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venerdì 30 maggio 2014

L'urlo del Palaeur.



Salvatore Tommasi, detto Rino, fu il primo. Il 4 giugno 1960, quasi 3 mesi prima dei Giochi olimpici di Cassius Clay e Nino Benvenuti, decise di aprire il Palaeur allo sport. Al pugilato, che fino a quel momento aveva il suo “teatro” romano in un Palasport costruito al Tiburtino con delle vecchie lamiere. Tommasi aveva organizzato la semifinale dei mediomassimi tra Giulio Rinaldi e Germinal Ballarin. S'incamminò verso il Palazzone due ore prima del gong. Vide le macchine parcheggiate sulla salita che porta alla sommità della collinetta e si disse: “E' fatta”. Aveva ragione: i 12255 biglietti messi in vendita erano andati esauriti. Incasso: 25 milioni. Circa 350mila euro di oggi. Da quel giorno, Salvatore Tommasi, detto Rino, ha sempre ripetuto il rito e ogni volta che ha organizzato una riunione ha calcolato esattamente il numero degli spettatori in base alle macchine parcheggiate due ore prima.

Quello che Salvatore Tommasi, detto Rino, maestro di giornalismo, non sa, è che c'è una determinata categoria di persone che è in grado di calcolare la stessa identica proiezione, con la stessa precisione. Sono i tifosi che hanno sempre seguito la Virtus Roma. Se mercoledì prossimo li incontrate fuori dal Palasport e fate guardare loro le macchine parcheggiate, sapranno dirvi con esattezza quale sarà l'affluenza di gara3 contro la Mens Sana Siena.

Questo accade perché, mettetevi l'anima in pace, è il Palaeur la casa della Virtus. Non c'è nessun organizzatore di pugilato (neanche Salvatore Tommasi, detto Rino), nessun cantante o gruppo musicale, nessun partito politico o azienda che l'abbia frequentato più della Pallacanestro Virtus Roma. E ogni volta che ci si è spostati al Palazzetto (nel 1984-85, tra il 2000 e il 2003, tra il 2004 e il 2005, e dal 2011 a oggi) alla fine si è sempre tornati lì. Perché l'acqua va sempre al mare.

Nel tempo, a molti sembra un mostro con cui doversi confrontare, per la paura di vederlo sempre quasi tutto vuoto. Meglio rifugiarsi nel calore del Palazzetto, tra di noi. Comprensibile, perfino umano. Ma la Virtus è una cosa grande che merita che più persone possibile se ne accorgano. Non a caso i segni della nostra grandezza, i trofei e la maglia di Davide, trovano posto al Palaeur ma al Palazzetto no. E vincere questa difficilissima semifinale sarebbe qualcosa da grandi. Bisogna provarci lì. Senza paura del vuoto. Anzi, se non vi è mai capitato di entrare nel Palaeur totalmente vuoto, mercoledì provate ad essere lì all'apertura dei cancelli. Solo quando è tutto vuoto, infatti, riuscite a sentire tutti i diecimila che oggi possono entrarci. Li sentirete tutti e avrete un brivido. Respirerete la storia. L'abbiamo fatta lì, dobbiamo provare anche stavolta a farla lì.

Se sarà pieno, urlate. Perdonate gli occasionali che esulteranno a un canestro segnato dopo il fischio dell'arbitro. Perché non è vero che l'occasionale porta male. In fin dei conti, quest'anno non sono venuti praticamente mai, e abbiamo perso ben 7 partite in casa. Tenendoli fuori, lo scorso anno, è finita com'è finita. Poi certo, non è il Palazzetto che perde le partite e non è il Palaeur che le vince. Ma con 12mila occasionali su 15mila abbiamo vinto il nostro unico scudetto, quando l'abbiamo riaperto nel 1983. Con 10mila occasionali su 13mila abbiamo battuto i primi in classifica, noi che eravamo sesti (appunto...) nel 1996. Con 7mila occasionali su 10mila abbiamo battuto Siena (guarda un po'), quando l'abbiamo riaperto nel 2005.

Se sarà mezzo pieno, urlate ancora di più. Era mezzo pieno quando nel 2006 abbiamo eliminato Siena (guarda un altro po') e poi s'è riempito per il turno successivo. Era mezzo vuoto quando nel 1995 con Monzecchi e Israel battemmo la Fortitudo di Esposito e Djordjevic. Era prima mezzo vuoto e poi mezzo pieno quando nel 1989 conquistammo la salvezza rimontando 13 punti alla Glaxo Verona.

Se sarà vuoto, urlate di più e ancora di più. C'erano mille persone quando nel 1995 eliminammo Siena (guarda ancora un altro po') nei playoff. Al turno successivo ce n'erano 8500. C'erano meno di tremila persone quando nel 1998 battemmo, senza Mario Boni ed Edwards e con Calbini a marcare Rigaudeau, la Kinder Bologna che tre giorni dopo sarebbe diventata campione d'Europa. C'erano 1500 persone quando nel 2007 battemmo il Panathinaikos campione d'Europa e imbattuto in stagione fino a quel momento.


Insomma, il Palaeur non vince le partite. Ma qualcuna l'ha vinta pure lui. In tutte queste occasioni, l'urlo del Palaeur era sempre lo stesso. Perché puoi sentirli tutti anche se non ci sono tutti. Anche mercoledì prossimo. E forse anche domani a Siena. 

Se poi, in fin dei conti, oltre a sentirlo, l'urlo del Palaeur volete anche leggerlo, cliccate qui.

martedì 27 maggio 2014

Domani il Banco campione d'Europa a Roma Tre. E ci siamo anche noi

Lo sport a Roma Tre: 
Basket, 30 anni fa la Coppa dei Campioni a Roma”.


I
l ricordo di un’impresa con i protagonisti. 30 anni fa, il Bancoroma (oggi Virtus) sale sulla cima d’Europa nel basket. Contro i pronostici, la formazione romana, composta da molti romani, vince infatti il trofeo più ambito, la Coppa dei Campioni. Non era mai successo, non sarebbe successo più, almeno finora. Il playmaker della squadra, l’americano Larry Wright, soprannominato “il folletto nero”, concretizza il miraggio di un popolo. È un sogno che si avvera al Patinoire des Vernets di Ginevra (Svizzera) la sera del 29 marzo 1984 nella finale contro il Barcellona. Ma il Banco non era solo Wright e questa conferenza lo dimostrerà. L’Ufficio Iniziative Sportive di Roma Tre celebra il trentennale dell’impresa con alcuni dei protagonisti di allora.

