori ho detto: Atleti più forti di voi e allenatori più bravi di me non hanno mai avuto l'opportunità di giocare la finale di Coppa Campioni. E' una occasione storica. Siamo pronti a qualsiasi cosa, ma dobbiamo uscire da qui da campioni d'Europa”. Poi allenamento. A metà, Wright si ferma e si tocca una coscia. Paura. Niente di grave, per fortuna.

Se poi, in fin dei conti, volete leggere l'intervista integrale di Wright e sapere come reagirono Bianchini e la squadra, c'è Banco! L'urlo del Palaeur, che trovate qui.

30 anni prima: 27 marzo 1984, il Banco parte per Ginevra



27 marzo 1984. E' il giorno della partenza per Ginevra. Il Bancoroma parte con volo AZ nel primo pomeriggio, a Ginevra alloggerà all'Hotel Hilton. Della comitiva fanno parte Wright, Sbarra, Salvaggi, Gilardi, Tombolato, Polesello, Kea, Solfrini, Bertolotti, Grimaldi, Scarnati e Sacripanti. C'è anche Darrell Lockhart, stranieri di campionato, mentre in coppa gioca Kea.

Bianchini arriva all'ultimo secondo. E' passato dalla moglie Marina, che è in clinica e sta per partorire. “Se è femmina la chiami Ginevra?” gli chiedono. Risponde con un sorriso di circostanza. Poi si lascia andare: “Siamo in una galassia del tutto diversa. Fare una finale i Oppa Campioni significa lasciare le cose terrene e mettere piede in un modo di grandi attese. Si entra in simbolico, convergono su questi giorni le difficoltà, le insidie, le gioie di una stagione Viviamo un momento di catarsi”. Larry Wright se ne sta per conto suo, il “gioco, non gioco” ne ha un po' sporcato l'immagine, ma Bianchini lo difende a spada tratta. “Ci vuole rispetto per i campioni”, tuona di fronte ai giornalisti.

Se si vince, lui diventa il primo coach a vincere la Coppa Campioni con due squadre diverse, Larry Wright il primo giocatore a vincere Nba, un campionato europeo e la Coppa Campioni. Il Banco sarebbe la prima squadra a vincere la Coppa da esordiente. Appena arrivati, però, c'è subito una disavventura. I bagagli di Bianchini sono rimasti a Fiumicino. Si rimedia comunque qualcosa per l'allenamento, alle 18 al Patinoir. Atletica, tiro, ripasso di schemi. Il Barcellona si allena alle 20.

Ed è subito sera. Mancano due giorni alla finale.

Se poi, in fin dei conti, volete sapere se Bianchini ritrovò il suo bagaglio e con chi parlò Larry Wright durante il volo dell'andata, c'è Banco! L'urlo del Palaeur, il libro che trovate qui.

lunedì 24 marzo 2014

Trent'anni prima: 25 marzo 1984, l'ultima partita prima della finale di Ginevra



25 marzo 1984. Il Bancoroma gioca l'ultima partita di campionato prima della finale di Coppa Campioni. La testa di tutti però è a Ginevra, tant'è che sugli spalti del Palaeur si parla più dei biglietti per la finale che della partita. Gli ultimi 150 saranno messi in vendita proprio il giorno dopo. Anche la squadra ha la testa a Ginevra e rischia di perdere contro la Binova Bergamo, allenata da Recalcati, che naviga nei bassifondi della classifica. A 3 minuti dalla fine il Banco è sotto di 8 punti. Raggiunge il 71 pari, ma il bergamasco Mina ha la palla della vittoria. Clamorosamente, la consegna nelle mani di Polesello, che subisce fallo. Fulvio segna un tiro libero su due, ma è sufficiente per vincere. La cosa più importante però era verificare le condizioni di Larry Wright. Sta bene, segna 25 punti e ha risolto i problemi economici con la società. Bertolotti è stato tenuto a riposo per una piccola influenza. Dopodomani si parte per Ginevra. Per la finale di Coppa dei Campioni.

