Da qualche giorno provo, senza successo, a scrivere qualcosa sulla molto probabile fine della Virtus. Poi mi sono reso conto che l'ho già scritto. Pagina 108 di “Banco! L'urlo del Palaeur”, libro uscito tre anni fa, in giorni molto simili a questi. Lo dedico a tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno tifato per la Virtus, compresi quelli che su tante cose non la pensano come me e con cui spero di continuare a discutere, perché vogliamo la stessa cosa anche se pensiamo di arrivarci per strade diverse. E anche a chi può ancora fare qualcosa. Se lasciate che muoia la Virtus, forse è vero che non muore il basket a Roma. Ma muore quel che segue:
“Se oggi la Virtus è l'unica realtà di vertice dello sport romano – a parte Roma e Lazio – a non essere mai sparita negli ultimi 30 anni, è perché ancora resiste un sentimento nato 30 anni fa. E se c'è un motivo per cui non bisogna farla sparire, è proprio quel sentimento, anche se ora se ne sta un po' nascosto. Sballottato tra Palaeur, là dove nello stesso spazio in cui oggi ci sono due sedie vuote allora entravano 4 persone, e Palazzetto. Cercando sul soffitto quegli stendardi che, ricordando i trofei, ti ricordano da dove provieni. Deluso e rimasto a casa, a “spizzare” i risultati su internet o sul televideo, ostentando a fatica distacco. E' un qualcosa che si è tramandato spontaneamente nel tempo, che ha bisogno di tanto coraggio, ma che vale la pena di essere vissuto. Spiegarlo è più difficile che viverlo. Oppure è la stessa cosa. E' capirsi da uno sguardo, soli in mezzo a tanti. O in mezzo a pochi, fa lo stesso, tanto gli altri non lo capiscono. E' la più anomala delle passioni sportive, che ti fa leggere i giornali sportivi al contrario e non ti fa mai andar via prima della fine, perché non c'è il problema del traffico. E' invecchiare insieme al vicino di posto o vedere il bambino che stava sempre in quarta fila accanto alla madre diventare alto 1 metro e 90. E' sentirsi soli. A Roma, dove nessun altro capisce che si può provare per una squadra di basket quello che si prova per una squadra di calcio. Nell'Italia della pallacanestro, dove nessuno si pone il dubbio che anche a Roma possa esserci la stessa passione che c'è altrove. E' fare cose senza senso. Andare a Settebagni per un'amichevole del 14 agosto, a Ginevra per la finale di Coppa dei Campioni, a Reggio Calabria per retrocedere, a Pesaro per nascondersi nei bagni prima della finale di Korac perché non hai il biglietto, a Mestre per il funerale di un giocatore. Passare la notte da solo per le vie di Forlì perché hai perso il treno ma Ansaloni ti ha fatto felice all'ultimo secondo, piangere a Forlì, 10 anni dopo, perché la Coppa Italia se n'è andata. Saper prevedere un'ora prima della partita quanti spettatori ci saranno in base alle macchine parcheggiate sulla collina dell'Eur, contare uno per uno i presenti contro la Francorosso Torino o contro il Pau Orthez. E' troppo bello per poter essere tradito. Scusate se lo chiamiamo amore. L'abbiamo maledetto e l'abbiamo difeso, questo amore. Mentre lasciavamo che la voce finisse rimanendo afoni fino al mercoledì, mentre ci lasciavamo andare seduti sul prato accanto al capitano, mentre gli arbitri non ci lasciavano vincere. La rimessa era nostra, non era fallo in attacco di Allen, ma era fallo su Righetti e il canestro di Gilardi era buono. Lasciavamo che Obradovic piangesse, che Henson decidesse di veder nascere il figlio, che Tusek prendesse in braccio il figlio, che Nando il magazziniere ci trattasse come figli. Mentre i genitori non ci lasciavano andare in trasferta, gli amici che non volevano capire ci lasciavano perdere, le ragazze che non potevano capire ci lasciavano. Ci lasciavano i campioni come Parker e Sconochini, ma ci lasciavano sognare con il passo e tiro di Bodiroga e Ancilotto. Sogni d'agosto, finché un giorno d'agosto non ci avrebbe lasciati anche lui. Davide”.