“Basket, 30 anni fa la Coppa dei Campioni a Roma”, mercoledì 28 maggio 2014 alle ore 12 presso l’aula 5 del Dipartimento di Giurisprudenza, via Ostiense 159/161.

Interverranno:
Valerio Bianchini, coach del Bancoroma campione d’Europa 1984; Fulvio Polesello, centro del Bancoroma e capitano della squadra campione d’Europa 1984; Enrico Gilardi, guardia del Bancoroma nel 1984; Stefano Sbarra, playmaker del Bancoroma nel 1984.

Moderatori:
Diego Mariottini, Comunicazione per lo Sport, Università degli Studi di Roma Tre;
Max Civili, giornalista, produttore radiotelevisivo, attualmente corrispondente Press TV.

È prevista la presenza del giornalista, docente universitario e vicepresidente Comitato FIP Lazio Mario Arceri, del team manager della Virtus, Francesco Carotti, dell’attuale capitano, Alessandro Tonolli, del presidente del Bancoroma del 1984, Eliseo Timò e del coach della Nazionale femminile basket in carrozzina Carlo Di Giusto.

L’evento si avvale della collaborazione delle Associazioni USACLI e UISP e rientra nel ciclo di conferenze dal titolo “In Facoltà, per Sport”. Con il patrocinio dell’Assessorato allo Sport di Roma Capitale, del CONI Lazio.

sabato 24 maggio 2014

Alessandro Tonolli: "Virtus, ti amo"

Da Il Romanista di oggi



Vent’anni con la stessa maglia. Quella della Virtus Roma. Oggi, prima della partita della Virtus con Cantù, la Virtus ritirerà la maglia numero 8 di Alessandro Tonolli. Che da due anni non è più capitano, perché nell’ennesimo gesto d’amore per questa società, ha lasciato la fascia prima a Datome e poi a Goss. Ma che da oggi sarà il capitano di sempre e per sempre della Virtus Roma.

In 20 anni di Virtus, quante interviste hai rilasciato?
Facciamo una media di una quindicina all'anno, quindi circa 300.

E allora, visto che in 300 interviste ti avranno già chiesto di tutto, facciamo così: qual è la domanda a cui avresti voluto rispondere e che non ti hanno mai fatto?
"Che cosa si prova a vincere lo scudetto?" Ma non è certo colpa dei giornalisti se non me l'hanno fatta...

Intanto la Virtus è più che mai in corsa. Sta facendo di tutto per farti smettere il più tardi possibile...
Eh sì. Quando ho annunciato l'addio nella lettera ai tifosi avevo scritto che speravo arrivasse il più tardi possibile. E i miei compagni stanno facendo in modo di esaudire questo mio desiderio. Sono veramente contento di queste due partite a Cantù, perché abbiamo sempre lavorato bene per tutto l'anno ma a un certo punto non riuscivamo più a far vedere sul campo il frutto del lavoro che facciamo in allenamento. Probabilmente hanno pesato un po' anche alcuni infortuni. Ci siamo ritrovati a Venezia, quando ci stavano sfuggendo addirittura i playoff. Ed ora eccoci qui, dopo due vittorie incredibili, perché arrivate su un campo dove quest'anno non aveva vinto nessuno. Sarebbe stato da scommetterci sopra, perché immagino che le quote fossero decisamente alte... Anzi, qualche tifoso che ci ha seguiti fino a Cantù l'ha addirittura fatto e credo che come minimo si sia ripagato il viaggio!

Se pensi a gara3, pensi più alla cerimonia di ritiro della tua maglia o a chiudere la serie?
Alla cerimonia penso già da qualche giorno. Vedere ritirata la propria maglia è il massimo riconoscimento che si può dare alla professionalità e alla dedizione alla causa di un giocatore. Quello che proverò, poi, lo scoprirò in quel momento. Però siamo tutti talmente concentrati che anche in questo caso il mio primo pensiero è chiudere la serie e andare in semifinale.

Dato per certo che la tua ultima partita è ancora lontana, ripartiamo dalla prima.
20 novembre 1994, Teorematour Roma-Benetton Treviso. Ce l'ho scolpita in mente. Ringrazierò sempre Attilio Caja per avermi mandato subito in campo, anche se ero giovanissimo e appena arrivato. E mi ritrovai contro un ex campione Nba come Orlando Woolridge. Ho avuto anche una palla buona per segnare subito i miei primi due punti, presi un bel rimbalzo in attacco ma sbagliai il tentativo di schiacciata. La mia avventura a Roma è iniziata così.

Di certo non pensavi che sarebbe durata 20 anni...
Assolutamente no. Da una parte devo dire ancora grazie a Caja e alla società di allora, perché mi hanno sempre dato fiducia e così ho potuto crescere in fretta come giocatore e farmi apprezzare. Dall'altra, a livello personale, gradualmente sono diventato romano anche io. Di carattere sono timido, all'inizio ero un po' chiuso, ma poi piano piano ho iniziato a sentire mia la città e naturalmente la Virtus.

Finché non sei diventato il capitano.
Accadde nel 2000, era andato via Ambrassa, che lo era l'anno prima, e così del nucleo storico ero rimasto solo io. Un po' me l'aspettavo e penso che l'investitura sia arrivata nel momento giusto. Quando sei il capitano hai la responsabilità di rappresentare la società sia verso l'esterno sia verso l'interno e devi saper diventare un punto di riferimento per i compagni di squadra con il tuo esempio.

E da capitano hai alzato subito un trofeo. La Supercoppa del 2000. Molti dicono che fosse solo una coppetta...
Macché. Anzi, per me vale molto di più, perché di solito la Supercoppa se la giocano due squadre. Invece quell'anno parteciparono tutte le formazioni di A1 e A2, con gironi preliminari, playoff e final four. Dove trovammo le due bolognesi e Treviso. E' vero che qualche giocatore importante non c'era perché era alle Olimpiadi, ma andate a rivedervi quelle formazioni... In finale battemmo l la Virtus Bologna, che in quell'anno vinse campionato, Eurolega e Coppa Italia. Ma non si può dire che fece il grande slam, perché perse la Supercoppa con noi! Quella vittoria poi ha un grande valore perché era l'inizio di una splendida stagione, con uno splendido gruppo. Non ci davano una lira, ma si creò subito un grande feeling tra di noi e arrivammo quarti in regular season, finendo eliminati ai playoff solo per un clamoroso errore arbitrale.