Mercoledì 25/3/1984
Bancoroma-Binova Bergamo 72-71 (34-37)
Bancoroma: Wright 25 (10/15), Sbarra 2 (1/1), Salvaggi n.e., Sacripanti n.e., Tombolato, Gilardi 10 (4/10), Polesello 11 (4/6), Solfrini 8 (4/8), Grimaldi n.e., Lockhart 16 (7/12). All Bianchini
Binova: Bosio 19 (6/13), Natalini n.e., Mina 2 (1/5), Sciarappa n.e., Mayes 22 (9/14), Carraria 6 (3/4), Meneghel (0/1), Giommi 6 (3/6), Smith 16 (7/18), Cirelli n.e. All. Recalcati
Arbitri: Vitolo e Chilà
Spettatori: 4000 Incasso: 8 milioni

Tiro: Bancoroma 30/52, Binova 29/61. Tiri liberi : Bancoroma 12/16, Binova 13/19. Rimbalzi : Bancoroma 22 (Lockhart 7), 3 offensivi ; Binova 31 (Mayes e Smith 9), 14 offensivi. Palle perse : Bancoroma 8 (Gilardi 4), 6 recuperi ; Binova 11 (Smith 5), 4 recuperi

Se poi, in fin dei conti, volete sapere anche cosa fece il Banco prima della partenza per Ginevra, non dovete far altro che leggere "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro che trovate qui.

domenica 16 marzo 2014

Curva D'Ivano a Milano. Nell'intervallo, aperitivo milanese. Un assaggio, non Assago.

Assaggio, più che Assago. Deve aver pensato questo, Ivano, preparando la Curva D'Ivano per vedere la partita di oggi contro Milano. Quindi per l'intervallo si prepara un aperitivo alla milanese: pizzette, Martini rosso e salsa guacamole. Solo un assaggio, però. Sennò poi l'aperitivo diventa una cena e la Curva D'Ivano magari mi diventa la Curva Milano. Meglio non correre rischi.


Ingredienti: 

farina, 500 gr. (quella che preferite, Ivano l'ha scelta macinata a pietra)
acqua, 250 ml. 
lievito, 12gr. (mezzo cubetto)
olio, 4 cucchiai + q.b. per il condimento
sale, 1 cucchiaino
zucchero, 1 pizzico




Amalgamare tutti gli ingredienti fino a formare una palla omogenea...


...che metterete a riposare 1 h e mezza circa, coperta con un panno, in un luogo tiepido (per esempio, forno spento)


Se avete gli stampini meglio. Altrimenti, se come Ivano non li trovate mai quando servono, potete usare un bicchiere rovesciato per ricavare le pizzette


Condite le pizzette con sale, olio e semi e cuocete in forno per 20 minuti circa, a 200°


Ecco qua. Ivano è pronto per l'intervallo. 

venerdì 14 marzo 2014

Il premio Coni Lazio 2013 a Marco Calvani

Nella giuria c'eravamo anche noi, ma non c'è stato bisogno di perorare la sua causa. Il nome di Marco Calvani ha messo d'accordo tutti i giurati al momento di assegnare il premio Coni Lazio 2013 come miglior allenatore. E ha messo d'accordo anche tutti i presenti nella sala Tevere della Regione, che mentre il figlio Matteo ritirava il premio (era un po' difficile muoversi da Barcellona Pozzo di Gotto in un giorno di allenamenti...) applaudivano e si chiedevano come sia stato possibile non confermare un allenatore che porta la Virtus in finale. Noi non ce lo chiediamo più, ma qui intanto riportiamo le motivazioni del Coni Lazio per il premio.




Marco Calvani ha guidato la Virtus Roma nello scorso campionato alla finale scudetto del campionato di basket. Un risultato straordinario per una squadra, l’Acea, che era partita per salvarsi o poco più. Il lavoro dell’allenatore insieme alle scelte dei giocatori fatte in estate – molti li ha scelti lui andandoli a scovare in America – è stato importante. A fine stagione Calvani non è stato riconfermato dal club. Attualmente allena il Sigma Barcellona Pozzo di Gotto che milita in Lega Gold. Cinquantuno anni, romano, ha cominciato giovanissimo ad allenare, a 19 anni con il Cus Roma femminile. Subito dopo ha seguito i settori giovanili della Stella Azzurra e della Virtus Roma con qualche esperienza in serie C a Termoli, Palmi e Benevento. Nel 1990 è diventato assistente alla Virtus Roma, con Paolo Di Fonzo e poi con Attilio Caja con il quale ha lavorato a lungo nella Capitale. Durante la sua permanenza alla Virtus in due occasioni è subentrato al capo allenatore, a Valerio Bianchini nella stagione ’98-’99 e a Cesare Pancotto in quella successiva. In seguito, lasciata Roma, Calvani ha allenato a Montecatini, Pesaro, Scafati, Trapani e Casalpusterlengo prima di tornare alla Virtus, vice di Lino Lardo al quale è subentrato nel gennaio del 2012 rimanendo capo allenatore fino alla finale scudetto del 2013. Prima di tornare in panchina, a Barcellona Pozzo di Gotto, Marco ha lavorato in qualità di consulente in un college americano.