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lunedì 6 luglio 2015
mercoledì 17 giugno 2015
Federico Buffa racconta Larry Wright
Ebbene sì, è success. Superbasket, 10 aprile 1986. Larry stava a Udine, ma tant'è...
Già, com'è andata a finire? Potete leggero in "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro che ripercorre tutta l'epopea del Bancoroma. Ma proprio tutta.
mercoledì 22 aprile 2015
I 145 stranieri della storia della Virtus, le loro 30 nazionalità e il primo, che però nella Virtus non giocò mai...
Quella di Mika Vukona è la trentesima nazionalità (Italiana esclusa) che si vede nella storia della Virtus Roma. Da tempo stiamo cercando di catalogare tutti i giocatori non italiani che hanno vestito la maglia della Virtus, anche se è sempre più difficile individuare i criteri. Qualche esempio: Sconochini è italiano come Gabini? Di passaporto sì, ma i percorsi cestistici sono ben diversi ed entrambi hanno giocato con l'Argentina. Fermo restando che chi ha cambiato passaporto in corsa si tiene quello di origine (Bobby Jones e Ibby Jaaber, ad esempio, restano americani), che Becirovic anche se è arrivato come italiano non può non restare sloveno, che Ejim è canadese anche se gioca da nigeriano... E non sono gli unici casi. Al momento l'unico georgiano è Quinton Hosley, che probabilmente non sa neanche che esiste uno stato chiamato Georgia.
In
attesa di perfezionare un conteggio che comunque è imperfezionabile (anzi, chi ha segnalazioni, non esiti!),
al momento non sono presi in considerazione i giocatori che hanno
giocato solo in Coppa Italia (esempi: Rory White, Larry Spriggs e
forse non solo loro) o che sono stati tesserati senza disputare
neanche una gara ufficiale (Jim Chones o, ultimo esempio, Petty
Perry) i conti sono questi:
USA
(82): Mike Davis, Phil Hicks, Tom Zaliagiris, Kim Hughes, Larry
Wright, Clarence Kea, Darrell Lockhart, Raymond Townsend, Bruce
Flowers, Scott May, Mike Bantom, George Gervin, Lorenzo Romar, David Thirdkill, Danny Ferry, Brian Shaw, Kurt Nimphius,
Michael Cooper, Ricky Mahorn, Elvis Rolle, Kenny Payne, Tanoka Beard,
Shelton Jones, Albert English, Ben Coleman; Jeff Sanders, Bob
Thornton, Mark Davis, Marty Embry, Steve Henson, Gary Plummer, Tod
Murphy, Irving Thomas, Ian Lockhart, Ed Stokes, Bill Edwards, Gaylon
Nickerson, Warren Kidd, John Turner, Mike Iuzzolino, Henry Williams,
Jerome Allen, Rod Sellers, George Gilmore, Benjamin Handlogten,
Scoonie Penn, Casey Shaw, Jeff Sheppard, Brandon Wolfram, Horace
Jenkins, Anthony Parker, Cory Alexander, Rashard Griffith, Keith
McLeod, Tyus Edney, Maurice Carter, David Hawkins, Gary Trent, Mire Chatman, Ibrahim
Jaaber, Erik Daniels, Allan Ray, Andre Hutson, Brandon Jennings, Ruben Douglas,
Kennedy Winston, Ricky Minard, Darius Washington, Josh Heytvelt, Charles Smith,
Clay Tucker, Jarvis Varnado, Phil Goss, Bobby Jones, Jordan Taylor,
Josh Mayo, Jimmy Baron, Austin Freeman, Ramel Curry, Kyle Gibson,
Jordan Morgan, Brandon Triche
SLOVENIA (7): Marko Tusek, Vlado Ilievski, Erazem Lorbek, Sani Becirovic, Primoz Brezec, Jurica Golemac, Uros Slokar