E' la Supercoppa la tua più grande soddisfazione?
I trofei contano, sarei ipocrita se non lo ammettessi. E quindi mi sarebbe piaciuto vincere di più. Ma di soddisfazioni ne ho avute tante. Ad esempio, aver vissuto quell'annata lì, che fu un po' come quella dell'anno scorso o come quella del 1995-96 quando riempimmo il Palaeur pur essendo sesti in classifica. Vivere stagioni eccezionali con un grande gruppo è un qualcosa che capita raramente negli sport di squadra. A me è capitato in più di un'occasione e la soddisfazione è proprio questa: dimostrare che più che il risultato che raggiungi, è il modo in cui cerchi di raggiungerlo la cosa che conta. E' sapere che sei riuscito a dare il massimo e forse anche qualcosa in più. E' un grande insegnamento che dà lo sport e se penso a un'eredità che vorrei rimanesse della mia carriera è proprio questo tipo di messaggio. Ho fatto tanti sacrifici, non ho vinto quello che speravo, ma se mi guardo indietro non rimpiango nulla.

Tra i sacrifici, c'è anche quello di aver lasciato la fascia di capitano prima a Datome e ora a Goss.
Sì, non lo nego. Ma era giusto così e sono felice che il capitano della Virtus sia stato Gigi, che ha rappresentato tantissimo per tutti noi, per la società, per i tifosi e per la città. Non potevo avere un successore migliore. Se lo meritava, si merita tutto quello che ha ottenuto finora e quello che sicuramente otterrà in futuro. E anche Goss è un grande capitano. E' raro trovare un americano che sposi in maniera così totale la causa e senta così tanto l'appartenenza alla maglia come è per lui con la Virtus.

Cos'è la Virtus Roma?
Da 20 anni, è tutta la mia vita. Ogni cosa che faccio, la mia giornata, i miei impegni e di conseguenza anche i miei momenti liberi, sono in funzione della Virtus. E' il mio mondo. Lo sono tutte le persone che lavorano in società, quelle che l'aiutano per passione, i tifosi che ho conosciuto in questi anni. Il mio rapporto prima era professionale, poi è diventato amore vero. Perché ho fatto come si fa in amore. Accettavo i prolungamenti di contratto alla prima proposta, per rimanere. Le ho dato tutto me stesso. E quando ci sono state incomprensioni e problemi che potevano allontanarmi, ho sempre pensato a risolverli per poter continuare questa storia, piuttosto che pensare: “Sai che c'è? Dopo tanto tempo, me ne posso pure andare”. E sono felicissimo che le cose siano andate così.

La partita che vorresti rigiocare?
La finale di Coppa Italia del 2006 contro Napoli. Ci ho messo parecchio per riprendermi. Avevamo fatto tutto bene, avevamo eliminato Fortitudo Bologna e Siena, eravamo stati sempre in vantaggio, giocando meglio. Semplicemente, nel finale ci mancò un po' di energia, probabilmente se non si fosse fatto male Obinna Ekezie, il nostro centro titolare, ai quarti di finale, saremmo arrivati più freschi e ce l'avremmo fatta. 

La tua partita più bella?
In Eurolega, a Istanbul contro l'Ulker, nel 2003-04. Arrivammo all'ultimo momento perché ci furono grossi problemi con l'aereo, mi pare addirittura un allarme terrorismo. Ci siamo cambiati e siamo entrati in campo. Feci 23 punti con 6/9 da tre e loro erano uno squadrone, perdemmo di 4. Giocai ad altissimo livello anche tutta la serie playoff contro Treviso nel 2001. Peccato per quell'inesistente fallo di sfondamento fischiato a Jerome Allen su Marcus Brown...

Il compagno di squadra più forte?
Bodiroga. Ma subito dietro di lui ci metto Datome.

Prima di Parker e Myers?
Sì, Gigi è fortissimo e presto lo dimostrerà anche in Nba.

Il compagno di squadra che ti ha sorpreso di più?
Sconochini. Arrivò e fu eccezionale, in campo e fuori. L'ho già ricordata, la stagione 1995-96 è una delle più belle. Poi è tornato dieci anni dopo ed è stato come se fossimo stati compagni di squadra fino al giorno prima. Un grandissimo. 

Uno sfizio che vorresti toglierti prima di smettere?
Ovviamente vorrei andare più avanti possibile. Mi piacerebbe rivedere un'altra volta il Palaeur pieno, so che c'è la possiblità di giocare lì se andremo avanti. Non mi è capitato molto spesso, ma è una sensazione molto forte e mi piacerebbe che la provassero anche i miei compagni. Se la meritano.

E tu meriti il ritiro della maglia. L'altra già ritirata è la 4 di Davide Ancilotto.
Ci penso spesso. Era un amico. Anzi, è un amico. E se riesco a parlarne ancora al presente devo ringraziare i tifosi di Roma, per come riescono a tenere vivo il suo ricordo nonostante sia passato così tanto tempo e nonostante lui abbia giocato solo un anno nella Virtus. Ha lasciato un segno profondo in tutti coloro che l'hanno conosciuto. Avevamo la stessa età, siamo arrivati in Nazionale insieme, abbiamo condiviso tante cose. E domani, quando vedrò la mia maglia ritirata accanto alla sua, sarà una piccola magia perché condividerò un'altra emozione con lui, anche se non c'è più da tanto tempo.

venerdì 23 maggio 2014

I coriandoli e i carri del Carnevale nato a Venezia



Ancora non l'avete capito quanto siete belli? Voi che siete andati fino a Cantù per due volte in tre giorni, per trovare tifosi come voi bisogna cercare Cucciago nel pagliaio... Voi che avete chiuso ogni contatto col mondo per tre ore per poter vedere la replica e avete sudato, imprecato e urlato per un qualcosa che sapevate benissimo essere già successo... Voi che l'avete rivista anche se sapevate già il risultato, anzi, proprio perché sapevate già il risultato... Voi che avete sentito il radiocronista di Cantù maledire un certo “Phil Jones” (ma lo possiamo capire: non è abituato a perdere una partita in casa, figuriamoci due)... E perfino prendersela con gli arbitri... Voi che in streaming avete visto tutto, voi che invece non avete visto nient'altro che un punteggio che si aggiornava sul sito della Lega... Sì, proprio come quel giorno senza tv e senza radio a Venezia, dove è (ri)nata questa Virtus che ha fatto qualcosa d'incredibile. Ha vinto 2 volte in 3 giorni in casa della squadra famosa per non perdere mai in casa e che, tra l'anno scorso e qualche partitina nel 1983 e 1984, forse diventerà famosa per essere quella che in casa vince con tutti tranne che con noi.