Se poi, in fin dei conti, volete sapere perché si merita tutta la stima e tutto l'affetto possibile, provate a leggere "La squadra che non c'era", che trovate qui.

venerdì 7 marzo 2014

30 anni prima: 8 marzo 1984, Bancoroma-Bosna Sarajevo



E' l'8 marzo 1984. Dopo la vittoria del Bancoroma a Tel Aviv, la classifica del girone di Coppa Campioni dice: Bancoroma e Barcellona 12 Jolly e Bosna 10 Maccabi 6 Limoges 4. Il Banco affronta nell'ultima giornata il Bosna Sarajevo, con cui ha perso all'andata. I calcoli sono quindi facilissimi: se vince, va in finale. Se perde, in finale ci va il Bosna, che è allenata da un giovane ex playmaker: Svetislav Pesic, proprio lui.

Finora il Bosna ha sempre vinto in casa e sempre perso fuori, anche perché in casa crea le condizioni per vincere (campo fatiscente, 5000 persone in una palestra che ne tiene 2500, trucchetti di vario tipo...) e fuori casa crea quelle per perdere (viaggi della speranza per risparmiare, a volte qualche giocatore neanche parte). Stavolta però parte con un charter e organizza perfettamente la trasferta. Vuole vincere e fa anche pretattica, facendo credere che il suo miglior giocatore, Hadzic, sia infortunato. Invece sta bene e ovviamente gioca, risultando uno dei migliori in campo.

La partita viene presentata come un trionfo annunciato. Il Palaeur torna ad essere esaurito come non accadeva dalla finale scudetto. Ci sono Renato Rascel, Adriano Panatta, Antonello Venditti, Carlo Ancelotti, il presidente dell'Iri Romano Prodi, il Presidente del Consiglio Bettino Craxi, eccetera eccetera. Invece la partita si rivela molto più dura del previsto. Il Banco cerca a lungo il break decisivo ma ogni volta che va avanti, viene raggiunto. Gilardi è il più continuo, Polesello e Kea sudano sotto i tabelloni, alla fine sono Sbarra e Wright a far cedere la resistenza degli slavi.

8 marzo 1984
Bancoroma-Bosna Sarajevo 66-55
Bancoroma: Wright 20 (9/22), Sbarra 6 (3/7), Salvaggi n.e., Kea 9 (2/4), Tombolato n.e., Gilardi 23 (9/16), Polesello 4 (2/6), Grimaldi n.e., Solfrini 4 (2/7), Bertolotti. All. Bianchini
Bosna: Vucevic 17 (8/18), Dogic n.e., Benacek 8 (4/9), Lukenda n.e., Varajic 2 (0/2), Primorac, Mutapcic 4 (2/5), Bilanovic 2 (1/4), Hadzic 16 (8/18), Mitrovic 6 (3/6). All. Pesic
Arbitri: Jahoda (cec), Gehrman (Sve). Commissario Fiba: Boskov (Bul).
Spettatori: 16000 Incasso: 92milioni (13500 paganti)
Tiro: Banco 27/62, Bosna 26/62. Tiri liberi: Banco 12/15, Bosna 3/4.

Il Banco è in finale, ma la gioia dura poco. A fine partita Wright annuncia che andrà in America per curarsi alla caviglia che lo fa soffrire da tempo e non sa se potrà giocare la finale di Ginevra col Barcellona. E' l'inizio di una lunga Odissea che si concluderà solo, appunto, a Ginevra.


Se poi volete sapere come andò quella partita e cosa accadde dopo, non avete altro da fare che leggere "Banco - L'urlo del Paleur"

domenica 2 marzo 2014

Curva d'Ivano, biscotto alla Mayo

Ora che l'arrivo di Mayo è ufficiale, e anche gentiluomo naturalmente, anche Ivano punta su di lui. E così la Curva d'Ivano in occasione della partita di Bologna si è dotata di un adeguato accompagnamento per la partita. Adatto per vederla davanti al computer. Biscotti alla maionese. Ovviamente Mayo.




Ingredienti: 

90 gr burro
40 gr zucchero
80 gr mayo
270-280 farina 


Montare burro a tocchetti e zucchero


Aggiungere mayo  e lavorare a crema


Aggiungere la farina e impastare


Formare una palla, avvolgerla in una pellicola trasparente e mettere in frigo per mezz'ora



Con l'impasto, formare delle palline e schiacciarle alla Ivano: come viene viene. Poi in forno a 190° per 15 minuti, o quando i bordi diventano bruni


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Ivano è pronto. Ore 16:30, streaming Gazzetta.it