NIGERIA
(6): Obinna Ekezie, Adeola Dagunduro, Gani Lawal, Callistus Eziukwu,
Trevor Mbakwe, Ndudi EbiSLOVENIA (7): Marko Tusek, Vlado Ilievski, Erazem Lorbek, Sani Becirovic, Primoz Brezec, Jurica Golemac, Uros Slokar
FRANCIA (5): Stephen Johnson, Vassil Evtimov, Herve Toure, Ali Traore, Jerome Moiso
SERBIA (4): Sasa Obradovic, Dejan Bodiroga, Ognjen Askrabic, Tadija Dragicevic
GRECIA (4): Yannis Gagaloudis, Mihalis Kakiouzis, Loukas Mavrokefalidis, Dimitris Marmarinos
ARGENTINA (3): Juan Alberto Espil, Hugo Sconochini, Roberto Gabini
CROAZIA (3): Dino Radja, Roko Ukic, Rok Stipcevic
IRLANDA (3): Dan Callahan, Cal Bowdler, James Larranaga,
CANADA (2): Leo Rautins, Melvin Ejim
BELGIO (2): Tomas van den Spiegel, Maxime De Zeeuw
BOSNIA (2): Nihad Djedovic, Nemanja Gordic,
MONTENEGRO (2): Vladimir Dasic, Halil Kanacevic
POLONIA (2): Alexsandar Czyz, Simon Szewcyk
GERMANIA (2): Sebastian Machowski, Marko Pesic
DANIMARCA (2): Claus Hansen, Christian Drejer
BRASILE (1): Andrade Israel
PORTOGALLO (1): Johnny Branch
PORTORICO (1): Daniel Santiago
REPUBBLICA CECA (1): Lubos Barton
REPUBBLICA DOMINICANA (1): Jose Vargas
SVEZIA (1): Doremus Bennermann
AUSTRALIA (1): Wade Helliwell
GIAMAICA (1): Bryan Bailey
ISLANDA (1): Jon Stefansson
SPAGNA (1): Rodrigo De La Fuente
UNGHERIA (1): Peter Lorant
SOMALIA (1): Faisal Aden
GEORGIA (1): Quinton Hosley
NUOVA ZELANDA (1): Mika Vukona
Il primo di tutti, però, non è in questa lista. Perché il primo straniero della storia della Virtus non giocò mai nella Virtus. Arrivò che era già infortunato. La sua storia, sinistro presagio di molte altre, è su "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro che trovate qui.
lunedì 20 aprile 2015
"Banco! L'urlo del Palaeur" entra in biblioteca
"Banco! L'urlo del Palaeur", il libro che racconta l'epopea del Bancoroma, è stato donato alla biblioteca "Pier Paolo Pasolini" di Viale Caduti per la Resistenza 410/a. E lì è disponibile per prestito e consultazione. In fondo, non è molto distante dal Palaeur e in quartiere, Spinaceto, che da molto prima che Nanni Moretti si accorgesse di lui per fare "Caro Diario", era pieno di gente che giocava a basket. E lo è ancora.
contatti
responsabile della biblioteca Antonio Lombardo
telefono (0039) 06 45460520
fax (0039) 06 5083275
e-mail pasolini@bibliotechediroma.it
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30 anni prima: Zam Fredrick (Ebbene sì)
Stavolta abbiamo saltato l'appuntamento, perché fa male ricordarlo. Ma il 18 aprile 1985 il Bancoroma veniva eliminato dai playoff al termine di una delle serie più assurde della sua storia. Dopo aver vinto la regular season, incontrò la Scavolini, che si era qualificata all'ultima giornata e che aveva cambiato 2 allenatori e 4 stranieri durante la stagione. Uno di loro, Zam Fredrick, fu il grande protagonista di quella serie caratterizzata da tre vittorie esterne. Pesaro vince a Roma, Roma vince a Pesaro, Pesaro vince a Roma. Però grazie a youtube possiamo rivedere il duello tra Townsend e Fredrick in gara2, quella che il Banco vinse a Pesaro quando tutti lo davano per spacciato.