A Venezia in regular season, finita sotto di 19 punti, questa squadra s'è ribellata a un destino che in troppi le stavano cucendo addosso. Sì, anche qualcuno di voi, tanto lo sapete. E forse venivano proprio dal Carnevale di Venezia i coriandoli che ieri piovevano in campo per fermare gli attacchi decisivi della Virtus. Non una grande idea, eh. Da queste parti tiravamo i panini in campo al Foro Italico sui match-point degli avversari di Adriano Panatta. Dalle loro spostavano addirittura i canestri, Bodiroga ancora se lo ricorda.

Grazie per questi coriandoli, perché questo sembra proprio un Carnevale. Lo scherzo l'ha fatto una Virtus che s'è tolta la maschera al momento giusto. E che finalmente non ha paura di mostrarsi per quella che è: brutta, sporca e cattiva. Non era uno slogan, quello che tante volte ha provato a comunicare Dalmonte. Era esattamente ciò che doveva diventare questa squadra, che troppo spesso s'è comportata come se fosse bella, senza poterselo permettere. A renderla bella tanto ci pensate voi, con la vostra immaginazione attraverso i racconti di un radiocronista canturino o di un play-by-play e con il vostro soffrire, litigare e festeggiare.


E se Carnevale deve essere, si preparino i carri. Quello del vincitore, si porti appresso quello degli sconfitti. E quello degli sconfitti, lasci spazio per quello degli occasionali, che mai come stavolta potrebbero farci veramente bene... E andate tutti nella stessa direzione, sperando di fermarsi il più tardi possibile. Siete così belli, anche quando litigate, che sarebbe un vero peccato fermarsi troppo presto.

mercoledì 21 maggio 2014

L'anno scorso il basket non era un concerto di Baglioni. Quest'anno è un concerto di Morandi.

L'anno scorso non si poteva andare al Palaeur perché "il basket non è un concerto di Baglioni". Quest'anno invece non ci si può andare perché c'è il concerto di Gianni Morandi. Che, per l'occasione, ci regala questa cover di se stesso.









FATTI MANDARE DALLA MAMMA 

E' un anno che aspetto
davanti al palazzetto
Non cercare una scusa
per restare a casa

Fatti mandare dalla mamma
a comprare il biglietto
devo dirti qualche cosa
che riguarda gara due

T'ho vista urlare in televisione
al canestro di Baron
con che mano
con che mano
Lui tirava da tre

Attenti
ai brianzoli
chi marca Aradori?
Mancinelli
rivedo
che spaccava
il muso


Fatti mandare dalla mamma
a comprare il biglietto
Stavolta salti
il concertone
Perché c'è gara tre

Provateci. Potrebbe essere bellissimo.



Mentre nello studio televisivo dove si parlava di tutt'altro l'assistente di studio invece di comunicare i tempi della trasmissione, comunicava minuto e punteggio, gli opinionisti sbirciavano un po' lui e un po' lo smartphone senza capire chi arrivasse prima, il cameraman mollava la telecamera per andare a vedere le ultime azioni e il conduttore si arrendeva comunicando al suo pubblico che la Virtus aveva vinto a Cantù, altrove facevate le stesse cose.

Sì, dico a te che hai svegliato i vicini. A te che ostentavi superiorità. “Eh ma io ho visto Larry Wright”. Pure io, embè? A te che t'intrufolavi nei pub di Cantù in incognito solo per sentire i commenti degli altri e a te che ti sei addormentato sognando la palla rubata di Goss, il tiro fuori equilibrio di Baron e i rimbalzi del pallone sul ferro al libero di Bobby Jones. A te che ci hai sempre creduto e ti prendi la tua rivincita. A te che non ci hai mai creduto e che godi proprio dell'incredulità. A te che vuoi urlare al mondo che avevi ragione e magari pure che conoscevi Kanacevic. A te che che pur di non dare ragione a quell'altro ora dici che la mossa vincente di Dalmonte è stata l'infortunio di Mayo. A te che saresti in grado di dimostrare che Kanacevic l'ha voluto Calvani (sempre grazie per la squadra che non c'era, Marco). A te che stamattina vai a fare il biglietto di gara3, a te che ti sei abbonato il 7 luglio 2012, a te che volevi abbonarti nell'agosto del 1994 ma la campagna abbonamenti manco era partita, a te che che hai visto Tonolli quando aveva tutti i capelli e a te che dici che ha smesso da 5 anni. A te che hai morso il divano per non svegliare tuo figlio, a te che hai svegliato i vicini, a te che mandavi sms con su scritto “ma che sta a succede??”, a te che hai spizzato il risultato dal televideo e hai detto “ma che è successo!!”. A te che hai rimpianto Michelini, a te che hai benedetto la Pedrazzi pure se sembrava canturina, a te che hai ordinato 4 birre dal nervosismo in un pub dove non c'era l'audio, a te che hai brindato in diretta tv. A te che dall'inizio dell'anno brontoli ma che stamattina quanto ti sei guardato allo specchio non hai potuto fare a meno di notare un sorriso, a te che avresti tanta voglia di spuntare da quello specchio e rinfacciare tutto.


A tutti voi, a cui di certo non voglio insegnare niente, perché ognuno fa e pensa ciò che crede. Sappiate però una cosa: anche se non lo sapete, anche se vi costa ammetterlo, ma ieri sera a un certo punto avete provato la stessa cosa e vi siete abbracciati. La Virtus può anche questo. Se ve lo ricordate nelle prossime 2-3 partite, forse le partite saranno ancora di più. Provateci. Potrebbe valerne la pena. Potrebbe essere bellissimo. 

sabato 17 maggio 2014

Alessandro Tonolli. Grazie.



Alessandro Tonolli annuncia il suo addio. Lo salutiamo con uno stralcio del capitolo dedicato a lui in "La squadra che non c'era". Se poi volete leggere il resto del capitolo e tutto il libro, lo trovate qui.

«Sabato, al termine della partita, mia moglie mi ha detto di essere orgogliosa di me. Le ho risposto: Valeria, peccato che ci siamo conosciuti tardi. Non hai potuto vedere così spesso quanto mi sarebbe piaciuto il vero Tonolli giocatore». Te lo raccontiamo noi, Valeria. «Se giocasse a pallavolo, finirebbe in Nazionale» dicevano di lui appena arrivato a Roma, nel 1994, 20 anni ancora da compiere. E tu, che a pallavolo hai giocato per anni, saresti stata d’accordo, se non altro perché probabilmente l’avresti conosciuto prima. Non era un complimento, però. Era un modo per dire che a parte saltare non è che potesse fare molto altro. Ma alla fine in Nazionale ci è arrivato. Di basket. «Era arrivato da poco, dovevamo giocare contro la Scavolini di Garrett, Costa e Magnifico – ricorda Attilio Caja – La notte prima quasi non ci ho dormito. Era un azzardo. Lui andò benissimo. Alessandro è la dimostrazione che attraverso il lavoro si può arrivare ai massimi livelli». Mille tiri al giorno sotto Dusko Vujosevic, lunghi esercizi di ball handling con Marco Calvani, applicazione feroce. Schiacciatore lo è diventato e tante volte ha fatto tremare i canestri con le sue inchiodate. A lungo è stato uno dei migliori difensori in Italia. Specialità della casa: fermarsi al momento giusto e prendere sfondamento. Così perfetto che certi arbitri quasi godevano nell’indicare il cambio di possesso palla. Gli saranno venuti addosso tonnellate di muscoli in 19 anni di carriera. Miglior tiratore al mondo dai 6 metri e 24 centimetri, o dai 6 e 74, l’importante è mettere il piedino sulla linea del tiro da tre. Lì non sbaglia mai ed è il primo a scherzarci sopra.

Potresti anche essere un po’ arrabbiata con lui, perché se fosse stato diverso avrebbe guadagnato di più. Gli sarebbe bastato non accettare ogni volta la prima proposta di rinnovo e intavolare lunghe trattative come facevano i suoi compagni di squadra. Oppure andarsene quando gli proponevano ingaggi superiori altrove. L’ultima volta neanche tanto tempo fa, a Pesaro. Ma se fosse stato diverso, e se tu fossi stata una che guarda a queste cose, non avresti detto “sì” quel giorno in riva al lago di Garda, di fronte a 4 testimoni. Uno di loro era Gigi Datome. Eh sì, Valeria, non sa scegliersi bene solo la moglie, ma anche gli amici. «Sono felice di aver passato a lui la fascia di capitano». Non l’avrebbe mai lasciata a uno che non ne fosse stato degno. Anzi, non l’avrebbe mai lasciata a nessun altro e il suo resta un gesto che ha pochissimi precedenti e nessun successore. Ne abbiamo passate tante, con lui. Ogni volta che s’è guardato indietro, non ha mai pensato al risultato ottenuto, ma a ciò che gli era rimasto dentro. Se pensa a una delusione gli viene in mente sì la Coppa Italia persa a Napoli («mi sono sentito come se mi avessero portato via una cosa che mi spettava»), ma di più gli ottavi di finale contro Trieste nel 2000 («perché di quella stagione non mi era rimasto niente dentro»). E se gli dite che non ha vinto nulla, giustamente, s’incazza. «La Supercoppa del 2000 una coppetta? Ma per favore... Battemmo due squadroni e per noi aveva un grande valore, perché stava nascendo un grande gruppo». Quel gruppo perse per uno sfondamento fischiato ad Allen su Marcus Brown. Non c’era. Brown non era mica bravo a prendere sfondamenti come Tonolli. Nessuno lo era. Anche nelle ultime stagioni non gli era rimasto niente dentro. E se poteva puntare i piedi non l’ha fatto, perché lui il capitano l’ha sempre fatto in punta di piedi. Prima di tutto viene il bene della Virtus. «È un vero capitano, è il nostro vero leader» disse di lui Dejan Bodiroga, uno che qualche “giocatorino” nella sua carriera l’ha incontrato...

Gli vogliamo bene, Valeria, ma tu non esserne gelosa. Lui stesso non sa cosa sia la gelosia, generoso com’è, nella sua storia d’amore con la Virtus. Non bisogna essere gelosi della Virtus, è un qualcosa di talmente bello che va condiviso con più persone possibile. A chi vorrebbe stare per sempre chiuso al Palazzetto, solo con quelli che veramente vogliono bene alla Virtus, bisognerebbe far leggere cosa disse in un’intervista nel 2006 realizzata sui gradini del Palazzetto. «A loro, a quelli che ci sono sempre stati, dico solo una cosa: quando verranno diecimila persone, non verranno solo per vedere noi, ma anche per vedere loro». Il cronista lo abbracciò.

(...)

Eravamo figli, figlie, studenti, fidanzati, mariti, mogli, genitori. Oggi siamo fidanzati, lavoratori, qualcuno licenziato o cassaintegrato, sposati, qualcuno già separato e qualcuno già padre e madre, nonni. Lui c’è ancora, con meno capelli. «Qualche tempo fa in un aeroporto si è avvicinato un signore mostrandomi una foto di qualche anno fa. Eravamo io, lui e suo figlio piccolo. Poi mi presenta il figlio: era diventato un marcantonio di 1.90». Ecco, non è lui che è invecchiato con noi, non è mica un personaggio di una telenovela. Siamo noi ad essere cresciuti con lui. Quando smetterà, ci sentiremo di colpo tutti un po’ più vecchi, mentre lui sarà sempre quel ragazzo di 19 anni che nel 1994 ha esordito contro Orlando Woolridge ed era già così bravo a prendere sfondamenti.


Nel 1994 nasceva Matteo Tambone, che è sceso in campo con lui sabato 11 maggio 2013 contro Reggio Emilia, in una partita di playoff. A un certo punto ha segnato e tutti lo hanno applaudito. Poi ha preso fallo di sfondamento e Tonolli gli ha accarezzato la testa.

venerdì 16 maggio 2014

Roma-Cantù ai playoff, quarta e ultima parte: 2012-13

E' storia di ieri. Più che una serie playoff, la semifinale dell'anno scorso è un romanzo. La Virtus vince le prime due partita senza stare quasi mai in vantaggio. In gara1 rimonta 19 punti, va al supplementare perché Lawal sbaglia i liberi, vince il supplementare perché Lawal segna i liberi. In gara2 va ancora sotto e la vince nell'ultimo quarto. Le tre gare successive, però, sono tutte di Cantù, che ribalta il fattore campo. Datome sta male ma non lo dice per non mandare segnali di debolezza, Mancinelli spacca il naso a Taylor, la squadra sembra cotta. Invece al Pianella Phil Goss si ribella. Confeziona un capolavoro negli ultimi 5 minuti e la Virtus vince, riprendendosi il fattore campo. Gara7 è una festa continua. Roma va in finale, dove perderà contro una squadra che – è storia di oggi – non avrebbe neanche dovuto iscriversi al campionato.