Se poi invece volete sapere tutto, ma proprio tutto, sull'epopea del Bancoroma, non dovete far altro che leggere Banco! L'urlo del Palaeur che trovate qui
Se poi invece volete sapere tutto, ma proprio tutto, sull'epopea del Bancoroma, non dovete far altro che leggere Banco! L'urlo del Palaeur che trovate qui
lunedì 23 marzo 2015
30 anni prima: 24 marzo 1985, Simac Milano-Bancoroma 90-113
L'ultima
volta che ho sentito parlare di questa partita è stato pochi mesi
fa. Alla presentazione del suo libro “Altro giro, altro tiro, altro
regalo”, Flavio Tranquillo raccontava che nel post-partita chiese a
Valerio Bianchini, peraltro presente in sala, se la grande
prestazione avesse salvato Townsend dal taglio. Il Vate rispose con
un discorso lungo e ricco di dotte citazioni, senza rispondere su
Townsend. Ogni tanto ne parlano anche alcuni dei protagonisti del
Banco, che grazie a quella vittoria vinsero la regular season,
impresa che ritengono ingiustamente dimenticata. Per anni, prima che
la Virtus di Pesic nel 2006 facesse altrettanto, è stata la vittoria
più ampia mai ottenuta dalla Virtus a Milano.
Il Banco
ci arrivò secondo in classifica, con 42 punti, mentre la Simac, che
aveva appena vinto la Coppa Korac, ne aveva 44. Milano, peraltro,
all'andata aveva vinto di 10 al Palaeur dopo un supplementare
agguantato con un tiro da centrocampo di Gilardi per la disperazione
di Bianchini («Avevamo tutto il quintetto base fuori per falli,
sarebbe stato meglio perdere di 3 punti»). Era la penultima
giornata, l'idea di tutti era quella di provare a difendere il
secondo posto. In realtà, però, Bianchini aveva annusato la
possibilità di fare il colpaccio, tanto che la riunione tecnica era
durata ben 40 minuti in più del solito.
Si giocò
al Palalido (il Palasport di San Siro era crollato per la neve poco
tempo prima) alle 18, con differita su Telemontecarlo alle 20,30. E
fu un dominio totale da parte del Bancoroma, che concesse un solo
vantaggio alla Simac (13-12 al 4') per poi condurre sempre i giochi.
Più 10 a fine primo tempo (45-55) e in apertura di ripresa allungo
decisivo propiziato da 7 punti consecutivi di Townsend (47-64 al
22'). Milano rientra fino al 61-68 al 30', ma dopo 3' il Banco torna
a volare (73-89) e dilaga nel finale vincendo di 23. Nell'ultima
giornata batterà Cantù e confermerà il primo posto in regular
season per la seconda (e ultima) volta nella sua storia.
A fine
partita, chiederanno a Bianchini: «Coach, la preoccupa la semifinale
playoff con la Granarolo?» Lui rispose: «Veramente mi preoccupa il
primo turno con la Scavolini». Aveva ragione, purtroppo.
Domenica
24/3/1985
Simac
Milano-Bancoroma 90-113 (45-55)
Simac:
Boselli 11 (2/3, 1/5), D’Antoni 9 (0/1, 3/9), Pettorossi n.e.,
Premier 15 (4/6, 0/5), Meneghin 18 (6/10), Gallinari 2 (1/1), De
Piccoli n.e., Schoene 12 (6/11), Carroll 23 (10/17), Bariviera. All.
Peterson
Bancoroma:
Sbarra 3 (1/3), Iardella n.e., Townsend 34 (10/14, 2/6), Flowers 22
(8/9), Tombolato 2 (1/3), Gilardi 24 (8/11, 2/4), Polesello 10 (5/8),
Scarnati n.e., Solfrini 18 (7/11), Valente n.e. All. Bianchini
Arbitri:
Baldini e Montella
Spettatori:
4000
Tiro:
Simac 29/49 (4/19 da tre), Bancoroma 40/59 (4/10 da tre). Tiri
liberi: Simac 20/24, Bancoroma 21/23. Rimbalzi: Simac 27 (Meneghin
9), 12 offensivi; Bancoroma 29 (Flowers 8), 8 offensivi. Palle perse:
Simac 14 (Meneghin 4), 9 recuperi; Bancoroma 18 (Flowers 5), 13
recuperi
Se poi, in fin dei conti, volete sapere che cosa accadde prima e purtroppo dopo quella partita, non avete che da leggere "Banco! L'urlo del Palaeur"
lunedì 19 gennaio 2015
Cedevita Zagabria. Di risse, Cibona, Bancoroma, Repesa e Drazen Petrovic... (lunghetto, ma completo)
Mercoledì
in Eurocup la Virtus sfida il Cedevita Zagabria, che in panchina ha
Jasmin Repesa, ex allenatore della Virtus e anche della storica
squadra di Zagabria, il Cibona. Tutto ciò avviene trent'anni dopo
l'incrocio in Coppa dei Campioni col Cibona Zagabria.