Se poi, in fin dei conti, volete sapere in ogni singolo dettaglio cosa fece Goss, non dovete far altro che procurarvi “La squadra che non c'era”, il libro sulla Virtus Roma campione d'Italia 2012-13, perché perse la finale contro la squadra che non doveva esserci.



24 maggio 2013
Acea Roma-Lenovo Cantù 82-75 dts (16-20, 30-42, 44-56, 66-66)
Roma: Goss 18, Jones 5, Tambone ne, Tonolli ne, Gorrieri ne, D’Ercole 8, Datome 23, Bailey 4, Taylor 10, Lawal 14, Czyz, Lorant. All. Calvani
Cantù: Abass ne, Scekic 6, Smith 6, Leunen 9, Mazzarino 6, Brooks 4, Tyus 15, Tabu, Ragland 16, Aradori 13, Cusin, Mancinelli. All. Trinchieri

27 maggio 2013
Acea Roma-Lenovo Cantù 74-68 (17-24; 34-42; 55-50)
Roma: Goss 12, Jones 5, Tonolli ne, Gorrieri ne, D’Ercole, Datome 16, Bailey 4, Alviti ne, Taylor 13, Lawal 18, Czyz 6, Lorant. All. Calvani
Cantù: Abass ne, Scekic 5, Smith ne, Leunen 2, Mazzarino 16, Brooks 7, Tyus, Tabu 2, Ragland 14, Aradori 18, Cusin 2, Mancinelli 2. All. Trinchieri

29 maggio 2013
Lenovo Cantù-Acea Roma 81-73 (20-14, 35-32, 51-42)
Cantù: Abass ne, Scekic 6, Smith ne, Leunen 7, Mazzarino 3, Brooks 8, Tyus 18, Tabu 3, Ragland 11, Aradori 19, Cusin, Mancinelli 6. All. Trinchieri
Roma: Goss 19, Jones 13, Tambone, Tonolli ne, Gorrieri ne, D’Ercole ne, Datome 15, Bailey 5, Taylor 6, Lawal 8, Czyz 4, Lorant 3. All. Calvani.

31 maggio 2013
Lenovo Cantù-Acea Roma 81-73 (23-14, 40-28, 55-48)
Cantù: Abass ne, Scekic 3, Smith ne, Leunen 3, Mazzarino 19, Brooks 10, Tyus 8, Tabu 7, Ragland 14, Aradori 13, Cusin 2, Mancinelli 2. All. Trinchieri
Roma: Goss 24, Jones 13, Tambone ne, Tonolli ne, Gorrieri ne, D’Ercole 2, Datome 4, Bailey 1, Taylor 6, Lawal 20, Czyz 3, Lorant. All. Calvani.

2 giugno 2013
Acea Roma-Lenovo Cantù 66-77 (19-19; 33-38; 44-53)
Roma: Goss 14, Jones 13, Tambone ne,Tonolli ne, Gorrieri ne, D’Ercole, Datome 6, Bailey, Taylor 14, Lawal 11, Czyz 5, Lorant 3. All. Calvani
Cantù: Abass ne, Scekic 7, Smith ne, Leunen 13, Mazzarino 8, Brooks 6, Tyus 10, Tabu 6, Ragland 9, Aradori 18, Cusin, Mancinelli. All. Trinchieri

4 giugno 2013
Lenovo Cantù- Acea Roma 69-74 (19-14, 38-35,51-50)
Cantù Abass ne, Scekic 8, Smith ne, Leunen 10, Mazzarino 6, Brooks 6, Tyus 12, Tabu 5, Ragland 8, Aradori 6, Cusin, Mancinelli 8. All. Trinchieri
Roma: Goss 17, Jones 10, Tambone ne, Tonolli ne, Gorrieri ne, D’Ercole 9, Datome 11, Bailey, Taylor 9, Lawal 16, Czyz 2, Lorant. All. Calvani

6 giugno 2013
Acea Roma-Lenovo Cantù 89-70 (18-16, 42-32, 61-53)
Roma: Goss 16, Jones 14, Tambone, Tonolli ne, Gorrieri, D’Ercole 8, Datome 9, Bailey 3, Taylor 18, Lawal 15, Czyz 5, Lorant 1. All. Calvani
Cantù: Abass, Scekic 8, Smith ne, Leunen 8, Mazzarino 5, Brooks 6, Tyus 4, Tabu 3, Ragland 16, Aradori 20, Cusin, Mancinelli. All. Trinchieri


Roma-Cantù ai playoff, parte terza: 2007-08



Devono passare 22 anni perché Roma e Cantù tornino a incrociarsi nei playoff. Accade nei quarti di finale del campionato 2007-08. In stagione regolare Roma è arrivata seconda e Cantù settima. Sulla panchina dei brianzoli peraltro c'è proprio Luca Dalmonte. Un mese e mezzo prima, in stagione regolare, la Lottomatica ha sofferto, vincendo solo al supplementare. E un po' soffre anche stavolta, perché dopo aver vinto facilmente gara1, perde gara2 a Cantù per una stoppata di Touré su Stefansson. Non avrà problemi poi a vincere le altre due gare. Poi andrà in semifinale e batterà Avellino. Poi andrà in finale e perderà con Siena, che in questi giorni abbiamo scoperto come è stata costruita...

11 maggio 2008
Lottomatica Roma-Tisettanta Cantù 85-59 (19-14, 42-36, 65-47)
Lottomatica: Aradori 2 (1/2), Fucka 14 (3/5), Tonolli, Jaaber 10 (4/8, 0/2), Stefansson 2 (1/2, 1/3), Lorbek 15 (6/8, 1/7), Hawkins 10 (4/4, 0/1), Crosariol 5 (2/5), De La Fuente 5 (2/4, 0/1), Gabini 3 (0/2, 1/3), Ukic 16 (5/7, 1/2). All.: Repesa.
Tisettanta: Casini (0/1 da tre), Wood 12 (3/4, 0/2), Brown 2 (0/1, 0/2), Fitch 11 (1/4, 3/8), Toure 6 (2/4, 0/4), Francis 10 (3/7), Mazzarino 11 (0/2, 3/4), Cukinas 3 (0/1, 0/1), Squarcina 4 (1/1), Ballarate, Lestini. All.: Dalmonte.