Né
il Bancoroma né il Cibona sapevano, il 16 gennaio 1985, che la
partita del Palaeur sarebbe stato un passaggio di consegne tra la
detentrice della Coppa e la futura vincitrice. Anche perché quel
giorno vinse il Banco, nonostante fosse già chiaro che aveva di
fronte uno squadrone. Il Cibona infatti poteva schierare 4/5 del
quintetto base della nazionale jugoslava che era stata bronzo
olimpico a Los Angeles. C'erano Nakic, Knego, Vukicevic e
naturalmente i fratelli Petrovic. Mirko Novosel (Ct di quella
Jugoslavia) neanche si degnava di allenarla per il campionato, quando
lasciava spazio al suo vice allenatore Pavlicevic. Lui scendeva in
panchina solo per la Coppa dei Campioni.
Drazen
Petrovic era già Mozart. Pochi giorni prima, in un'esibizione, aveva
fatto 60/62 al tiro da tre. Da una sua provocazione a Gilardi era
nata la rissa tra Italia e Jugoslavia agli Europei del 1983. E fu
rissa anche al Palaeur, al termine di una partita che il Banco aveva
quasi sempre condotto, grazie al grande contributo sotto canestro di
Flowers e Tombolato (Polesello giocò poco a causa della febbre), ma
che non aveva saputo chiudere anche perché ogni volta c'era proprio
Petrovic a riavvicinare il Cibona.
Clamoroso
il finale: gli slavi sorpassano, vanno anche a +5 (76-81). Il Banco
torna sotto grazie a Townsend, che lo riporta a -1 (86-87). E'
proprio lui, a 11 secondi dal termine, a segnare da tre punti il
canestro del sorpasso: 89-87. Ma 11 secondi sono tanti, soprattutto
per chi fa Petrovic di cognome. E' Aza, non Drazen, a tentare il tiro
da tre che darebbe la vittoria al Cibona. Townsend lo stoppa. Più
probabilmente, lo ammettiamo, gli arpiona il braccio. L'arbitro, il
polacco Paszucha, che due anni prima era stato il principale
responsabile dell'eliminazione del Banco dalla Korac ad opera del
Limoges, non fischia. Il pallone finisce tra le mani di Tombolato,
che non lo molla più.
A
quel punto Petrovic (Drazen) aggredisce un arbitro, lo stesso Novosel
perde la calma e strappa lo stemma della Fiba dalla maglia di un
altro arbitro, i giocatori in panchina prendono a calci i tabelloni
pubblicitari e li fanno volare in campo, i giocatori del Banco non
stanno certo a guardare... Anche perché, dopo la gara di Tel Aviv
col Maccabi, sono ormai abituati alle risse...
Mercoledì
16/1/1985
Bancoroma-Cibona
Zagabria 89-87 (46-41)
Bancoroma:
Sbarra
2 (1/2), Iardella 2 (1/4), Townsend 18 (3/8, 4/5), Flowers 25
(11/16), Tombolato 19 (7/9), Gilardi 7 (1/3, 1/4), Polesello 3 (1/4),
Scarnati n.e., Solfrini 13 (5/10), Valente n.e. All. Bianchini
Cibona:
M.Nakic 2 (0/3), A.Petrovic 17 (1/2, 5/7), Bebic n.e., Cutura 26
(10/19), D.Petrovic 28 (8/14), Knego 6 (3/9), Vukicevic 6 (3/3), Usic
2 (1/3), I. Nakic n.e., Arapovic n.e. All. Novosel
Arbitri:
Paszucha (Pol) e Mottart (Bel). Commissario Fiba: Avramidis (Gre)
Spettatori:
4300 Incasso: 21 milioni
Tiro:
Bancoroma 38/65, CIbona 31/59. Tiri liberi: Bancoroma 14/16, Cibona
21/21. Tiri da tre: Bancoroma 5/9, Cibona 5/7. Rimbalzi: Bancoroma
25, Cibona 25
Tecnicamente
parlando, quello è stato il punto più alto della storia della
Virtus. Che dopo quella vittoria era contemporaneamente prima in
Europa e prima in Italia. Le cose poi non andarono come si pensava a
causa delle sconfitte interne con Maccabi e Real Madrid. E al ritorno
il Cibona vinse così:
Il
Cibona poi vinse addirittura la Coppa. E a fine giugno fu invitato
alla Coppa Intercontinentale, dove c'era anche il Bancoroma, che
aveva già De Sisti in panchina al posto di Bianchini e non riuscì a
difendere il titolo conquistato nel settembre del 1984 in Brasile. Ma
vinse 101-98 contro il Cibona campione d'Europa.