13 maggio 2008
Tisettanta Cantù-Lottomatica Roma 75-73 (24-22, 44-41, 62-50)
Tisettanta: Casini, Wood 12 (3/9, 1/2), Brown 11 (4/7, 0/1), Fitch 9 (3/4, 0/1), Touré 24 (5/5, 2/4), Francis 5 (0/4), Mazzarino 11 (2/7 da tre), Cukinas 3 (0/1, 1/1), Squarcina, Meroni ne, Carolo ne. All. Dalmonte
Lottomatica Roma: Aradori, Fucka 9 (3/6), Tonolli 2 (1/1), Jaaber 6 (1/1, 1/2), Stefansson 3 (0/1, 0/1), Lorbek 23 (6/8, 1/ 3), Hawkins 10 (1/3, 0/2), Crosariol ne, De La Fuente 6 (2/3, 0/2), Gabini 3 (0/1, 0/1), La Ragione ne, Ukic 11 (2/3, 1/3). All. Repesa

15 maggio 2008
Lottomatica Roma-Tisettanta Cantù 86-67 (24-13, 38-34, 61-50)
Lottomatica Roma: Giachetti, Aradori 1 (0/1 da tre), Fucka 7 (2/4), Tonolli 5 (1/1, 0/1), Jaaber 11 (4/8, 1/ 2), Stefansson (0/1 da tre), Lorbek 7 (2/3, 1/2), Hawkins 14 (5/12, 0/1), Crosariol, De La Fuente 16 (4/6, 1/ 2), Gabini 15 (4/4, 2/5), Ukic 10 (0/2, 1/ 2). All. Repesa.
Tisettanta: Casini 3 (1/ 2 da tre), Wood 7 (3 /4, 0/1), Brown 13 (3/7, 1/ 2), Fitch 10 (2/8, 2/6), Toure 14 (1/3, 3/ 4), Francis 13 (4/6), Mazzarino 7 (1/1, 1/3), Cukinas (0/3), Squarcina, Pedalà, Lestini. All. Dalmonte. 

17 maggio 2008
Tisettanta Cantù-Lottomatica Roma 53-66 (17-21, 28-38, 44-48)
Tisettanta: Casini, Wood 6 (1/ 4, 0/5), Brown 5 (0/3, 1/6), Fitch 12 (1/5, 3/7), Toure 12 (2/3, 0/4), Francis 2 (1/ 2), Mazzarino 5 (0/1, 1/4), Cukinas 11 (4/4, 1/1), Squarcina, Lestini, Meroni, Carolo, all.: Dalmonte.

Lottomatica: Aradori, Fucka 7 (3/3), Tonolli 3 (1/ 2 da tre), Jaaber 5 (1/ 2, 1/ 2), Stefansson 6 (2/4 da tre), Lorbek 12 (3/8, 2/6), Hawkins 8 (2/2, 0/3), Crosariol, De La Fuente 7 (2/3, 1/1), Gabini 6 (2/4 da tre), D'Alessio, Ukic 12 (3/3, 1/2), all.: Repesa.

mercoledì 14 maggio 2014

Playoff Roma-Cantù, seconda parte: 1985-86



La seconda volta in cui Cantù e Roma s'incontrano nei playoff, accade nei quarti di finale della stagione 1985-86. Decisiva gara1, decisivi gli arbitri. Alla fine dei tempi regolamentari non fischiano un fallo di Fumagalli mentre ruba palla a Sbarra, poi non fanno asciugare una pozza di sudore sulla quale scivola Gilardi. Si arriva al terzo supplementare, ma il canestro decisivo di Cappelletti è viziato da un'evidente infrazione di doppio palleggio. Il Bancoroma saprà poi reagire in gara2 al Palaeur (decisivo un canestro di Solfrini) ma non riuscirà nell'impresa nello spareggio, perdendo di 4 in una partita in cui negli ultimi 2 minuti non segnerà nessuna delle due squadre.
Il Banco, dopo aver vinto la Korac, era la squadra più in forma del momento. Agli ottavi aveva ribaltato il fattore campo con la Granarolo Bologna. In semifinale avrebbe trovato la Mobilgirgi Caserta, battuta 2 volte proprio in finale di Korac...



Mercoledì 30/4/1986
Arexons Cantù-Bancoroma 106-104 (37-30, 85-85, 96-96)
Arexons: Innocentin 17 (7/15), Cappelletti 2 (1/1), Fumagalli 9 (3/3), Bosa 2 (1/1), Cagnazzo, Gilardi n.e., Riva 26 (6/9, 3/10), Marzorati 11 (4/4, 1/4), Anderson 26 (3/5, 4/9), Gay 16 (6/13). All. Recalcati
Bancoroma: Melillo n.e., Sbarra 30 (9/18, 1/2), FLowers 4 (2/8), Rautins 29 (10/16, 3/6), Gilardi 9 (2/7, 1/9), Polesello 18 (7/9), Brunetti n.e., SOlfrini 14 (7/11, 0/1), Rossi, Valente. All. De Sisti
Arbitri: Marchis e Pigozzi
Spettatori: 3867 Incasso: 37 milioni
Tiro: Arexons 31/51 (8/23 da tre), Bancoroma 37/59 (5/18 da tre). Tiri liberi: Arexons 39 (Gay 18), 11 offensivi; Bancoroma 46 (Sbarra 11), 15 offensivi. Palle perse: Arexons 18 (Gay 6), 15 recuperi; Bancoroma 16 (Sbarra 5), 9 recuperi