La
resa dei conti finale però ci fu un po' di tempo dopo. Nell'agosto
del 1986 a Palencia, cittadina della Castiglia circa duecento
chilometri a nord-ovest di Madrid, nella finale di un torneo estivo.
La cronaca: 37 secondi dopo l'inizio, Usic piazza una gomitata in
faccia a Scott May, che la restituisce. Un minuto dopo lo stesso Usic
replica sul sopracciglio di Polesello, che sfodera con un gancio
destro ben assestato. Espulso, Fulvio esce tra gli applausi del
pubblico, che non aveva gradito le scorrettezze del Cibona nelle
partite precedenti del torneo. Drazen Petrovic segna da tutte le
parti, ma il Bancoroma resta a contatto. Aza Petrovic, invece,
provoca Gilardi, che replica “alla Polesello”. Non contento, il
fratello di Drazen si rivolge da par suo alla panchina del Banco, da
cui saltano fuori tutti. Ed è, appunto, tutti contro tutti.
Bilancio: espulsi Aza Petrovic e Usic da una parte, Gilardi e May
dall'altra (più Polesello). S'infortuna Bechini, che però prima,
nella rissa, ha tenuto fede al suo soprannome di “Rambo”.
Guerrieri e Novosel s'insultano a distanza fino alla fine, perché al
banchetto finale gli organizzatori del torneo hanno cura di piazzare
Banco e Cibona alle estremità opposte della sala...
Insomma,
il Cibona avrà pure vinto la Coppa dei Campioni nel 1985 e nel 1986.
Ma il Bancoroma s'è difeso bene sia a basket, vincendo due volte,
sia nelle risse, dove come minimo ha pareggiato.
Poi, il Cibona l'abbiamo battuto nel 2007, con Repesa che ci allenava, anche se quella partita va ricordata per ciò che, in contemporanea, accadeva a Belgrado...
Se poi, in fin dei conti, volete sapere tutto non solo sulle risse col Cibona, ma sull'epopea del Bancoroma basket, non vi resta che leggere Banco! L'urlo del Palaeur
giovedì 8 gennaio 2015
30 anni prima: 10/01/1985, Coppa Campioni: Granarolo-Bancoroma 72-73
10 gennaio
1985: il Bancoroma gioca a Bologna in Coppa Campioni. E in casa della Granarolo
campione d’Italia coglie una grande vittoria, che sembra spianargli la strada
verso un’altra finale. Questo è il pezzo di Mario Arceri sul Corriere dello
Sport:
“Il Banco
lascia il segno anche nel piccolo Madison bolognese. L'ex salotto del basket si
scalda lanciando ingiurie a Bianchini, sostiene con un tifo rovente i suoi
giocatori, si gela assistendo al lento e inesorabile rientro dei campioni
d'europa, riprende vigore sulla rimonta disperata che Brunamonti propizia nei
minuti conclusivi, poi abbandona il palazzo in silenzio. E’ una delusione in
più che questa Virtus capricciosa infligge alla città italiana più innamorata
el basket. Bologna conferma di avere scarsa simpatia per basket di coppa. Subisce
ancora una volta una sconfitta di un punto, nella partita più importante. Il
Banco ha confermato di aver raggiunto una grande maturità, ha capacità di
soffrire e stringere i denti e non darsi mai per vinto.