Domenica 4/5/1986
Bancoroma-Arexons Cantù 95-93 (47-48)
Bancoroma: Melillo, Sbarra 17 (7/11, 1/1), Picozzi n.e., Flowers 18 (9/14), Rautins 18 (5/9, 1/1), Gilardi 14 (6/14, 0/1), Polesello 13 (5/9), Solfrini 15 (5/10), Rossi, Valente n.e. All. De Sisti
Arexons: Innocentin 4 (2/3), Cappelletti n.e., Fumagalli 13 (3/6, 1/2), Bosa 22 (8/10), Cagnazzo 4 (2/4), Gilardi n.e., Riva 30 (4/11, 6/13), Anderson 1 (0/3, 0/3), Gay 19 (6/12), Camagni n.e. All. Recalcati
Arbitri: Corsa e Baldi
Spettatori: 12000 Incasso: 70 milioni
Tiro: Bancoroma 37/67 (2/3 da tre), Arexons 25/49 (7/18). Tiri liberi: Bancoroma 15/20, Arexons 22/26. Rimbalzi: Bancoroma 32 (Flowers 13), 11 offensivi; Arexons 28 (Bosa 8), 9 offensivi. Palle perse: Bancoroma 9 (Flowers 3), 5 recuperi; Arexons 11, 7 recuperi (Gay 3)

Mercoledì 7/5/1986
Arexons Cantù-Bancoroma 76-72 (45-37)
Arexons: Innocentin 5 (2/5, 0/1), Cappelletti (0/2), Fumagalli (0/1), Bosa 10 (5/5), Cagnazzo 8 (3/6), Gilardi n.e., Riva 18 (4/12, 3/8), Marzorati n.e., Anderson 8 (4/7, 0/5), Gay 26 (12/19). All. Recalcati
Bancoroma: Melillo n.e., Sbarra 12 (6/11, 0/1), Picozzi n.e., Flowers 11 (4/6), Rautins 16 (5/9, 0/3), Gilardi 6 (0/4, 2/4), Polesello 13 (6/10), Solfrini 10 (4/7), Rossi n.e., Valente 4 (2/3). All. De Sisti
Arbitri: Zanon e Bollettini
Spettatori: 4200 Incasso: 42 milioni

Tiro: Arexons 30/57 (3/14 da tre), Bancoroma 27/50 (2/8 da tre). Tiri liberi: Arexons 7/13, Bancoroma 12/19. Rimbalzi: Arexons 38 (Gay 20), 14 offensivi; Bancoroma 29 (Flowers 10), 10 offensivi. Palle perse: Arexons 10 (Bosa e Gay 3), 5 recuperi; Bancoroma 12 (Solfrini 4), 2 recuperi


martedì 13 maggio 2014

Roma-Cantù ai playoff, prima parte: 1982-83



Quella che inizierà la prossima settimana sarà la quinta serie playoff tra Roma e Cantù. Ci avviciniamo ripercorrendo le altre quattro. La prima, naturalmente, è la nostra preferita: semifinale 1982-83, la Ford campione d'Europa viola il Palaeur in gara1, ma poi il Banco compie l'impresa al Pianella e vince lo spareggio. Ecco i tabellini:

Martedì 5/4/1983
Bancoroma-Ford Cantù 67-70 (39-36)
Bancoroma: Wright 27 (11/23), Prosperi n.e., Kea 10 (4/8), Grimaldi n.e., Gilardi 4 (1/6), Polesello 12 (5/7), Sbarra 2 (1/2), Delle Vedove n.e., Castellano 6 (3/8). All. Bianchini.
Ford: Innocentin 4 (2/5), Bargna 10 (5/7), Cattini 4 (2/2), Bosa, Brewer 9 (4/5), Riva 21 (8/22), Marzorati 6 (3/7), Bryant 10 (3/14), Bariviera 6 (3/5), Fumagalli n.e.
Arbitri: Vitolo e Duranti
Spettatori:13mila circa. Incasso 60 milioni
Tiri: Bancoroma 28/62, Ford 30/67. Tiri liberi: Bancoroma 11/11, Ford 10/11. Rimbalzi: Bancoroma 40 (Kea 14), 14 offensivi; Ford 27 (Brewer e Bryant 7), 9 offensivi. Palle perse: Bancoroma 14 (Kea 5), 5 recuperi; Ford 10 (Brewer e Bryant 3), 7 recuperi.

Giovedì 7/4/1983
Ford Cantù-Bancoroma 66-74 (38-40)
Ford: Innocentin 10 (5/10), Bargna 2 (1/2), Cattini (0/2), Bosa n.e., Brewer 4 (1/3), Riva 24 (10/23), Marzorati 8 (2/7), Bryant 14 (6/17), Bariviera 4 (2/4), Fumagalli n.e. All. Primo
Bancoroma: Wright 27 (12/21), Prosperi n.e., Kea 10 (2/6), Grimaldi n.e., Gilardi 10 (4/11), Polesello 7 (1/3), Sbarra n.e., Solfrini 12 (6/9), Delle Vedove n.e., Castellano 8 (3/8). All. Bianchini
Arbitri: Zanon e Gorlato
Spettatori: 5mila Incasso: 34milioni.
Tiri: Ford 27/68, Bancoroma 28/58. Tiri liberi : Ford 12/15, Bancoroma 18/24. Rimbalzi : Ford 29 (Brewer 12), 10 offensivi ; Bancoroma 38 (Kea 14), 10 offensivi. Palle perse : Ford 9, 14 recuperi (Marzorati e Bryant 4) ; Bancoroma 15 (Gilardi e Polesello 4), 5 recuperi.

Domenica 10/4/1983
Bancoroma-Ford Cantù 82-75 (41-40)
Bancoroma: Wright 20 (7/15), Prosperi n.e., Kea 12 (5/7), Sacripanti n.e., Gilardi 25 (10/17), Polesello, Sbarra (0/1), Solfrini 17 (4/10), Delle Vedove, Castellano 8 (3/10). All. Bianchini
Ford: Innocentin, Bargna 7 (3/6), Cattini 3 (1/7), Bosa, Brewer 10 (5/8), Riva 14 (6/15), Marzorati 22 (7/14), Bryant 15 (6/14), Bariviera 4 (2/2), Fumagalli n.e. All. Primo
Arbitri: Baldini e Montella
Spettatori: 13mila. Incasso: 67.173.000

Tiri: Bancoroma 29/60, Ford 30/68. Tiri liberi : Bancoroma 24/31, Ford 15/24. Rimbalzi : Bancoroma 37 (Kea 17), 9 offensivi ; Ford 24 (Brewer 8), 6 offensivi. Palle perse : Bancoroma 13 (Castellano 4), 9 recuperi ; Ford 6, 11 recuperi (Brewer 4).

Se poi, in fin dei conti, volete sapere cosa fece Larry Wright prima di gara2, come andarono quelle partite, e molto altro, non dovete fare altro che leggere Banco! L'urlo del Palaeur, che trovate qui.