Sulla
vittoria c’è la firma di Gilardi e Polesello,puntuale al tiro uno, indomito lottatore
ai rimbalzi l’altro oltre che autore di una grandissima difesa su Villalta,
fino a spegnerlo. L’azzurro è stato obbligato a un 4/15 al tiro umiliante per
uno come lui. Gilardi è stato grande nel secondo tempo dopo aver sbagliato cose
fin troppo facili nel primo, anche in contropiede. Ha dovuto forzare alcuni
tiri vista la latitanza di Townsend, con Flowers soffocato dal muro bianconero.
Nei primi
minuti una buona alternativa era stato Solfrini, finché ha indovinatola via del
canestro il Banco ha condotto agevolmente, dimostrando una marcia in più. Ma
Sofrini ha anche avuto pause pericolose, sbagliando troppi palloni per cercare
preziosismi inutili. Marco tuttavia non ha fatto mancare il suo prezioso
apporto difensivo, come utile è stato Tombolato, mentre Sbarra ha confermato il
suo momento negativo con una prova incolore. Forse il recupero di Flowers, non
ancora in condizione, è stato troppo forzato.
Il Banco ha
saputo giocare con calma e non è mai affondato nei momenti migliori di Bologna.
Gara in
altalena. Da uno 0-4 iniziale a 4-4 in 5 minuti con un terrificante 1/10 dal
campo per Bologna. Poi 12-6 al 7’ e 19-23 al 15’. Nella ripresa 6 punti in fila
del Banco capovolgono il risultato, ma Townsend commetteva un fallo in attacco,
il suo quarto fallo. Così si passa dal 34-37 al 46-41 per Bologna. Poi ancora
Banco, 50-52 al 10’ e ancora Bologna, 57-52 al 12’ del secondo tempo. Qui
Bianchini azzecca la mossa: contro la zona 2-3 Rolle non ha più fiato per
districarsi tra Polesello, Tombolato e Flowers, in campo tutti e tre
contemporaneamente. Bologna non tira da fuori, Gilardi ruba palloni e vola in
contropiede spezzando in due la partita. In 4 minuti e mezzo si arriva al
60-71. A Bologna a questo punto serviva un miracolo. E per poco non è arrivato:
grazie agli errori di Solfrini, Gilardi e Townsend i padroni di casa si
riportano sotto: 69-73 a 2’30” dalla fine. Poi tre errori consecutivi di
Villalta sotto canestro,Gilardi sbaglia in lunetta, Brunamonti segna da tre:
72-73, ma non c’è più tempo per provare il sorpasso”.
Giovedì 10/1/1985
Granarolo Bologna-Bancoroma 72-73
(34-31)
Granarolo: Brunamonti 20 (6/9, 2/2),
Valenti, Trisciani n.e., Lanza (0/2, 0/1), Van Breda Kolff 17 (6/12, 1/3),
Villalta 8 (4/13, 0/2), Binelli 2 (1/2), Rlle 8 (3/6), Bonamico 17 (7/15). All.
Bucci
Bancoroma: Sbarra 4 (1/3), Iardella n.e.,
Townsend 7 (2/5, 1/4), Flowers 10 (5/10), Tombolato 4 (2/4), Gilardi 26 (9/19,
2/4), Polesello 12 (6/7), Scarnati n.e., Solfrini 10 (5/13), Valente n.e. All.
Bianchini
Arbitri: Rigas (Gre) e George (Ger).
Commissario Fiba: Takev
Spettatori 5815 Incasso: 46,5 milioni
Tiro: Granarolo 30/67, Bancoroma
33/69. Tiri liberi: Granarolo 9/15, Bancoroma 4/7. Tiri da tre Granarolo 3/8,
Bancoroma 3/8. Rimbalzi: Granarolo 35, Bancoroma 42
Risultati:
Real
Madrid-Cska Mosca 84-72
Cibona
Zagabria-Maccabi Tel Aviv 88-77
Granarolo
Bologna-Bancoroma 72-73
Classifica: Cibona,
Maccabi, Bancoroma 4 Cska, Real Madrid, Granarolo 2
Se poi, in fin dei conti, non sapete come proseguì il girone di Coppa Campioni e tutto quello che non sapete sull'epopea del Bancoroma, c'è sempre il libro Banco! L'urlo del Paleur
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